venerdì 27 maggio 2011

*I debiti dell’euro" in Il Velino 26 maggio

ECO - *I debiti dell’euro

Roma, 26 mag (Il Velino) - Grande attenzione, e grande preoccupazione, per il debito sovrano di alcuni Paesi dell’eurozona. In particolare si teme il rischio di insolvenza della Grecia o che la Repubblica Ellenica non sia in grado di reggere il piano di riassetto richiesto dal resto dell’area euro, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale. E, soprattutto, si ha paura del contagio per altri Stati dell’area e che l’eurozona esploda o imploda. Pochi sembrano preoccuparsi di un fenomeno speculare: quello dell’indebitamento delle aziende e delle famiglie. Sul debito delle famiglie (aumentato rapidamente dal 2007) riferiscono periodicamente gli istituti nazionali di statistica: la stampa piagnucola per un paio di giorni ma l’attenzione dei governi è tutta sul profondo rosso delle loro finanze. Il servizio studi della Banca centrale finlandese - meno valutato di quanto meriterebbe - ha condotto un’analisi (ancora inedita) dell’indebitamento aziendale nell’area dell’euro dal 1991 al 2006 (prima di una crisi le cui dimensioni hanno cambiato le carte in tavola) raffrontandolo con l’andamento in cinque Stati che dell’eurozona non fanno parte. Prima considerazione: le imprese di Stati le cui valute erano claudicanti prima dell’ingresso nell’unione monetaria hanno aumentato, alla grande, sia l’emissione di capitale di rischio sia quella di obbligazioni ad un tasso molto più rapido dei cinque che non appartengono all’area dell’euro. Lo hanno fatto specialmente le grandi imprese di Stati a valuta considerata debole e in settori che più dipendono dal finanziamento all’estero (indebitandosi, a tassi d’interesse considerati bassi, nei confronti di altri Stati dell’area, o meglio delle loro banche)
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Da un lato, questi risultati dimostrano che appartenere all’eurozona ha voluto dire maggiori opportunità d’investimento. Da un altro, indica però che l’effeto Minsky (il “Minsky moment” in gergo) non riguarda solo Pantalone; come l’economista americano aveva preconizzato: da “grande moderazione” si passa a “grande crisi”. Per tutti. Difficile trovare una ricetta per uscire dal pasticcio. La terapia consueta sarebbe quella di accelerare la crescita e andare a briglia sciolta con l’inflazione al fine di ripulirsi dal fardello del debito. Ma non è fattibile a ragione del peso sociale che l’inflazione avrebbe sui più deboli. Una serie di misure per lo sviluppo vengono presentate il 31 maggio al centro studi americani di Roma nel rapporto “Liberalizzazioni e Speranze”, il nono di una serie, proposto dall’Associazione Società Libera. Possono essere utili per alleggerire la gamba privata del debito dell’euro.

(Giuseppe Pennisi) 26 mag 2011 19:58

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