lunedì 18 luglio 2011

UN GIOVANE COMPOSITORE MILANESE INAUGURA IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI AIX EN PROVENCE Il RIFORMISTA 10 LUGLIO

UN GIOVANE COMPOSITORE MILANESE INAUGURA IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI AIX EN PROVENCE
Beckmesser

In quello che è stato per decenni il tempio mozartiano in Francia – il Festival International d’Art Lyrique di Aix en Provence – questo anno di grazia 2011, l’inaugurazione è stata affidata alla prima mondiale di un’opera del milanese 35nne Oscar Bianchi, poco noto, forse, in Italia ma apprezzatissimo Oltralpe, Oltre Reno ed Oltreatlantico. Bianchi, che ha studiato al Conservatorio Verdi di Milano prima di completare la propria formazione all’IRCAM di Parigi ed alla Columbia Università è alla sua prima opera per il teatro. Quindi, Thanks to my eyes tratta di una pièce di Joël Pommerat che ha avuto notevole successo in Francia nella metà del decennio scorso è doppiamente un’opera prima: una prima composizione per il teatro in musica e la consacrazione ad uno dei maggiori festival internazionali. Il lavoro di Bianchi non si fermerà a Aix; in marzo 2012 sarà in due teatri della regione parigina, in aprile alla Monnaie di Bruxelles, in maggio a Lisbona ed in giugno a Madrid. Si parla già di una possibile trasferta negli Stati Uniti (dove comunque Bianchi è di casa), ma purtroppo nessun teatro o festival musicale italiano ne ha proposto un allestimento, nonostante sia lavoro “economico”, di quelli che Sovrintendenti, disperati per i magri bilanci, dovrebbero corteggiare. L’organico orchestrale di appena 12 elementi (ma creano sonorità degne di un’orchestra di trenta), solo quattro cantati e due recitanti sul palcoscenico in una scena unica in cui i 24 quadri in un’ora e mezzo di spettacolo vengon o presentanti principalmente grazie a giochi di luce, mentre platea, palchi e gallerie sono tenuti nel buio più fitto.
Piuttosto di ripetere le solite geremiadi sui talenti che emigrano all’estero, soffermiamoci su Thanks to my eyes nella speranza che il mondo del teatro in musica italiano se ne accorga. Il lavoro teatrale da cui è tratto è molto più lungo e complesso. Pommerat e Bianchi lo hanno scarnito è portato ai termini essenziali: il conflitto tra un padre , convinto – pare più a torto che a ragione – di essere stato un genio di grande successo nella propria professione ed il figlio, Aymar, che detta professione non ha nessuna intenzione di intraprendere. Siamo tra le brune nordiche: la madre del giovane ed il postino (voce recitanti) sanno la verità ma non la dicono che alla fine (quando si sfiora la tragedia). Due donne, una solare che appare di giorno, ed una notturna che si fa viva unicamente dopo il calare del sole- portano gradualmente Aymar alla realtà. Tuttavia, il testo può essere aperto a varie interpretazioni: anche quella in cui si tratti soltanto di un sogno adolescenziale. Gli autori stessi invitano ad una pluralità di lettura.
Il testo risente dell’influenza di Checov (“Il Gabbiano”), Maetterlink, Ibsen, e Bernhard – quindi della cultura dell’inizio più che della fine del Novecento o dei primi anni di questo secolo. Non la musica di Bianchi; pur mantenendo alcune convenzioni dell’opera tradizionale- ci sono, ad esempio, due duetti, alcuni ariosi e pura una “scena dell’accecamento” che ricorda “le scene della pazzia” del melodramma dell’inizio dell’Ottocento, ha una scrittura orchestrale ricchissima , molto timbrica ma al tempo stesso intrisa di melanconia.
Anche le voci seguono le convenzioni: il padre è un basso (Brian Bannatyne-Scott), le due donne (Karen Motseri e Fflur Wyn) due soprano lirici (una con agilità e coloratura), ma per Aymar Bianch scava nella vocalità seicentesca e porta un controtenore in grado sia di ascendere a tonalità altissime sia a giungere a toni baritonali. Non manca uno spiffero di elettroacustica per dilatare alcuni momenti.
“Le Monde” ha dedicato una pagina a questo lavoro una pagina intera parlando di “ritratto magistrale delle melanconia” della società di oggi. Il lavoro di Bianchi può lasciare perplessi chi è abituato all’opera di repertorio ma non può non fare discutere sia per i temi che tratta sia per la scrittura musicale vocale,
Dal 5 al 25 luglio il festival presenta sei opere (oltre a Thanks to my eyes)

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