martedì 18 maggio 2010

Come fare la manovra per uscire dalla crisi Il Velino 18 maggio

ECO - Come fare la manovra per uscire dalla crisi

Roma, 18 mag (Il Velino) - Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, assicura che utilizzerà la scure nei confronti di evasori e di sprechi, ma gli italiani devono essere sereni: non verrà messa la mano nelle loro tasche. Non fornisce, per il momento, dettagli su una manovra in fase di preparazione. È comunque certo che non verrà aumentata la pressione fiscale-contributiva; oggi, tra i Paesi Ocse, unicamente Belgio, Germania e Francia ne hanno una maggiore della nostra, mettendo a raffronto le entrate da tasse, imposte e contributi di tutti i livelli di governo con il Pil. Al contrario, la prospettiva è una riduzione del peso del fisco, non appena la situazione economica lo permetta.

Come utilizzare la scure nei confronti di evasori e sprechi? In primo luogo, si pensa a una versione del redditometro. A dire che potrebbe essere molto efficace è la stessa associazione degli artigiani di Mestre; occorre, però, evitare che si costruisca uno strumento troppo complicato (e di difficile gestione) o che diventi una nuova versione della famigerata vetusta “imposta di famiglia” (basata sui pettegolezzi dei portieri e dei vicini di pianerottolo). Il modo più efficace è quello che può essere riassunto nel “dedurre tutto per dedurre tutti” - ossia un meccanismo di controlli incrociati in base ai quali chi acquista beni e servizi di qualsiasi tipo è indotto (dalla deduzione) a farsi rilasciare debita ricevuta fiscale di chi vende beni o fornisce servizi. Il “redditometro”, in una situazione del genere, può essere un elemento suppletivo ai controlli incrociati e può aiutare a individuare dove fare accertamenti più approfonditi. I progressi nella lotta all’evasione effettuati negli ultimi mesi sono di buon auspicio e inducono a sperare che si riesca a raccogliere gettito sino ad ora perduto. Tuttavia, a ragione di una pressione fiscale-contributiva già attorno al 45 per cento del Pil è sulla spesa che occorre puntare.

In primo luogo, sulla spesa per la gestione dell’esistente. Ridurre drasticamente, non simbolicamente, i costi per la politica (già peraltro partendo da un sistema elettorale che non comporta grandi campagne personali): oltre ad indennità e vitalizi, la scure deve andare su enti inutili (non unicamente le Province) e sulle sovvenzioni a enti privati come le fondazioni liriche oggi in subbuglio. Alcune possono essere fuse con riduzioni di costi di gestione e di organici. Quelle in disavanzo strutturale, possono essere liquidate. E non si tratta che di un esempio (ed a farlo è un melomane notorio in mezza Italia). La scure deve poi rivolgersi sugli acquisti di beni e servizi della Pubblica Amministrazione, aumentati a tassi vertiginosi dal biennio del governo Prodi e mai rimessi in carreggiata: è anche notoriamente la voce dove si annida il malaffare. Infine, una volta per tutte si applichi la legge che abolisce le “contabilità speciale”, fonte di opacità di bilancio: le norme ci sono, le resistenze pure - quindi, ci vuole una sterzata. Ultimo punto applicare subito la riforma previdenziale: l’Italia e la Svezia hanno varato riforme simili nel 1995 - gli svedesi si sono presi tre anni per darvi attuazione, mentre noi abbiamo tracciato un percorso di 18 anni per favorire alcune categorie molto note. Io dico che ce la caveremo. Ed usciremo dalla crisi della finanza, rilanciando l’economia reale.

(Giuseppe Pennisi) 18 mag 2010 19:50

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