sabato 20 agosto 2011

Un MiTo in crescita in Milano Finanza 20 agosto

Cultura A settembre ritorna il festival che riserva più spazio alla musica contemporanea
Un MiTo in crescita
di Giuseppe Pennisi

A cinque anni dalla prima edizione predisposta con molto entusiasmo ma tanta improvvisazione, occorre dire che MiTo ha avuto senza dubbio il nobile merito di avvicinare alla musica colta un pubblico di giovani professionisti. Per raggiungere questo obiettivo il festival ha da sempre proposto programmi legati tra loro da filoni organici e tali da fare apprezzare le sinergie e le interazioni tra i vari generi.
Inoltre, ridà a Milano e Torino il ruolo di fucine della musica, che le due città avevano nel XIX e nella prima metà del XX secolo ma che si era in parte sbiadito negli ultimi decenni. E si tratta di un ruolo particolarmente importante per il collegamento con le grandi scuole di innovazione musicale di Francia, Germania e Paesi Bassi. Il festival in pochi anni ha raggiunto spessore e notorietà, tanto che l'edizione 2011 (in scena dal 3 al 22 settembre) si presenta come la più ricca dell'autunno a livello europeo. Il programma prevede centinaia di iniziative distribuite in ben 80 sedi a Milano (e nel resto della Lombardia) e 35 a Torino (e nel resto del Piemonte), di cui almeno la metà gratuite. Quest'anno il rischio di perdersi nel labirinto di MiTo è però minore di quello che ha, in parte, caratterizzato i quattro festival precedenti: ci sono, infatti, percorsi chiari a seconda delle preferenze degli spettatori. Inoltre il festival ha scansato il pericolo di porsi al centro dei numerosissimi eventi culturali (spesso in chiave nazional-popolare) che caratterizzano le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Proprio per differenziarsi dalle altre iniziative, utilizzando anche il sostegno finanziario del Comitato per i festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia, gli organizzatori di MiTo hanno fatto una scelta originale e in linea con i tratti caratterizzanti della manifestazione. Il Festival ha commissionato brani ad alcuni tra i maggiori compositori viventi, italiani e stranieri, che verranno proposti al pubblico in prima esecuzione mondiale. Salvatore Sciarrino, Fabio Vacchi, Fabio Nieder, Ivan Fedele, Francesco Antonioni e Matteo Franceschini sono i sei compositori italiani che hanno accettato la sfida. Li affiancheranno l'inglese Harrison Birtwistle, il francese Pascal Dusapin, l'americano Michael Daugherty, il giapponese Toshio Hosokawa, il cinese Guo Wenjing, l'olandese Louis Andriessen e l'estone Arvo Pärt. A testimonianza dell'internazionalità del festival, i brani non devono essere necessariamente celebrativi, ma avere comunque un collegamento a tematiche di unità nazionale. In aggiunta, in collaborazione con MiTo, viene presentata la prima mondiale di un'opera commissionata dal Teatro Regio di Torino. Si tratta di La Leggenda di Alessandro Solbiati tratta da una parte dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij (ossia quella relativa alla Leggenda del grande inquisitore) di cui si è di recente tornato a discutere in Italia grazie al saggio L'Umiltà del male di Franco Cassano. La scelta in favore della musica contemporanea intende dare a Milano e a Torino un primato che in questi ultimi anni pareva stesse passando a Roma, dove, per esempio, nel 2009 sono state eseguite svariate ore di musica contemporanea, pari a quelle andate in scena a Berlino. La scelta merita di essere apprezzata pure perché, insieme alla gratuità di molte iniziative, mostra un chiaro orientamento generazionale di notevole impatto strategico. In Italia i luoghi della musica colta sono infatti frequentati da un pubblico mediamente molto più anziano che in altri paesi – non solo la Germania e l'Europa centrale ma anche la Francia, gli Stati Uniti e l'Oriente. La musica contemporanea, specialmente quando c'è contaminazione di diversi generi, si è invece rivelata all'estero e in parte anche a Roma uno strumento efficace per condurre i giovani alla «musa bizzarra e altera» e farli entrare in teatri d'opera e in sale di concerto. Tuttavia la manifestazione non è imperniata solo sulla contemporaneità (e non si pone in concorrenza con la biennale di musica contemporanea a Venezia), bensì guarda anche al passato e, come nelle edizioni precedenti, a musiche etniche del resto del mondo.Lo sguardo alla tradizione è rappresentato dalla centralità dei lavori di Claudio Monteverdi, di cui viene presentata anche l'opera L'incoronazione di Poppea. Dell'attenzione alla musica etnica si è avuta un'anticipazione quando in aprile la presentazione di MiTo 2011 è stata seguita da un grande concerto in Piazza della Scala con 8 gruppi provenienti da 8 regioni italiane. Il programma spazia da musica zigana, palestinese, africana e soprattutto contiene una densa sezione di musica haitiana. (riproduzione riservata)


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