lunedì 18 luglio 2011

I LIBRI DEI MINISTRI: RENATO BRUNETTA- LE VIE DELLA FELICITA'

LIBRI DEI MINISTRI-RENATO BRUNETTA
LE VIE DELLA FELICITA’
Giuseppe Pennisi
I mercati internazionali hanno preso di mira l’Italia ed il suo debito, l’euro minaccia di andare a ramengo, sul fronte internazionale nessuno sa più quante guerre sono in atto, ma c’è un Ministro felice: il neo-sposo Renato Brunetta, titolare della funzione pubblica e dell’innovazione. Ha dribblato chi voleva contestarlo, celebrando le nozze a mezzanotte. Un marchingegno analogo era stato escogitato da Renzo Tramaglino nella “notte degli imbrogli” del Romanzo (quello con la “R” maiuscola che tutti abbiamo studiato al Liceo), ma mentre al filatore del comasco il tentativo andò a buca, al Ministro è andata con i fiocchi (tanto che se ne è interessata pure la stampa straniera).
Naturale , quindi, che nella veste di Professore (si indossa “ad aeternum” come la tonaca sacerdotale), si è gettato, mentre tutti intonano geremiadi, nella letteratura più fresca in materia di “happiness economics”, ossia l’economia della felicità. Lo ha colpito un lavoro ancora inedito di Jennifer Aaker , Sep Kamvar e Cassie Mogilner ( i primi due lavorano a Stanford, il terzo alla Wharton School a Filadelfia) su “il significato mobile di felicità economica (sta per uscire come working paper 2070 della Stanford Business School; è un’indagine empirica basata su 12 milioni di blog personali ed una serie di analisi statistiche ed esperimenti da laboratorio economico. Mostra che il significato di felicità economica cambia nel corso del ciclo vitale; per i giovani è associato ad eccitazione, per gli anziani a pace e serenità. Questo vuol dire che le politiche devono tenere conto dell’invecchiamento specialmente se , come stanno studiando Istat e Cnel, si intende integrare il Pil con misure della felicità. Il Ministro si sente giovane ma ama la pace e la serenità. Mentre tutti si agitano.
Altro saggio su cui meditare viene dal principale istituto di ricerca tedesco (il CESifo): è il documento di lavoro n. 3451 in cui una squadra internazionali (Robert Goudie, Sach Mukerjee, Jan Emmanuel De Neve, Andrew Oswald e Stephen Wu) esaminano il nesso tra felicità e grado di rischio nelle decisioni finanziarie ed economiche. Utilizzando dati su 300.000 americani si conclude che chi è e si considera felice mette più frequentemente le cinture di sicurezza e minimizza gli incidenti automobilistiche. Perché tante facce lunghe in Consiglio dei Ministri? Dato che governare è scegliere calcolando i rischi, con gioia si governa meglio.
Lo conferma una specialista di management del calibro di Cynthia Fisher di Bond University in un saggio apparso alcuni mesi fa sulla “International Management Review” ed ora giunto alla sua attenzione: quanto più si è felici tanto più si lavora e si governa meglio.
Lo dicono anche i francesi Claudia Senik della Sorbona e Andrew Clark della Paris School of Economcs nello IZA Discussion Paper 5595. Al termine di un lavoro certosi su dati Nazioni Unite e Banca Mondiale concludono in base alla quale la felicità è un motore di crescita (del Pil) non soltanto non può essere esclusa per i Paesi in via di sviluppo ma è chiaramente dimostrata da dati inoppugnabili sulla durata e qualità della vita in quelli in transizione da economia di piano ad economia di mercato.
Il messaggio è chiaro: Gaudeamus!!

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