mercoledì 18 agosto 2010

L ‘ELEKTRA DI STRAUSS SI RISCOPRE DRAMMA CRISTIANO Avvenire 18 agosto

Giuseppe Pennisi

“Elektra” è , nel catalogo Strauss- Hofmannsthal, uno dei lavori rappresentati con maggiore frequenza in Italia ma anche più fraintesi: negli ultimi anni si è visto alla Scala, all’Opera di Roma, al Maggio Musicale fiorentino, al Massimo Bellini di Catania, al Filarmonico di Verona, a Modena, a Piacenza a Ferrara nonché nei Festival di Taormina, Macerata, Pompei e Spoleto.
E’ fraintesa perché le messe in scena del capolavoro di solito traggono spunto dall’anno del suo debutto (1909) con gli sviluppi delle teorie freudiane ed ignorano che sia Strauss sia Hofmannsthal erano cattolici credenti e praticanti (il secondo con particolare rigore). L’epicentro della tragedia in musica , quindi, viene posto nella crisi e nelle ossessioni , anche sessuali, delle tre protagoniste: Elettra “sola” e tesa alla vendetta, Clitennestra insoddisfatta da Egisto (ed in precedenza da Agamennone) e tormentata dai rimorsi, Crisotemide disperatamente rivolta alla ricerca di un uomo che la faccia sua. Si ignora che il vero punto centrale è il perdono: Clitennestra lo chiede ad Elettra ed al resto del mondo, Crisotemide lo invoca per porre termine al sangue nella reggia degli Atridi. Elettra, che non sa e non vuole perdonare, si autodistrugge in una danza infernale. Nell’”Elektra” in scena a Salisburgo sino al 28 agosto, e successivamente in repertorio a Vienna il regista Nikolaus Leinhoff riscopre questa dimensione centrale del lavoro, situandolo in quello che può essere un caseggiato popolare in rovina ai giorni nostri (le scene sono di Raimund Bauer, i costumi di Andrea Schimdt-Futurerer) e dando alla tragedia una dimensione intimistica.
“Elektra”è un prodigio, al tempo stesso, di complementarità e di contrasto tra il testo di Hofmannsthal e la partitura di Strauss; circolare il primo (con il proprio epicentro nel confronto-scontro tra Elettra e Clitennerstra, interamente dedicato al significato del perdono); vettoriale il secondo sino all’orgia sonora in do maggiore del finale. L’edizione di Salisburgo mostra, grazie alla direzione musicale di Daniele Gatti ed al virtuosismo dei Weiner Philarmoniker come sia l’azione sia la musica abbiano una struttura ad ellisse; un’introduzione quasi contrappuntistica (il dialogo delle ancelle per preparare al monologo di Elettra) si snoda in una vasta parte centrale in cui il confronto tra Elettra e Clitennestra (colmo di disperazione proprio per il diniego del perdono da parte della prima) è inserito tra due altri confronti – quelli tra Elettra e Crisotemide (rispettivamente sul significato della vita e sul valore della vendetta); in tutta questa parte centrale si sovrappongono due tonalità musicali molto differenti per unificarsi dalla scena del ritorno di Oreste e del duplice assassinio e predisporre, quindi, il do maggiore della danza macabra finale. Gatti accentua gli aspetti lirici e, grazie alla maestria dei Weiner, le parti solistiche ed i momenti cameristici.
Data la potenza dell’orchestra (note le dissonanze mai prima di allora udite) il maestro concertato è alle prese con la sfida di non oscurare le voci (ciascuna parola è densa di significato). Daniele Gatti supera brillantemente l’ostacolo: dal quinto palco di platea potevo ascoltare ciascuna parola. La sera del 16 agosto, Iréne Theorin, titolare della parte della protagonista, .è stata sostituita da Janice Baird, chiamata di corsa dalle vacanze in Spagna; conosce la parte a menadito (avendola interpreta più volte anche in Italia) e si è meritata vere e proprie ovazioni. Waltraud Meir è una Clitennestra severa con grandi capacità vocali sia nell’ascendere a tonalità alte che a discendere in quelle più gravi. Dolcissima la Crisotemide di Eva-Marie Westbrock. Eccezionale Renée Pape nel breve ruolo di Oreste, mentre Robert Gambill è un Egisto efficace dai “do” possenti. Lo spettacolo si replica a Salisburgo sino al 28 agosto; entrerà in repertorio alla Staatsoper di Vienna che lo coproduce.

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