mercoledì 5 gennaio 2011

Arianna, Eros in Banlieu in Milano Finanza 6 gennaio

Teatro L'opera di Strauss rappresentata a Parigi potrebbe sbarcare anche nei teatri italiani
Arianna, eros in banlieu
La regia di Pelly porta l'azione nel presente, in una periferia semi-costruita

di Giuseppe Pennisi


La produzione di Arianne auf Naxos di Richard Strauss su testo di Hugo von Hoffmannsthal, con regia e costumi di Laurent Pelly, scene di Chantal Thomas e direzione musicale di Philippe Jordan ha avuto, nell'arco di tre stagioni, già 26 repliche a Parigi ed è probabile che sbarchi presto anche in Italia per almeno due ragioni.
Non è infatti più un titolo raro, anche se ci sono voluti decenni prima che approdasse nella Penisola, e gli spettacoli firmati da Pelly e Thomas sono inoltre di casa a Milano, Torino, Firenze e Palermo poiché rendono interessanti per gli spettatori di questi anni anche i divertissment più intellettuali del secolo scorso.
Recensendo le edizioni presentate a La Fenice e alla Scala, si è sottolineato come il tema fondante del lavoro sia la vittoria di Eros su Tanatos (ossia sulla morte), attualissimo quando l'opera venne concepita ma forse un po' meno oggi dopo decenni di liberazione sessuale. In breve, nel Prologo l'uomo più ricco di Vienna decide di fare rappresentare un'opera tragica, commissionata a un giovane compositore, unitamente a uno spettacolo di commedia dell'arte. La decisione getta il compositore nello sconforto. Nell'Opera, in un atto unico, mista a frizzi e lazzi, Arianna viene convinta da Zerbinetta (amante di Arlecchino, ma anche di altri) a darsi al primo uomo che passa (Bacco) piuttosto che suicidarsi.
Nel Prologo Eros sconfigge la Dea Musica (il compositore vene sedotto da Zerbinetta), nell'Opera Eros trascina Arianna tra le braccia di Bacco, sulla scia di un grande rondò in cui Zerbinetta esalta l'amore libero. Nel corso dello spettacolo (che dura circa tre ore e mezzo, intervallo compreso), Strauss e Hofmannsthal ironizzano su 300 anni di teatro utilizzando un orchestra di 35 elementi, in grado di esprimere sonorità mozartiane come wagneriane.
Cosa attira il pubblico di una sala, quella dell'Opéra Bastille, di circa 2.800 posti? Laurent Pelly e Chantal Thomas portano l'azione ai giorni nostri. Nel Prologo, la magione è un villone tipico di una persona arricchita, più che ricca. Nell'Opera si passa invece in un teatro povero all'aperto in una periferia semi-distrutta o semi-costruita: Zerbinetta sfoggia biancheria intima di classe, Arianna una tunica nera, Bacco una vestaglia multicolore, la maschera, jeans e t-shirt. In breve, l'altera Arianna scopre l'eros in banlieu, ma Pelly e Thomas ironizzano su questa situazione proprio perché sin troppo politically correct, e Philippe Jordan rende ironici anche le sonorità mozartiane che caratterizzano Zerbinetta e il suo mondo, e ancor di più quelle wagneriane del duetto finale tra Bacco e Arianna (una presa in giro di quello che conclude Siegfried). La compagnia di canto è scelta all'uopo: la giovane canadese Jane Archibald (Zerbinetta) non indossa che intimo di classe, Sophie Koch è un compositore poco più che adolescente, Ricarda Merbeth è un'Arianna snella (distante dalla caratterizzazioni giunonico-wagnariane spesso attribuitele), Stefan Vinke (Bacco) è un tenorone da caricatura (ma Strauss, come si sa, non amava la categoria). Insomma, il lamento di Arianna porta sotto le lenzuola, e ci si diverte. (riproduzione riservata)

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