lunedì 5 settembre 2011

L’AGONIA DI VIRGILIO COME IL DRAMMA DI UN RICERCATORE Il Riformista 6 settembre

L’AGONIA DI VIRGILIO COME IL DRAMMA DI UN RICERCATORE

Beckmesser
Alla Sagra Malatestiana – un festival in varie sezioni che si estende , a Rimini, dal 3 agosto al 4 dicembre ed è giunto alla 62sima edizione- dal 2005 , viene presentata la prima mondiale della messa in scena non nata originariamente per il teatro. Quest’anno l’esperimento è doppio: una compagnia d’avanguardia (il Teatro Valdoca) e uno dei più noti ensemble di percussionisti italiano (l’Ensemble Pleiadi) mettono insieme in scena un frammento di un lavoro monumentale (ed incompiuto a ragione della morte del compositore) di Jean Barraqué tratta da uno dei più complessi romanzi di Hermann Bloch “La morte di Virgilio”. Nelle 545 pagine di Bloch si raccontano le ultime 18 ore del poeta ed il suo desiderio di dare fuoco ai propri lavori, iniziando da “L’Eneide”. Barraqué non pensò mai ad un’opera per la scena, ma a momenti ed atmosfere. Barraqué è, come Xenakis e pochi altri, lontano dalle maggiori scuole che si contendevano l’avanguardia musicale nella seconda metà del Novecento: Darmstad e l’IRCAM di Parigi. I suoi lavori, raramente eseguiti, si collegano in parte da alcune tracce dell’opera per percussioni di Olivier Maessian, ma richiedono organici tali da essere difficilmente disponibili. Analogamente, il vasto romanzo di Bloch , iniziato nel 1937 e terminato alla metà degli Anni Cinquanta è di lettura complessa.
Nel frammento scelto – quello chiamato da Barraqué Chant après Chant- assistiamo sul boccascena all’agonia del poeta assistito dal fanciullo che lo accompagna nelle 18 ore verso la morte mentre un pianista-direttore musicale (Francesco Libetta) e sei gruppi di percussionisti evocano la fine della vita che Virgilio vorrebbe anche essere della sua opera, tramite anche il canto di Sara Gamarro (soprano specializzato in musica contemporanea di gran successo a New York). Nonostante alcuni pareri discordi, a mio avviso, la parte scenica e la parte musicale si integrano efficacemente; c’è l’intenzione di portare lo spettacolo (45 minuti) in vari teatri, ma la complessità dell’allestimento è tale da renderla difficile.
Sorge un interrogativo di fondo? Bloch e Barraqué parlano ancora al nostro tempo. La risposta è in una “breve” letta tre mesi fa sul “New York Times”: due genitori afflitti da non poter dar seguito alle ultime volontà del figlio, un giovane ricercatore che aveva chiesta la propria cremazione (desiderio facile da eseguire) ma anche la distruzione dei suoi lavori (per temore che venissero plagiati o fraintesi)- impresa impossibile perché da lui stesso collocati nella bacheca di blogspot.com. Nell’era della telematica l’affanno di Bloch e di Barraqué è più attuale che alla fine degli Anni Sessanta (quando Chant après Chant-venne composto).

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