mercoledì 20 ottobre 2010

I DOVERI DI UN EURO IMPERIALE Avvenire 20 ottobre

I DOVERI DI UN EURO IMPERIALE
Giuseppe Pennisi
Nell’ultima settimana l’euro si è apprezzato del 10 per cento rispetto al dollaro Usa. Ciò frena le esportazioni dell’area della moneta unica; dato che dal 1945 l’Europa continentale segue un modello di crescita basato sull’export, ne rallenta l’aumento del Pil, con un inevitabile aggravio delle tensioni sociali.
C’è un aspetto poco notato. In parte per ragioni giuridico-formali, in parte per l’attrazione innescata dall’apprezzamento degli ultimi anni, l’euro è diventata o la moneta comune o l’ancora di un sistema molto più vasto di quello dell’Eurogruppo. E’l’unità di misura, di transazione e di riserva non solo di “piccoli” Stati europei (Andorra, Monaco, San Marino, Vaticano), ma anche di Stati e territori associati a Stati membri dell’Eurozona (Guadeloupa, la Guiana francese, la Martinica, Réunion, Saint-Barthélemy, Saint-Martin, le Azorre, Madeira Saint-Pierre-et-Miquelon, Mayotte, e le Canarie). Inoltre, in base ad accordi precedenti la creazione della moneta unica europea, le valute di numerosi Stati sono ancorate a quelle della ex-metropoli (in epoca coloniale) a tasso di cambio fisso . Si spazia dalla Nuova Caledonia, la Polinesia, Wallis e Futuna nel Pacifico a mezza Africa (tramite i trattati, sempre in vigore, tra la Francia, da un lato, e le Comunità Monetarie dell’Africa centrale ed occidentale, nonché la Repubblica delle Comore) e quello del Portogallo con Capo Verde. Ove la geografia dell’euro non fosse abbastanza confusa e straripante, ci sono Paesi neocomunitari (e che aspirano a fare parte dell’eurozona) che hanno definito, unilateralmente, un cambio fisso con l’euro: la Repubblica Cèca, la Romania, l’Ungheria. La Croazia, la Serbia, la Repubblica Macedone, e la Tunisia hanno seguito il loro esempio , sperando che l’ancora faciliti il loro ingresso nell’Ue o la loro associazione all’Ue. A questi Stati occorre aggiungere la Bosnia-Erzegovina e la Bulgaria – in ambedue vige un sistema di commissariamento valutario basato sull’euro (ossia l’emissione di moneta locale è basato sulle riserve in euro). In Kossovo e Montegro l’euro è la valuta commerciale. Il tasso di cambio d Botswana, Israel, Giordania, Libia, Marocco, Russia, Seychelles e Vanuatu è ancorato ad un paniere di monete in cui domina l’euro. L’elenco – si tenga presente – è unicamente indicativo e può aumentare se , come annunciato, future nuove unioni monetarie (quali quella del Golfo persico) si agganciano all’euro.

L’Euro Imperiale pone molteplici problemi giuridici; nessuna autorità monetaria , anche degli Stati più direttamente legati all’euro, partecipa al Sistema europeo di banche centrali (Sbce) ed ha voce in capitolo nelle politiche della Banca centrale Europea (Bce). Ad un recente (fine settembre) convegno giuridico a Bruges, i barracuda-esperti delle pandette si sono accapigliati sul grado a cui a ciascuna categoria si applichi “il patto di crescita e di stabilità”.

Sotto il profilo economico , il primo e più certo impatto è che la valorizzazione internazionale dell’euro incide sulle loro esportazioni tanto quanto influenza quelle dell’euro-zona. C’è, però, un aspetto politico più importante: circa 40 anni fa, il consigliere di Kennedy, Arthur Schlesinger jr., in un libro su “Imperial America”, sottolineava le responsabilità verso il resto del mondo dell’America Imperiale. Non ne ha analoghe l’Euro Imperiale nei confronti della complessa geografia della moneta unica?

Non se parla mai. Ma il problema non può essere eluso.

Nessun commento: