mercoledì 2 maggio 2012

OPERA, A FIRENZE UN CAVALIERE DELLE "PRIME VOLTE" in Il Velino 2 maggio

OPERA, A FIRENZE UN CAVALIERE DELLE "PRIME VOLTE" Roma - Giovedì al via il “Maggio”. Ad aprire, il Rosenkavalier di Strauss. Finora non era mai stata allestita dai complessi e le maestranze fiorentine, messa in scena da Zubin Mehta e curata da Elkie Gramss nella drammaturgia Edizione completa Stampa l'articolo Roma - Giovedì inizia a Firenze quello che si annuncia come il “Festival” della svolta: la 75sima edizione del Maggio Musicale che si dipana in 90 eventi e viene inaugurata da una prolusione di Alberto Arbasino e da un triplice debutto. È la prima volta, infatti, che “Der Rosenkavalier" ("Il Cavaliere della Rosa"), "Komôdie für Musik" di Richard Strauss e Hugo von Hofmannsthal viene allestita dai complessi e le maestranze fiorentine. È la quarta volta che viene presentata nella città del Giglio ma le produzioni precedenti erano “importate” (da Dresda, Francoforte e Colonia). È anche la prima volta che a 76 anni Zubin Mehta affronta la partitura e che Elkie Gramss, noto più come regista cinematografico che come direttore di teatro in musica, ne cura la drammaturgia. Più che sperimentato invece il cast, a cominciare da Angela Denoke che debuttò nel ruolo della protagonista, allora giovanissima, nel 1997 a Vienna. Se venisse effettuato un sondaggio sulla "commedia in musica" del XX secolo preferita dal pubblico europeo (e forse più rappresentata nel Vecchio Continente) probabilmente vincerebbe “Der Rosenkavalier". " Il progetto iniziale era, a sua volta, una curiosa contaminatio di commedie di Molières, dei libretti scritti da Lorenzo Da Ponte per Mozart (in particolare "Le Nozze di Figaro"), di capitoli del "Wilhelm Meister Lehrjahre" di Goethe, di spunti dal "Die Mesitersinger von Nürnberg" di Wagner, nonché di intrecci tipici del teatro italiano (soprattutto Goldoni e Machiavelli). Nata con ambizioni puramente commerciale, rappresentata per la prima volta a Dresda il 27 gennaio 1911 e, nel giro di pochi mesi, sulle scene di tutti i maggiori teatri europei, trasformata in un film di successo nel 1925, "Der Rosenkavalier", l’opera avrebbe cantato la finis Europae in tutte e due le guerre mondiali. Tanto nel 1914-18 quanto nel 1939-45, i giovani Jules e Jim, tedeschi e francesi, fischiettavano in trincea il tempo di valzer che accompagna gran parte della "commedia in musica" (specialmente le ultime scene del secondo atto). Un valzer che è stato prontamente rielaborato dallo stesso Richard Strauss in una "suite" orecchiabile per orchestra leggera, nonché in versioni ancor più semplici per pianoforte e anche per pianola meccanica. "Der Ronsenkavalier" può essere interpretato a vari livelli: una "commedia per adulti", dietro la maschera superficiale di una pochade per fare cassetta; una "rievocazione in musica" che ha la sua realtà più vera proprio nell'essere smaccatamente finta, anche sotto il profilo musicale; un messaggio politico alto e forte sulla transizione (il "Verwandlung" che ha un ruolo fondante nella cultura non solo tedesca ma europea nella seconda parte del XIX e nella prima del XX secolo). Andiamo, innanzitutto, alla "commedia per adulti" ricordando i punti salienti dell'intreccio. Siamo nella Vienna della metà del Settecento. Il "cavaliere" (con la minuscola) è un giovane biondo e snello aristrocatico, Octavian, che a 17 anni e due mesi tutto sa sull'eros e sul sesso ma nulla sull'amore: la breve e concitata ouverture ne rappresenta l'orgasmo e il primo atto si apre, dopo una notte di passione, con uno slancio di tenerezze, frammisto ad orgoglio per la propria prestazione, del ragazzo alla 33enne "Marescialla" Marie-Thèrese Principessa Werdenberg. Colto sul fatto - o più precisamente nel letto - e costretto ad indossare i panni femminili della cameriera di Marie-Thèrese, attira con la sua avvenenza le attenzioni del Barone Ochs, volgare signorotto di provincia e cugino della "Marescialla". Ochs è giunto improvvisamente in visita di prima mattina alla ricerca di un paggio che, secondo il costume dell'epoca, porti come pegno d'amore e di fidanzamento una rosa d'argento alla 14nne Sophie Faninal, figlia di un ricco commerciante borghese, insignito di recente di un titolo nobiliare di quart'ordine: in tal modo, il barone risolverebbe due problemi - nozze con prole e ripiano dei debiti. La "Marescialla", un po’ per celia un perché già consapevole che "oggi, domani od un altro giorno" il biondo e snello giovanotto a cui tutto ha insegnato la lascerà per qualche altra donna, designa Octavian per l'incombenza. Al primo sguardo con la pupattola Sophie, il "cavaliere" prova l'amore (o, almeno, crede di provarlo), perde l'innocenza (se mai ne ha avuta), assolda furfanti (tra cui, alcuni "pentiti di professione" quali Valzacchi definito nel libretto "intrigante italiano" e Annina "sua compagna") per screditare Ochs e far sì che le progettate nozze saltino all'aria. Dopo altri travestimenti, imbrogli, visite a locande di malaffare ed anche un duello, sbeffeggiato Ochs e reso soddisfatto e