giovedì 16 giugno 2011

*LIRICA, TORNANO DI MODA GLI “ANGELI” E GLI “ERMAFRODITI” in Il Velino del 10 giugno

*LIRICA, TORNANO DI MODA GLI “ANGELI” E GLI “ERMAFRODITI”
Roma - Due libri affrontano il ruolo storico dei registri speciali, caratterizzati da vocalizzi maschili spericolati e impiegati anche da alcuni compositori dei nostri giorni. Perché l’ambiguità non è solo barocca o romantica, ma anche contemporanea
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Roma - Due libri recenti meritano di essere letti e studiati anche da coloro che non sono specialisti di voci e di vocalità ma che frequentano i teatri d’opera e le sale da concerto: si tratta di “Controtenori: la rinascita dei ‘nuovi angeli’ nella prassi esecutiva dell’opera barocca” di Alessandro Mormile ed “Ermafroditi armonici: il contralto nell’Ottocento” di Marco Beghelli e Raffaele Talmelli, entrambi appena pubblicati da Zecchini editore. Sono lavori per molti aspetti speculari che trattano temi simili: l’utilizzo di voci con registri speciali (molto alto quello del controtenore, molto grave quello del contralto) per interpretare ruoli maschili in grado di vocalizzi spericolati nell’acuto. Ruoli considerati “anfibi”, che nel Settecento e nell’Ottocento provenivano dalla polifonia rinascimentale prima (con l’impiego di voci bianche) e dal teatro in musica del Sei-Settecento (con quello di castrati); tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo, venuta a mancare l’offerta, per così dire, di castrati (anche e soprattutto perché si prendeva consapevolezza dell’atrocità della procedura per mantenere inalterata la voce di tali giovani cantori, provenienti dai ceti a più basso reddito), i ruoli di maschio “amoroso” cominciarono a essere affidati a contralti, a mezzosoprani e a soprani, detti “falcon” per l’abilità di ascendere dal grave all’acuto e di discendere dall’acuto al grave).
La prassi era tale che nel 1843 Giuseppe Verdi dovette combattere a lungo con il management de La Fenice per far sì che il ruolo del protagonista venisse scritto per un tenore lirico, anche “spinto”, e non per un contralto. Basti pensare che quando nel 1969, venne rilanciata in America “L’incoronazione di Poppea” di Claudio Monteverdi, il ruolo del protagonista (Nerone) venne abbassato di tre ottave per affidarlo all’allora giovane e attraente baritono Alan Titus, che cantava il duetto d’amore con Carrol Neblett (Poppea) in cache-sex. I due libri trattano distintamente dei controtenori e dei soprano o mezzo-soprano in “trouser roles”, ovvero i ruoli maschili interpretati da donne. Situano le analisi in momenti storici precisi: il rinnovo della scuola barocca secondo i canoni originali quale voluto da René Jacbos ed i ruoli “anfibi” nella poetica musicale dell’Ottocento.
Sono libri documentatissimi e puntuali ma soprattutto scritti senza tono professorale o tali da essere apprezzati prevalentemente da lettori specialistici oppure che abbiano già una cultura musicale universitaria. Sono particolarmente utili adesso perché i programmi de La Scala, del San Carlo e dell’Opera di Roma prevedono controtenori e soprani “anfibi”. Ma anche in quanto compositori contemporanei (si pensi a Ligeti ed a Britten), sono tornati ai controtenori ed ai contralto e mezzo soprano “in trouser role”. L’ambiguità non è solo barocca o romantica, ma anche contemporanea.
(Hans Sachs) 10 Giugno 2011 20:13
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