giovedì 29 dicembre 2011

COME ATTIRARE LE RISORSE VERSO IL NOSTRO PAESE in Il Riformista 30 dicembre

I LIBRI DEI MINISTRI- CORRADO PASSERA
COME ATTIRARE LE RISORSE VERSO IL NOSTRO PAESE
Giuseppe Pennisi
Il Ministro per lo Sviluppo Economico e le Infrastrutture, Corrado Passera, sarà uno dei protagonisti della “fase due” del Governo Monti- quella diretta alla crescita- dato che gran parte delle tematiche ad essa afferenti passano per la sua scrivania: dalle liberalizzazioni al rilancio delle infrastrutture (elemento chiave in un Paese dove i costi delle inefficienze della logistica sono stimati in 40 miliardi di euro l’anno).
A tal fine, uno dei tasselli essenziali è come attirare verso l’Italia le risorse di fondi sovrani del resto del mondo. Alcune indicazioni si traggono da un lavoro di Adam D. Dixon (Università di Bristol) e Ashby H.B. Monk “The Design and Governance of Sovreign Wealth Funds: Principles & Practices for Resource Revenue Management”. E’ un utile vademecum per orientarsi sulle regole e sulle prassi di principali fondi sovrani con particolare accento a quelli messi in funzione da Paesi in via di sviluppo con una forte dotazione di materie prime e prodotti di base; anche se numerosi di questi fondi stanno diversificando il loro portafoglio verso investimenti nel manifatturiero, le infrastrutture continuano ad essere il campo che privilegiano.
Ci sono differenziazione profonde tra fondi asiatici ed europei. Un’analisi di quelli asiatici è stata pubblicata da Edwin Truman – il Working Paper n.11-12 del Peterson Institute for International Economics . Preoccupazioni sulla trasparenza delle operazioni di alcuni fondi sovrani sono state sollevate sia nei Paesi di origine sia in quelli in cui investono. In seguito ad uno studio Ocse che ha sollevato il rischio di nuovi protezionismi , i fondi asiatici (che per le dimensioni e la varietà delle loro attività sono tra i più importanti a livello internazionale) hanno fatto uno sforzo concreto per raggiungere i più elevati standard di trasparenza e di rigore nell’applicazione di metodi e tecniche di valutazione di alta qualità. Lo conferma uno studio di Woochan Kim del Korean Development Institute (KDI School of Public Policy and Management Paper No. 6) in cui tratta in dettaglio dell’evoluzione del fondo sovrano coreano, creato nel 2005 e la cui missione ha avuto un’evoluzione significativa nel corso degli anni. Il documento dimostra, tuttavia, che lo stesso fondo coreano è autonomo più sulla carta che nei fatti in quanto in molti casi opera in modo da favorire burocrati e politici.
Passando ai fondi sovrani di Paesi occidentali, interessante il confronto tra quello norvegese e quello neozelandese pubblicato da Benjamin J. Richardson della Università della British Columbia in uno degli ultimi fascicoli del “Nordic Journal of Commercial Law” . I due fondi si sono dati la missione di essere, al tempo stesso, prosperi e “virtuosi” (nel senso di dare attenzione alla responsabilità sociale aziendale).
Tra le aspettative “etiche” e quelle più strettamente finanziarie sorgono inevitabilmente tensioni specialmente nella scelta di quali Paesi e quali settori scegliere per operare. Per anni i due fondi hanno tenuto in grande conto le classifiche di Transparency International (in cui l’Italia non brilla affatto). Ora l’attenzione è rivolta ad investimenti con rendimenti a lungo termine. Nessuno dei due fondi, tuttavia, si è data la missione di cercare di migliorare la “corporate governance” delle imprese in cui investono.

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