sabato 11 dicembre 2010

Come affinare il piano Amato&co. per “crescita nella stabilità” in Ue Il Velino 10 dicembre

ECO - Come affinare il piano Amato&co. per “crescita nella stabilità” in Ue

Roma, 10 dic (Il Velino) - A pochi giorni dal Consiglio dei capi di Stato di governo dell’Ue (16-17 dicembre), Giuliano Amato ha inviato – con una piccola ma autorevole schiera di economisti (Richard Baldwin del Cepr; Daniel Gros del Ceps; Stefano Micossi di Assonime, Pier Carlo Padoan dell’Ocse) – una lettera-programma al presidente del Consiglio europeo Hermann Van Rompuy su come promuovere lo sviluppo economico senza rinunciare al riassetto dei conti pubblici. Perfetta la tempistica. Il leitmotiv della lettera sembra echeggiare l’antico slogan della DC “crescita nella stabilità” o, se si vuole, il tema di fondo della politica economica degli Anni Ottanta (ricordato in un recente libro curato da Gennaro Acquaviva) – la sconfitta dell’inflazione e il rientro dal debito (vi ricordate i “piani” Pandolfi, Andreatta, Goria e via “tentando di rientrare”?) stimolando simultaneamente la crescita. In effetti, se l’Europa non cresce, resta schiacciata dal debito aggravatosi dal 2007. Lo ricorda anche uno dei pochi “radical economists” ancora su piazza, Steve Keen. Il piano è, per molti aspetti, ineccepibile: un “patto politico” per “la crescita nella stabilità”, un nuovo meccanismo per la gestione delle crisi, rigore nei conti pubblici, liberalizzazioni (specialmente dei servizi) e grandi infrastrutture. Come tutti i piani “ineccepibili” rischia o di restare nel limbo delle buone intenzione oppure, per fare contenti tutti, di essere caricato di orpelli e, in parallelo, annacquato. è, però, un punto di partenza che può diventare più mordente (e più efficace).

In primo luogo, è difficile comprendere perché l’attuazione del “patto politico” debba essere certificata da un’Autorità indipendente. Non solo l’Europa e i singoli Stati dell’Unione pullulano di Autorità nominalmente indipendenti, della cui efficacia è legittimo dubitare. Soprattutto, però, se il patto è “politico”, la “politica” non può e non deve scansare la responsabilità di verificarne l’attuazione (anche con sanzioni automatiche nei confronti di chi sgarra). Nel lessico internazionale sarebbe un cop out. Che la Politica, con la “P” maiuscola, pagherebbe caro in termini di disaffezione da parte dei cittadini.

In secondo luogo, le proposte in materia di gestione delle crisi rappresentano un miglioramento rispetto a quanto fatto di recente per la Grecia e l’Irlanda poiché delineano un meccanismo che tutela i depositanti assicurati ma penalizza quei crediti che alla ricerca di utili elevati hanno accettato un grado di rischio anche esso elevato. È davvero necessario, un Fondo monetario europeo (la cui istituzione comporterebbe anni di negoziati e che potrebbe venire in conflitto con il Fondo monetario internazionale, Fmi)? Perché non fare ricorso per stabilizzare i mercati proprio all’Fmi, evitando una costosa e inefficiente proliferazione di strumenti regionali in varie aree del mondo?

In terzo luogo, la liberalizzazione dei servizi – correttamente vista come veicolo per attivare la crescita – richiede una sospensione del “principio di sussidiarietà” poiché sono regolamentati specialmente a livello locale. Morderebbe ancora di più se accompagnata da un regolamento europeo di “sunset regulation”- ogni legge o regolamento “tramonta” dopo un certo numero di anni, se non ri-approvata dall’autorità competente.

In quarto luogo, difficile comprendere perché si debba creare una Superbanca dalla fusione di Bei e Bers (altro obiettivo a lunghissimo termine e difficilmente realizzabile) per l’emissione di Eurobond per il finanziamento di grandi infrastrutture – differenti da quelli proposti da Giulio Tremonti e Jean- Claude Juncker, ma affini a quelli delineati negli Anni Sessanta da Alexandre Lamfalussy, negli Anni Settanta da da François-Xavier Ortoli e negli Anni Ottanta da Jacques Delors. Al contrario, dato che si tratterebbe di “project bonds”, la concorrenza tra emittenti dovrebbe essere incoraggiata, in modo da premiare, in linguaggio, shakespeariano the quality of lending – ossia il portafoglio progetti finanziati.

(Giuseppe Pennisi) 10 dic 2010 18:35

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