sabato 18 febbraio 2012

La prossima pedina sarà il Portogallo in Avvenire 19 febbraio

La prossima pedina sarà il Portogallo


DI GIUSEPPE PENNISI

I

portoghesi hanno inventato il fado

prendendolo dalle melanco¬niche cantilene arabe. E melanconia si respira anche nelle più ele¬ganti strade di Lisbona, come Aveni¬da de la Libertate, Plaça do Com¬mercio, Rua Augusta. La troika è arrivata nella capitale e sta spulciando i conti portoghesi. Il maggio scorso, Ue e Imf concessero un prestito di 78 miliardi di euro che sarebbe dovuto essere «risolutivo», secondo i comu¬nicati esultanti dell’epoca; governo e parlamento hanno applicato a pun¬tino, e a menadito le richieste previ¬ste nell’accordo con cui si conclude¬va il prestito. Allora, il rapporto tra stock di debito e Pil del Portogallo era il 107% e sarebbe bastato poco, si pensava, per portarlo 'in sicurezza' (ossia al di sotto del 90%). Oggi le pre¬visioni per 2012 dicono che sta per superare il 110%, e quelle per il 2013 parlano di «almeno» il 18%. Si sono sbagliati i medici, o il paziente era più grave di quanto si pensasse? Oppu¬re, ancora, ha fatto il birichino (come la Grecia per 10 anni) fingendo di prendere le medicine e di tenere u¬na dieta rigorosa, mentre buttava le prime e si rimpinzava segretamen¬te?

Dopo il prestito del maggio scorso, è stato chiamato un governo con una maggiore caratura tecnica. Victor Ga¬spar, alla guida dell’economia e del¬le finanze, è un economista reputa¬to a livello internazionale; è stato di¬rettore del Servizio studi della Bce. Ha ridotto di un terzo il disavanzo di bilancio, aumentando il carico tri¬butario e congelando - e in certi ca¬si riducendo - gli stipendi nel pub¬blico impiego. La Confindustria e i sindacati hanno raggiunto un ac¬conto per contenere salari e stipen¬di nel privato. Ora sta estendendo la medicina alle pensioni con una nuo¬vi riforma che dovrebbe fare cassa immediata, inducendo a restare più a lungo al lavoro. Ha avuto applausi dai suoi ex-colleghi della Bce e del Fondo monetario. Tuttavia, gli effet¬ti collaterali della cura non hanno si-nora facilitato le cose: il Pil ha subìto una contrazione dell’1,5% nel 2011, se ne prevede una del 3% per il 2012. Gaspar afferma che, grazie alle leggi di stabilità da lui proposte, dal 2014 l’economia crescerà almeno del 2% l’anno. I suoi colleghi delle univer¬sità di Lisbona e Coimbra sono scet¬tici. Pedro Lains della facoltà di Eco¬nomia di Lisbona, ad esempio, pro¬pone una terapia alternativa: una ri¬strutturazione del debito (se neces¬sario con insolvenza nei confronti dei creditori 'che non ci stanno'), e una politica economica di crescita. Per la troika, tale alternativa è un anatema. Il nodo di fondo è che il Portogallo non cresce da quando è entrato nel¬l’eurozona. Francesco Giavazzi e Lui¬gi Spaventa hanno dimostrato circa un anno fa che da allora il Paese ha avuto crescenti problemi di bilancia dei pagamenti, che hanno causato un aumento rapido del credito tota¬le interno che ha generato bolle (co¬me quella immobiliare), ma non svi¬luppo. I portoghesi hanno cercato di orientare il credito interno e i fondi strutturali europei verso il 'loro' Mezzogiorno, il Nord. I risultati an¬cora non si vedono (e chissà se si ve¬dranno mai), a ragione della povera dotazione dell’area in risorse natu¬rali ed umane. Da questa vicenda, c’è qualcosa da apprendere anche per l’Italia.

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l’analisi

Dall’ingresso nell’eurozona il Paese non cresce più, nonostante abbia già ricevuto prestiti per 78 miliardi di euro

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