mercoledì 22 settembre 2010

Profumo&Summers: dimissioni parallele Il Foglio 23 settembre

Profumo&Summers: dimissioni parallele
Lo stesso giorno in cui Alessandro Profumo ha lasciato la guida di Unicredit (i posteri e i topi di archivi, diranno se ha dato le dimissioni o se è stato dimissionato, con la pillola di una lauta transazione finanziaria), sull'altra sponda dell'Atlantico Lawrence Summers sbatteva la porta degli Executive Offices (il palazzone in stile torta di nozze a fianco della Casa Bianca) e tornava nel Massachussets, alla Università di Harvard.

Due vite molto differenti, quindi tutt'altro che parallele: da un lato, lo studente-lavoratore diventato il più importante banchiere italiano e dall'altro lo studioso, figlio di studiosi, con grandi incarichi pubblici sia internazionali (Banca mondiale) sia nazionali (Tesoro). Dimissioni, però, parallele di due personalità molto diverse. Ricordano una frase del "Giulio Cesare" Shakespeariano - quella in cui il leader viene messo sull'avviso di guardarsi da Cassio, "freddo e magro", e di aspirare all'amicizia dei "grassi, a volte burberi ma sempre buoni in fondo al cuore".

Hanno un tratto in comune: l'arroganza. "Larry" sprizza arroganza da tutti i pori, da tutti gli etti e tutti i (molteplici) chili. Ma sprizza pari intelligenza, senso dell'humour e grande attenzione per il suo interlocutore. E' di maniere brusche ma sincere. Quando ad Harvard arrivarono i primi personal computer, a chi diceva che la macchina serviva per l'aggiornamento continuo del curriculum vitae, replicava che invece l'uso appropriato era quello di aggiornare permanentemente una lettera di dimissioni irrevocabili da utilizzare alla bisogna. Quando lasciò la Banca mondiale non toccò un dollaro del "package" previsto dall'ordinamento del personale dell'istituto. E' probabile che dagli Executive Offices si sia portato, da solo o con l'aiuto di qualche assistente, una cassa di cartone con qualche libro.

Alessandro è snello, non magro. Arrogante quanto "Larry" lo fa avvertire subito al proprio interlocutore, guardando intensamente (e con senso di noia) il soffitto mentre quest'ultimo gli parla. Non ispira simpatia; e fa subito capire che di essere simpatico se ne impipa. Dà l'impressione di essere astuto più che dotato di una profonda intelligenza analitica. Ha minacciato più volte le dimissioni con la convinzione di essere indispensabile a Unicredit, all'Italia, all'Europa, all'universo mondo. Dimenticando la massima secondo cui di indispensabili sono pieni i cimiteri. Tutti. Non solo il Monumentale di Milano.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Giuseppe Pennisi

Nessun commento: