giovedì 8 marzo 2012

COSI’ L’ICT AIUTA LA CRESCITA in Il Riformista 9 marzo

I LIBRI DEI MINISTRI-FILIPPO PATRONI GRIFFI
COSI’ L’ICT AIUTA LA CRESCITA
Giuseppe Pennisi

Che ruolo dare all’Information Communication Technology (ITC) nella politica di crescita che si dovrà adottare per evitare tanto una lunga recessione quanto un aumento del rapporto debito:Pil a ragione della contrazione del denominatore? E’ uno dei temi che preoccupano il Ministro della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione , tra le cui competenze rientra l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. E’ anche l’argomento dell’Avaya Forum 2012 in programma a Roma il 21 marzo. Sarà senza dubbio uno dei punti principali del Piano Nazionale di Riforme in procinto ad essere inviato in queste settimane alle autorità europee.
In questa prospettiva assume rilievo il documento di “Osservazioni e Proposte” approvato dal Cnel a metà dicembre. Nel lavoro si quantizza come l’ITC può contribuire alla crescita economica, attraverso l'aumento della produttività, della competitività delle imprese, dell'efficienza della pubblica amministrazione, della riduzione degli sprechi e dell'aumento di occupazione qualificata; all'equità e alla coesione sociale, attraverso un aumento della trasparenza e del controllo democratico sulle istituzioni, delle pari opportunità di tutti i cittadini nell' accesso alle informazioni e infine, ultimo ma non meno importante, nell'assicurare sbocchi lavorativi ad una intera generazione di giovani che non è oggi in condizione di intravederli; alla sostenibilità ambientale, sia attraverso applicazioni specifiche (reti elettriche intelligenti per un uso razionale dell'energia, monitoraggio ambientale in tutte le sue componenti, infomobilità, gestione del ciclo dei rifiuti) sia attraverso interventi infrastrutturali “leggeri” che a differenza di altri non generano rifiuto da parte delle popolazioni interessate. “Per tutti questi motivi è necessario che entri nella cultura politica la consapevolezza che investire nell' ICT non è un costo a fondo perduto, ma un investimento nel futuro del Paese”.
Lo conferma, in termini rigorosamente quantitativi, una ricerca di uno di maggiori centri studi tedeschi (lo ZEW) , firmata da Thomas Niebel del Center for European Economic Research e da Marianna Saam dell’Università di Francoforte (e pubblicata come Center for European Economic Research No 11-083. La ricerca analizza il contributo dell’ICT ad un vasto campione di imprese nel periodo 1990-2007 utilizzando tecniche alternative di misurazione. Due i risultati principali: l’ICT ha contribuito in modo significativo all’aumento della produttività multifattoriale, specialmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito; oltre metà del contributo dell’ICT alla produttività del lavoro risulta dalla qualità e della composizione del capitale piuttosto che dalla quantità.

Argomenti tecnici unicamente per economisti e per ingegneri. Ostici per giuristi, come Filippo Patroni Griffi. Non proprio. L’Institute for Information Law Research Paper No. 2012-09 dell’Amsterdam Law School ha appena pubblicato un lavoro su come i formalismi giuridici sono una vera opportunità nell’era digitale: il lavoro esamina l’evoluzione della normativa e della giurisprudenza sul copyright dal 1709 all’età del cyberspazio per mostrare come adesso sia più attuale e più importante di quanto non lo fosse vent’anni fa.

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