martedì 9 marzo 2010

Musica, con Tan Dun prosegue il “ringiovanimento” di S. Cecilia Il Velino 9 marzo

CLT - Musica, con Tan Dun prosegue il “ringiovanimento” di S. Cecilia


Roma, 9 mar (Velino) - A rigore non si è trattato di una “prima” né mondiale né europea perché da un anno è disponibile su YouTube ed è eseguita in sale da concerto a Hong Kong e a Londra. La “Internet Symphony” di uno dei maggiori compositori contemporanei, il cinese Tan Dun noto per la “Water Passion” (la “Passione secondo Matteo” con strumenti ad acqua) e “La Tigre e il Dragone”, è sbarcata a Roma dal 27 febbraio al primo marzo nel paludato auditorium di Santa Cecilia contenente 2800 posti. La sinfonia è stata composta ed eseguita da musicisti collegati tramite il web. La versione per coro, presentata come bis della “Internet Symphony” è stata invece, questa sì, una prima mondiale al pari di “The Banquet”, una lettura musicale-cinematografica cinese dell’“Amleto” di Shakespeare. Si sarebbe dovuto ascoltare anche il “Water Rock ‘n Roll”, un poema sinfonico in cui gli strumenti tradizionali vengono coniugati con il rumore di acqua e pietre, ma l’allestimento avrebbe richiesto modifiche profonde nella Sala Santa Cecilia. Tan Dun ha scelto Roma perché diventata, con Berlino e Parigi, una delle tre capitali europee di musica contemporanea. Nel 2009 vi sono state eseguite più ore di musica contemporanea che nella capitale tedesca. Negli ultimi mesi ci sono state quattro prime mondiali di opere liriche; una si rivedrà in un festival estivo italiano, le altre sono in tournee per l’Europa. Inoltre Santa Cecilia proporrà dal 14 al 17 marzo un mini festival di contemporanea latino americana e a fine mese della musica composta ed eseguita da Woody Allen: una svolta per un’istituzione che sino a poco tempo fa portava in scena lavori composti non oltre la prima metà del Novecento e per pubblico dall’età media intorno ai 55 anni. Da anni l’Accademia organizza eventi per avvicinare i giovani alla musica classica e sono programmi di grande successo.

Al grande pubblico, Tan Dun è noto per le musiche da film che gli hanno fruttato un premio Oscar e per quelle da musical grazie alle quali ha ricevuto un Grammy (l’Oscar di Broadway). È stato inoltre il direttore musicale delle Olimpiadi di Pechino, pur vivendo principalmente negli Usa (ma ha anche una residenza a Shangai). Nato nel 1957, in un piccolo villaggio dello Changsha apprese dallo “shimao”, il leader religioso locale, le regole ancestrali delle musica eseguita con pietre ed acqua. Bambino, finì in un campo di lavoro durante la “rivoluzione culturale”. Riuscì a fuggirne per il naufragio, con perdita di vite umane, di una compagnia d’opera. Da bracciante in risaia, diventò mozzo. La compagnia lo apprezzò e lo inviò a studiare al conservatorio di Pechino. Nel 1985, grazie all’apertura della Cina al resto del mondo, arrivò con una borsa di studio alla Columbia University dove scoprì la sperimentazione e la live electronics con Philip Glass, John Cage, Meredith Monk e Stev Reich. È qui che sviluppò uno stile proprio fondendo quanto appreso dalla “shimao” con il classicismo occidentale che permeava il Conservatorio di Pechino e lo sperimentalismo. Di grande successo la sua “Water Passion”, uno dei frutti più completi di tale fusione di stili e di generi. Nasce da una commissione dell’accademia internazionale bachiana di Stoccarda per commemorare i 250 anni della nascita di Bach (Tan Dun ricorda che “Bach” in tedesco vuole dire piccolo fiume) con una riscrittura in chiave moderna della sua “Passione secondo Matteo”. Da allora, la composizione gira per il mondo in sale da concerto. È stata la piccola ma grande Sagra Malatestiana di Rimini che ha scelto di metterla in scena come un dramma in musica.

