lunedì 9 maggio 2011

Lirica, quell’“Ernani” che rende Verdi davvero rivoluzionario Il Velino 9 maggio

CLT - Lirica, quell’“Ernani” che rende Verdi davvero rivoluzionario
Da mercoledì torna in scena a Bologna dopo 46 anni il capolavoro giovanile del “cigno di Busseto”


Roma, 9 mag (Il Velino) - In più di un’occasione IL VELINO ha sfatato la leggenda di Giuseppe Verdi “risorgimentale”. In effetti delle sue 27 opere, solamente La Battaglia di Legnano, tra breve in programmazione a Roma e in autunno alla Scala, fu ispirata da eventi del processo di unità nazionale, in particolare da quelli della Repubblica romana del 1849. Ci sono, però, opere in cui Verdi fu chiaramente e marcatamente rivoluzionario. Tra queste ha un ruolo importante “Ernani”, poco rappresentata per le difficoltà vocali che comporta ma che da mercoledì al 19 maggio sarà al Teatro Comunale di Bologna, da dove è assente dal 1965. Tratta dal dramma di Victor Hugo che segnò in Francia l’inizio del romanticismo, innescando polemiche tra chi era favorevole e chi contrario alle forti innovazioni che esso comportava, “Ernani” è un capolavoro giovanile di Verdi e una vera perla musicale da cui emerge con grande chiarezza la capacità del compositore di delineare la condizione psicologica dei personaggi ben definiti musicalmente nel rispettivo carattere. Verdi fu certamente affascinato dal soggetto che gli permetteva di approfondire la psicologia dei personaggi. Proprio come il protagonista, il bandito Ernani, un nobile proscritto e amante corrisposto, spinto da violente passioni, che congiura contro il re di Spagna, Don Carlo, per vendicare la morte del padre e che finisce con il sacrificio della propria vita a pochi giorni dalle nozze con l’amata Elvira per tenere fede a un patto d’onore stretto con l’implacabile vecchio Silva, Grande di Spagna.

Una tragedia di passioni, sangue e potere che echeggia i lavori shakespeariani cui Victor Hugo faceva chiaro riferimento. Ernani, il protagonista, è essenzialmente un rivoluzionario che sovverte l’ordine esistente. L’opera appare di rado sulle scene, anche perché è una vera e propria prima bozza del “Trovatore” e richiede quindi almeno quattro “grandi voci” e una bacchetta che sappia dare passione all’orchestra, senza però coprire i cantanti. La volontà di Verdi di legare in un nuovo nesso parola e musica, passioni e note è chiara fin dalle prime opere, nelle quali è evidente l’attenzione per la concatenazione scenica e la cura per evitare che il succedersi dei numeri musicali chiusi interrompa la continuità dell’azione drammatica. Altro aspetto rivoluzionario per il teatro musicale dell’epoca. Nella partitura è evidente l’impegno e la determinazione del compositore per realizzare una drammaturgia musicale puntualissima, nella quale la vivacità romantica è enfatizzata nel contrasto sonoro fra voci e relativi caratteri. Ne risulta un’opera precorritrice dei futuri sviluppi del teatro verdiano, dove il senso di unità della scena sarà la cifra stilistica negli anni della maturità e dove i brani appassionati e la struttura drammatica basata sul confronto tra personalità fortemente delineate ne sono emblematico preludio.

L’allestimento viene da Palermo, dove lo spettacolo fu rappresentato nella primavera del 1999. Con un piccolo artificio viene alzata la pendenza del palcoscenico, che acquista così una prospettiva profondissima. Su un impianto fisso scorrono molte belle scene dipinte (ben otto, di cui quattro solo nel primo atto). Francesco Zito si è ispirato alla rappresentazione dell’architettura gotica quale interprete della grande tradizione iconografica della pittura europea del XIX secolo; nei fondali predominano i grigi, unitamente all’impianto a lunghe colonne bianche, il contrasto con il nero e le varie gradazioni del rosso che, con poche eccezioni, domina i costumi (anch’essi firmati da Francesco Zito); in tal modo risalta ancor di più il marrone della casacca di Ernani, l’azzurro delle vesti di Elvira, l’oro del manto papale; l’efficace regia di Beppe de Tomasi è lineare, didascalica, serve la musica (alterando leggermente, nel finale, il libretto in quanto riprende quello, con il suicidio anche di Elvira, della tragedia di Victor Hugo). Uno spettacolo, in breve che è una vera gioia per gli occhi più per le orecchie, poiché in quanto la concertazione era affidata a un routinier ed il cast vocale era appena all’altezza. L’“Ernani” di Bologna promette bene con la direzione musicale di Bruno Bartoletti e grandi voci come Dmitra Theodossiou, Roberto Alagna, Ferruccio Furlanetto e Marco De Felice.

(Hans Sachs) 9 mag 2011 11:11



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