giovedì 16 giugno 2011

ALL’OPERA DI ROMA UNA BOHÈME DA CAPOGIROin Il Velino swl 15 giugno

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ALL’OPERA DI ROMA UNA BOHÈME DA CAPOGIRO
Roma - Debutta stasera il celebre lavoro di Giacomo Puccini. Dieci repliche per un allestimento squisito, curato anni fa dal costumista Pierluigi Samaritani per il teatro Bellini di Catania

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Roma - Nell’ultimo capitolo delle “Scene di una vita da bohème” di Henry Murger, il romanzo cui si sono ispirati sia Leoncavallo che Puccini per le rispettive opere, è passato un anno dalla morte di Mimì. Tanto il poeta Rodolfo quanto il pittore Marcello, nonché il musicista Colline e il filosofo Schaunard, hanno fatto fortuna nelle loro rispettive professioni. Si sono pure imborghesiti. Marcello ha appena passato una notte con Musette ma è stata “una triste notte….non era più lo stesso…niente affatto”. “La gioventù - conclude con una punta d’amarezza il pittore - ha una stagione sola”. La giovinezza come stagione che non ritorna è ben catturata nell’edizione della Bohème di Giacomo Puccini che debutta stasera e ha in programma dieci repliche, in gran misura già esaurite. Non è una ripresa, come inizialmente annunciato, dell’allestimento di Franco Zeffirelli che debuttò alla Scala 53 anni fa con la direzione musicale di Leonard Bernstein e che ha fatto il giro del mondo (a Roma, per esempio, si è visto circa dieci anni fa). È un allestimento di Pierluigi Samaritani concepito inizialmente per il Bellini di Catania. Il Teatro dell’Opera di Roma ha ben fatto ad accantonare il grandioso allestimento di Zeffirelli per importare quello, più economico, di Samaritani, che d’altronde ha avuto successo al Teatro Regio di Torino e nel circuito regionale toscano


La squisita messa in scena di Samaritani, scomparso nel 1994, è ripresa da Marco Gardini con i costumi disegnati da Anna Biagiotti per la sartoria del teatro. Da un lato, l’edizione di Samaritani, meno colossale di quella di Zeffirelli, ha più di quest’ultima come chiave interpretativa il senso del romanzo e ancor più dell’opera: “la giovinezza ha una stagione sola”, che non ritorna. Dall’altro, la messa in scena è stata concepita per il teatro, il Massimo Bellini di Catania, che ha in Italia la migliore acustica, tanto che è qui che la stupenda Dame Joan Sutheland amava cantare e registrare dischi (l’architetto che lo progettò realizzò in seguito quel teatro Colòn di Buenos Aires noto per l’eccellenza delle sue stagioni nella prima metà del Novecento). Nella produzione pucciniana, “Bohème” è un’opera unica, dal colore inconfondibile. Eclettica, tale da fondere mirabilmente il melodramma, il romanticismo tedesco, l’opéra lyrique francese e la romanza-canzone da salotto: è il più fulgido esempio italiano di literaturoper. Anche per questo motivo, è memore di Bizet, di Massenet e di Gounod più che della tradizione italiana.

Il prodigio dell’allestimento di Samaritani consiste proprio nell’aver saputo cogliere la magia di questo eclettismo e di averne tradotto il colore musicale in colori scenici ed in recitazione. È quindi impossibile imitarlo, mentre quello zeffirelliano è stato imitato negli anni Settanta da Gian Carlo Menotti, ottenendo peraltro scarso successo. Nelle dieci rappresentazioni al Teatro dell’Opera di Roma, ci sono due cast di alto livelli di Ramòn Vargas e Hibla Gerzmava (che si alterneranno con Stefano Secco e Maria Josè Siri) nel ruolo degli innamorati e tormentati protagonisti, Rodolfo e Mimì; accanto a loro Vito Priante/Guido Loconsolo (Schaunard), Franco Vassallo/Luca Salsi (Marcello), Marco Spotti/Giovanni Battista Parodi (Colline), Patrizia Ciofi/Ellie Dehn (Musetta). Maestro del Coro dell’Opera Roberto Gabbiani. Sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera, il maestro newyorkese James Conlon, nome di prestigio nel panorama internazionale, che vanta un vastissimo repertorio lirico e sinfonico eseguito in tutti i più importanti teatri del mondo.
(Hans Sachs) 15 Giugno 2011 16:40

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