giovedì 26 agosto 2010

Lirica, Da Salisburgo a Vienna l’Elektra “a ellisse” di Gatti

POL - Lirica, Da Salisburgo a Vienna l’Elektra “a ellisse” di Gatti


Roma, 26 ago (Il Velino) - Nel commentare le due edizioni di “Elektra” in programma lo scorso inverno in vari teatri della Penisola (una a Erl nel Tirolo, Piacenza, Modena e Ferrara e l’altra a Catania), ricordammo che quando il drammaturgo Eugene O’Neill nel 1931 adattò la tragedia greca Elettra in un drammone di nove ore ambientato ai tempi della Guerra di Secessione americana, decise di intitolare il lavoro “Il lutto si addice ad Elettra” a ragione del vasto numero di morti che costellavano le tre parti dell’opera. O’ Neill si basò sulla trilogia di Eschilo. Nel 1903, invece, Hugo von Hofmannsthal scrisse “Elektra” traendola dalla tragedia di Sofocle; il lavoro, lanciato a Berlino da Gertrud Eysoldt, (la Duse tedesca dell’epoca) ebbe un immenso successo tanto che nel 1904 venne messa in scena da 22 teatri nel mondo di lingua germanica. L'opera fu successivamente adattata (leggermente accorciata per adeguarla ai tempi della musica) come libretto per l'omonima opera di Richard Strauss, rappresentata nel 1909. La tragedia in musica in un atto di Strauss dura poco meno di due ore. Sono due ore di tensione assoluta. Il sovrintendente della Scala, Stéphane Lissner, ritiene “Elektra” la più bella opera del Novecento. È un prodigio, al tempo stesso, di complementarità e di contrasto tra il testo di Hofmannsthal e la partitura di Strauss; circolare il primo (con il proprio epicentro nel confronto-scontro tra Elettra e Clitennerstra, interamente dedicato al significato del perdono); vettoriale il secondo sino all’orgia sonora in do maggiore del finale.

L’edizione che ha debuttato al Festival di Salisburgo mostra, grazie alla direzione musicale di Daniele Gatti e al virtuosismo dei Weiner Philarmoniker, come sia l’azione sia la musica abbiano una struttura a ellisse; un’introduzione quasi contrappuntistica (il dialogo delle ancelle per preparare al monologo di Elettra) si snoda in una vasta parte centrale in cui il confronto tra Elettra e Clitennestra (colmo di disperazione proprio per il diniego del perdono da parte della prima) è inserito tra due altri confronti – quelli tra Elettra e Crisotemide (rispettivamente sul significato della vita e sul valore della vendetta); in tutta questa parte centrale si sovrappongono due tonalità musicali molto differenti per unificarsi dalla scena del ritorno di Oreste e del duplice assassinio e predisporre, quindi, il do maggiore della danza macabra finale. Gatti accentua gli aspetti lirici e, grazie alla maestria dei Weiner, le parti solistiche e i momenti cameristici.

Data la potenza dell’orchestra (note le dissonanze mai prima di allora udite) il maestro concertatore è alle prese con la sfida di non oscurare le voci (ciascuna parola è densa di significato). Daniele Gatti supera brillantemente l’ostacolo: dal quinto palco di platea si poteva ascoltare ciascuna parola. La sera del 16 agosto, Iréne Theorin, titolare della parte della protagonista, è stata sostituita da Janice Baird, chiamata di corsa dalle vacanze in Spagna; conosce la parte a menadito (avendola interpreta più volte anche in Italia) e si è meritata vere e proprie ovazioni. Waltraud Meir è una Clitennestra severa con grandi capacità vocali sia nell’ascendere a tonalità alte che a discendere in quelle più gravi. Dolcissima la Crisotemide di Eva-Marie Westbrock. Eccezionale Renée Pape nel breve ruolo di Oreste, mentre Robert Gambill è un Egisto efficace dai “do” possenti. Lo spettacolo si replica a Salisburgo sino al 28 agosto; entrerà in repertorio alla Staatsoper di Vienna che lo coproduce.

(Hans Sachs) 26 ago 2010 16:12

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