venerdì 25 giugno 2010

LA FAMIGLIA SALVA IL PAESE Il Tempo 25 giugno

La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è pari a due volte il Pil. Se si tiene conto anche della ricchezza immobiliare, la ricchezza delle famiglie supera cinque volte il Pil. Da un lato, queste cifre rappresentano uno dei punti di forza della delegazione italiana all’imminente G20 di Toronto in calendario il 26 giugno. . Da un altro, devono essere tenute nel massimo conto da Governo e Parlamento nel modulare una seconda fase della strategia economica orientata alla crescita.
In primo luogo, al termine di una dura battaglia, la diplomazia economica italiana ho ottenuto dai partner europei che nella posizione europea al G20, prima , e nella revisione del “patto di stabilità” poi uno dei parametri di riferimento per valutare la sostenibilità della politica di bilancio sia il rapporto tra “debito aggregato” e Pil non solo quello tra debito pubblico e Pil.Il nostro debito pubblico sfiora il 120% del Pil ed è uno dei più alti, se non dell’Ue, dell’area dell’euro, mentre il nostro “debito aggregato” è pari al 243% del Pil ben inferiore ad una media europea che supera il 250% del Pil. Quella dell’Italia non è stata e non è una presa di posizione particolaristica. Sotto il profilo economico e finanziario, fa differenza se il “debito aggregato” è finanziato come il nostro dai residenti (ossia in gran misura dalle famiglie) o da non residenti (il 99,9% del debito greco è detenuto da non residenti, pronti a liberarsene, come si è visto, al primo segno di tempesta). Oltre l’80% del debito pubblico italiano è finanziato dalle famiglie; è un modo di collocare quella ricchezza finanziaria (ripetiamo: il doppio del Pil) in un impiego che è stato sempre sicure e che – se ne ha avuta una prova chiara all’ultima asta dei titoli di Stato- sono pronte a difendere a spada tratta in caso di esigenza.
In secondo luogo, però, se la forza dell’Italia è quella ricchezza delle famiglie , frutto di un tasso di risparmio elevato che, pur se diminuito negli ultimi anni, ci tramandiamo con sudore, da generazione a generazione, la mano pubblica deve trattare con cura le famiglie. Einaudi amava ripetere che se si inveisce contro la pecora, muore prima che la si possa tosare. Io preferisco dire che se si vuole lana di buona qualità non bisogna tosare la pecora più del minimo necessario. Altrimenti ci facciamo del male. Anzi, occorre farla pascolare bene ed incoraggiarla a crescere ed ingrassarsi. Nella attuale situazione di finanza pubblica è difficile pensare ad una drastica riduzione delle aliquote tributarie. Si può, però. Iniziare a fare progetti su due fronti: a) il “quoziente familiare” per incoraggiare la famiglie ad avere prole ed a curare il male oscuro peggiore dell’economia e della società italiana (l’invecchiamento) ; b) destinare alle famiglie quanto gettito si riesce a recuperare grazie alla lotta all’evasione fiscale. La famiglia sta salvando l’Italia dalla crisi e dal dopo-crisi: se lo merita.

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