giovedì 5 aprile 2012

Strauss fa il pieno senza anniversario Formiche aprile

Palchi
e platee
di Beckmesser



Dal 2009 non c’è alcuna ricorrenza
per Richard Strauss, il compositore
della Baviera (1864-1949)
che più di altri seppe impregnare il
teatro in musica della prima metà
del Novecento. Ma questi sembrano
essere gli “anni di Strauss”.
Sempre in cartellone nei programmi
delle maggiori formazioni di
concerto (specialmente i suoi notissimi
poemi sinfonici), sono state
invece più rare le sue apparizioni
in teatri lirici. Tre le ragioni, una a
carattere politico: su Strauss, per
quanto completamente scagionato,
ha gravato per anni la maledizione
di essere stato Presidente
della federazione dei musicisti
del Reich, carica, peraltro, che gli
consentì di fare scappare in tempo
colleghi ebrei e di farne tirare
fuori alcuni proprio dai campi di
concentramento. Curioso che questa
maledizione venisse proprio
da coloro che nelle riunioni del
Pci e simili facevano suonare inni
composti dal musicista di corte
di Hitler, Carl Orff, per le adunate
dei giovani nazisti a Norimberga,
quali Carmina Burana. La seconda
è a carattere teatrale: i lavori di
Strauss comportano una stretta
integrazione tra parola e musica
– quindi, sono quasi incomprensibili
nelle “traduzioni ritmiche”
approntate quando nei teatri della
Penisola anche Wagner e i russi
venivano cantati in italiano. La
terza è il grande organico orchestrale
richiesto da quasi tutti i
suoi lavori – eccezioni significative
Ariadne auf Naxos e Capriccio – e
una scrittura complessa: per lavori
che non hanno molte repliche si
tratta di un ostacolo per i costi
delle prove.
Tuttavia, gli annuari e i cartelloni
riportano che in Europa e in America
Strauss è diventato il compositore
le cui opere per la scena
sono più rappresentate, dopo
quelle di Verdi. La scorsa stagione,
la sua difficilissima Elektra
è stata vista a Roma, Catania,
Bolzano, Ferrara e Piacenza e
Salomé ha girato per teatri grandi
e piccoli (Torino, Bologna, Roma,
Ravenna, Rovigo, Bolzano). Der
Rosenkavalier (Il cavaliere della
rosa) è approdato a Roma dopo
oltre cinquant’anni in una nuova
lussuosa edizione. Un’altra (della
stessa opera) ha girato da Genova
a Palermo, passando per Milano.
Un nuovo Rosen (per gli amici)
si è visto in autunno alla Scala
e un’altra edizione, nuovissima,
inaugurerà il Maggio musicale fiorentino
il 4 maggio. Un’opera ritenuta
del tutto inadatta al pubblico
italiano Die frau ohne schatten
(La donna senz’ombra) in quanto
inno al matrimonio e alla fecondità
basato su un intreccio di favole
orientali, ha inaugurato il Maggio
fiorentino 2010 e in un nuovo
allestimento è stata elemento
centrale della primavera scaligera.
Alla Scala, in effetti, è in corso un
“ciclo Strauss” in collaborazione
con i maggiori teatri europei che
prevede nei prossimi anni un
nuovo allestimento di Elektra e la
raramente eseguita (in Italia) Arabella.
Pure il piccolo Teatro poliziano
di Montepulciano ha messo in
scena il suo Strauss: Ariadne auf
Naxos (dopo Roma, Milano, Catania,
Napoli). E la “conversazione
in musica” (un atto unico di due
ore e mezzo) Capriccio si è vista a
Napoli, Cagliari, Firenze.
Come spiegare il successo di
quello che, per riprendere il titolo
del musicologo Mario Bartolotto, è
stato “la serpe in seno” di potenti
grandi e piccoli dalla fine dell’Ottocento
alla metà del Novecento?
Le trasformazioni economiche
e sociali di questo inizio secolo
hanno molti punti in comune con
quelle che caratterizzarono gli
anni della maggiore creatività di
Strauss. Lo ha colto bene il regista
Christoph Loy in una strepitosa
edizione di Arabella a Francoforte,
che ha spostato l’azione dalla crisi
economica a Vienna dopo la guerra
austro-prussiana del 1866 alla
crisi finanziaria dei nostri giorni.
E Strauss fa il pieno
senza anniversario

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