lunedì 28 novembre 2011

UN “MACBETH” PIU’ DISTESO E SOLENNE Il Riformista 29 novembre

UN “MACBETH” PIU’ DISTESO E SOLENNE
Beckmesser
Il 27 novembre, con una serata di gala alla presenza del Capo dello Stato, è stata inaugurata, con strepitoso successo, la stagione 2011-2012 del Teatro dell’Opera di Roma. E’ una stagione di svolta in quanto il decreto (appena approvato) su Roma Capitale ha dato uno “status” speciale alla fondazione lirica della città anche a ragione delle sue funzioni di rappresentanza e Riccardo Muti ne ha assunto la carica di direttore onorario a vita.
Opera inaugurale, “Macbeth” di Verdi, in un allestimento co-prodotto con il Festival di Salisburgo (dove ha trionfato in agosto), ma la cui regia è stata ripensata per adattare lo spettacolo al palcoscenico di Roma. La direzione musicale è affidata a Muti; quella drammaturgica a Peter Stein. E’ un’edizioni particolare (anche rispetto alle precedenti dirette da Muti) in quanto combina la versione dl 1856 pensata da Verdi per Parigi con quella del 1847 commissionata dal Teatro La Pergola di Firenze: termina con la morte del protagonista (versione 1847) non con l’inno di vittoria (versione 1856). Notevole l’abilità di Muti nel dare omogeneità a due lavori appartenenti a fasi in cui la scrittura verdiana, specialmente quella orchestrale, era mutata; rispetto a edizioni precedenti da lui guidate (San Carlo inizio Ottanta; la Scala metà anni Novanta), la concertazione di Muti ha tempi più larghi, un piglio meno battagliero e una maggiore attenzione ai dettagli, senza però tradire i momenti di maggiore teatralità. L’orchestra ed il coro rispondono con grande efficacia; sono soprattutto più verdiani dei raffinati Wiener ascoltati a Salisburgo. Nel cast (tutto di livello), spicca la Lady interpretata da Tatiana Serjan, piena di temperamento scenico; nella scena del sonnambulismo di rilievo il suo Sì bemolle in pianissimo. Dario Solari è un Macbeth che controlla gli acuti ed opta per il sussurrato in intere scene. Antonio Poli (Maduff) in una sola aria dà sfoggio di una vocalità già ricca, non più piena di promesse.
L’ambientazione spoglia di Ferdinand Wőgerbauer e l’attenzione alla recitazione ed ai movimenti della masse di Peter Stein danno un quadro solenne ad una tragedia essenzialmente psicologica. Se la caratteristica principale e complessiva di questa edizione deve essere riassunta con una frase, il suo punto centrale consiste nel sottolineare il delitto e castigo di Macbeth e della sua Lady piuttosto che il gioco del potere attorno ad un trono di sangue.

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