canzonato il ricco Faninal, sarà Marie-Thèrese in persona a "consegnare" a Sophie un Octavian scaltritosi nel giro di due giorni; mentre "Cioccolattino" (nomignolo del paggetto negro della "Marescialla") raccoglie un fazzoletto di pizzo intriso da una lacrima, una sola, di Marie-Thèrese, si scorgono già all'orizzonte, dapontaniamente parlando, "i giuramenti di quel labbro menzogner". Il perno della "commedia per adulti" trova proprio il suo fulcro nella "maturazione" di Octavian, il solo personaggio quasi sempre in scena, anche se in abiti ora maschili ed ora femminili . Una "Bildungsoper", un'opera sulla formazione e crescita di un giovane dall’adolescenza alla maturità, quindi, nel solco della tradizione tedesca, ed europea, del "Bildungsroman" - per questo i riferimenti con il "Wilhelm Meister" goethiano, nonché l'uso esplicito dell'eros. L'eros, di cui "Der Rosenkavalier" è impregnato dall'inizio alla fine, è centrale alla "Bildungsoper" tedesca: si pensi al lungo amplesso con cui si conclude, con l'iniziazione del protagonista, il "Siegfried" di Wagner. Proprio in quel periodo, invece, con il melodramma romantico, l'eros scompare dall'opera italiana: tra il rossiniano "Conte Ory" del 1828 (ultima opera erotica prima del romanticismo) alla pucciniana "Manon Lescaut" del 1893 (prima opera verista con carica erotica), in Italia nel teatro lirico, l'eros non è più in scena. A titolo di raffronto, ai 45 minuti dell'amplesso del giovane Siegfried, corrispondono i due del rapporto mercenario tra il Duca di Mantova e Maddalena nel "Rigoletto" ed i tre minuti e mezzo della "grande scena d'amore" tra Alvaro e Leonora ne "La Forza del Destino". "Der Rosenkavalier", però, è una "Bildungsoper" che per essere "vera" deve essere spudoratamente falsa. La "cerimonia della rosa" centrale non è mai stata parte delle tradizioni della Vienna né del Settecento né di altri secoli. Nell'Impero austriaco, il cambiamento sociale - la decadenza dell'aristocrazia di provincia ed il sorgere in particolare di una borghesia mercantile arricchita - si verifica anch'esso in un'epoca distinta e distante da quella della metà del XVIII secolo. Infine, il valzer il cui tempo - si è già ricordato - scandisce momenti salienti della "commedia" (ed è entrato prepotentemente nella "vulgata" sul "Der Rosenkavalier") è stato inventato diversi decenni dopo il periodo in cui si svolge la vicenda raccontata da Hofmannsthal e messa in musica da Strauss. La "rievocazione in musica" sceglie il valzer, piuttosto che la gavotta proprio per accentuare l'irrealismo della stessa musica con cui si dà vita ad una "commedia" il cui testo e note di accompagnamento sono puntualissimi e precissimi nell'indicare i dettagli (come i colori dei broccati dei costumi dei protagonisti ed i fiori della messa in scena), purché l'insieme non abbia nulla di realistico. Ancora più marcato verso un irrealismo eclettico e, quindi, atemporale, il cammino di Hofmannsthal e Strauss nel percorso musicale dell'opera. In "Der Rosenkavalier", la grande orchestra ed il sinfonismo wagneriano vengono impiegati per fondere Mozart, l'operetta francese ed austriaca, il polifonismo e la vocalità italiana in unità ancora oggi singolarissima e nuovissima. Per queste ragioni di sostanza drammatica e musicale, lasciano insoddisfatti allestimenti - quale quello proposto nel 1995 a Bologna - in cui si cerca di rendere "vera" la "commedia", attualizzandola e trasferendone l'ambientazione in decadenti ed intristiti Anni Venti. Il "Der Rosenkavalier" richiede, al contrario, una Vienna piena di lustrini, camere nuziali (e letti) smisurati, palazzi di "nouveax riches" caricatissimi di stucchi rococò, taverne troppo palesemente equivoche per essere prese sul serio (e scoraggiarne l'accesso a bambolette ingenue come Sophie). Quale è questo messaggio? Per Richard Strauss, nato nel 1864, già celebre nel 1880 ed ancora in attività nel 1949, e per Hugo von Hofmannsthal , nato dieci anni dopo e morto venti prima del suo sodale, la politica del secolo che va dalla battaglia di Sedan al secondo dopo-guerra (passando per la Marna e per il "Blitzkrieg"), è stata solo un rumore di fondo, un brusio fuori scena, di un messaggio più alto, e, quindi, paradossalmente più "politico", modellato compiutamente per la prima volta proprio in "Der Rosenkavalier" e ripreso poi in altri lavori comuni - segnatamente nel "Die Frau ohne Schatten”- nonché dal compositore, ormai solo e quasi ottantenne, nel già ricordato "Capriccio": l'inarrestabilità della trasformazione e della modernizzazione. Marie-Thèrese "dà" Octavian a Sophie perché sa che chi difende l'esistente perde sempre. Analogamente, il flusso inarrestabile della sinfonia wagneriana si fonde con i terzetti mozartiani, la polifonia, la vocalità italiana ed il teatro "leggero" alla ricerca di qualcosa che superi gli stessi primi approcci di dodecafonia perché, anche nella composizione e nella "commedia in musica", chi difende l'esistente perde sempre. (ilVelino/AGV) (Hans Sachs) 02 Maggio 2012 18:56

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