giovedì 24 giugno 2010

Musica, il Ravenna Festival: dalle tenebre alla luce Il Velino 24 giugno

CLT - Musica, il Ravenna Festival: dalle tenebre alla luce


Roma, 24 giu (Il Velino) - Giunto alla XXI edizione, il Ravenna Festival ha assunto il posto che un tempo rivestiva il Festival dei Due Mondi di Spoleto, ora in fase di rilancio. A differenza della manifestazione umbra, il “Ravenna” può contare su un forte supporto privato e degli enti locali, nonché di un periodo molto esteso: l’edizione di quest’anno cominciata il 7 giugno si concluderà il 13 luglio. Dispone, oltre che di un bellissimo teatro ottocentesco (il “Dante Alighieri”), di molti altri luoghi (dalle basiliche bizantine al modernissimo Pala De André) dove fare spettacolo, di facile collegamenti con la parte a più alto reddito e a maggiore cultura d’Italia e di un aeroporto internazionale (quello di Rimini) da cui raggiungere il resto del mondo. Elemento non secondario, l’attenzione di Cristina Mazzavillani Muti e di Riccardo Muti che vi dedicano tempo ed energie. Molto presente il pubblico della Romagna e delle zone limitrofe, mentre a Spoleto meno del 10 per cento dei residenti frequenta il Festival e per il Rossini Opera Festival di Pesaro, il 70 per cento dei biglietti sono venduti fuori dalle Marche Regione. Come il Festival di Spoleto, la manifestazione ravennate coniuga varie forme di spettacolo dal vivo, dalla musica colta ai musical, dalla prosa alla danza e ha una serie di mostre e attività collaterali. Sempre al pari della rassegna umbra, porta in Italia spettacoli stranieri mai visti nel nostro Paese. A differenza però del Festival dei due Mondi ha ogni anno un tema puntuale, che raccorda i vari eventi, commissiona lavori e presenta prime mondiali di spettacoli che andranno in giro per il mondo.

Il tema di questa edizione è “Ex tenebris ad lucem”, tema che viene dai Vangeli ma che può essere declinato in vari modi. Gli elementi della ricerca della Verità, quindi del significato della vita e della morte e con esso un afflato filosofico-religioso, sono centrali nel centinaio circa di spettacoli in programma. La conclusione è di livello internazionale: Riccardo Muti, dopo avere portato a Ravenna i preziosi allestimenti del Festival di Pentecoste di Salisburgo, chiude con un grande concerto, replicato il giorno dopo “sulle vie dell’amicizia e della pace”. Questa volta si tratta del Requiem in do minore di Cherubini (concertato dall’Orchestra Cherubini, dall’Orchestra Giovanile Italiana e da musicisti delle Accademie di Musica di Lubiana e di Zagabria e de “La Stagione Armonica” con cori italiani, sloveni e croati) eseguito al Pala De André il 12 luglio e a Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste, il giorno seguente, con gli occhi rivolti ai Balcani. Nel vasto programma della rassegna, va segnalata la prima mondiale di un’opera che sarà a Roma in autunno e probabilmente si vedrà in altri teatri italiani e stranieri: “Tenebrae” di uno dei più originali compositori nostrani, Antonio Guarnieri, su libretto del sindaco-filosofo Massimo Cacciari. “Tenebrae”, basato sulla liturgia del Venerdì Santo e su testi di Cacciari nei primi tre quadri e di Trakl (riletto dall’ex sindaco di Venezia) nell’ultimo, è un doloroso cammino verso la serenità. Il testo cantato da due soprano (Alda Caiello e Sonia Visentin) e un controtenore (Antonio Giovannini) è sì destrutturato, ma accompagnato da una attrice (Elena Bucci, il corpo) di cui si intende perfettamente ogni frase e da una danzatrice (Catherine Pantigny, l’anima) che rende esplicito il messaggio. Inoltre, un coro registrato di bassi, lo Speculum Ensemble fa da contrappunto alla parte vocale, assieme a un ensemble di solisti dell’Opera di Roma guidati da Pietro Borgonovo (magnifici il flauto, il violoncello e gli ottoni) e una tastiera elettronica (la regia del suono è di Luigi Ceccarelli). La partitura è rigorosamente dodecafonica , su scala di dodici note con ritorni e variazioni, affidate a tre voci imperniate su tonalità alte e su purissimi acuti (quindi, il contrappunto dei bassi). L’elemento relativamente debole dello spettacolo sono la regia e la scenografia (Cristina Mazzavillani Muti, Ezio Antonelli, Vincent Longuemare): efficaci nei primi due quadri, diventano statiche negli altri due. Devono essere rivisitate nelle successive esecuzioni.

Nel programma del Ravenna Festival da menzionare anche due concerti riguardanti la liturgia. Ambedue affidati a La Stagione Armomica, creata e guidata da Sergio Balestrazzi, il primo è imperniato sugli inni del Venerdì Santo e l’Ufficio delle Tenebre , su musiche di Alessandro Scarlatti ritrovate negli archivi dell’Accademia Filarmonica di Bologna: una musica tenebrosa ma ricca di fine Seicento in cui solisti e coro sono accompagnati da violini, violoncello, violone, tiorba ed organo. Il secondo è invece una consacrazione eucaristica nello stile della controriforma con musiche di Bianciardi, Monteverdi, Morelli, Salvolini e Signoretti. Quindi polifonia con un minimo d’accompagnamento per organo. Alla rassegna ravennate, insomma, si può passare in breve tempo dalla dodecafonia più avanzata alla polifonia immediatamente successiva a Palestrina.

(Hans Sachs) 24 giu 2010 12:54

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