L’organico non prevede un’orchestra vera e propria, ma un ensemble di percussionisti (che suonano su vasche, della forma di grandi insalatiere, d’acqua – 17 disposte a forma di croce nella versione originale), un violino, un violoncello, un coro, un soprano da coloratura e un basso d’agilità. Non mancano, naturalmente, sintetizzatori elettronici per meglio collegare i percussionisti e le vasche d’acqua e l’amplificazione per dare un suono stereofonico alla musica accarezzata dalle mani degli esecutori e allo strofinio di pietre nella scena della notte in cui San Pietro rinnega Gesù. Inoltre, la musica organica dell’acqua, di volta in volta accarezzata, sbattuta, sfiorata, accompagna i vari momenti del testo, dal battesimo (necessariamente nell’acqua) alla resurrezione (anche essa esaltata dalle acque). In terzo luogo, ai due solisti si richiede una vocalità virtuosistica: il soprano raggiunge tonalità altissime (toccate unicamente dalla musica barocca), il basso deve coniugare una vocalità occidentale con suoni mongoli. Ancora: il violinista e il violincellista devono piroettare alla Paganini. Infine, al coro si richiede di viaggiare da momenti che richiamano il canto gregoriano ad altri derivanti invece dal misticismo tibetano. E Bach? Emerge dalle acque, dai solisti, dal coro e dalla live eletronics tramite allusioni e citazioni. “Water Passion è stato messo in scena alla Sagra Malatestiana a Rimini nel settembre 2009 . Memorabile l’allestimento di Denis Krief, regista italo-tunisino (ha studiato sia dalle suore francesi che dall’iman) residente a Roma ma operante in tutto il mondo, che ha avuto un’idea geniale. La scena era in verticale: tre piani, ciascuno con sette “stanze”, per una “Passione” ispirata al visivo degli affreschi giotteschi della Cappella degli Scrovegni. Altra idea geniale (i budget super ristretti fanno lavorare il cervello): nessun cenno alla Roma di cartapesta della Cinecittà anni ‘50, ma costumi e attrezzeria nello stile d’inizio Novecento acquistati da robivecchi (i costumi costano mediamente 30 euro ciascuno per una “Passione” romagnola in cui si avverte anche il visivo di Pellizza da Volpedo (nella scena dell’Orto di Getsemani). I due solisti strumentali sono al “terzo piano” dell’impianto scenico. Le vasche d’acqua circondano gli spettatori anche e soprattutto musicalmente. Proiezioni alternano acqua, fuoco e ulivi e mostrano grandi città nella scena delle Tentazioni nel Deserto. Il realismo visionario viene accentuato dalla presenza, in scena, di un vero gallo nella scena della notte al tribunale ebraico.

Riguardo al concerto di Santa Cecilia, ancora una volta è stato dato un tocco non convenzionale: tre schermi, due medi e uno maxi, hanno proiettato immagini da film, attinenti alla musica, molto belle, pittoriche e in linea con la partitura. La “Internet Symphony”, tratta dall’“Eroica” di Beethoven, è una curiosità accattivante specialmente se diretta dall’autore. Noto anche il “Crouching the Tiger Concerto” in quanto suite dal film “La Tigre e il Dragone”. “The Banquet”, invece, è una suite commissionata dall’Accademia di Santa Cecilia pur se anche essa nata come musica da film. La pellicola era una versione di un film cinese ispirato all’“Amleto” di Shakespeare (ma il protagonista è una principessa) in sontuoso rinascimento orientale, dove, naturalmente, non mancano duelli e battaglie che si sommano agli intrighi. Da “Amleto”, sono state tratte ben 26 opere, da quelle settecentesche di Gasparini e Scarlatti a quelle recentissime di Saerle e Lanzatti. La più nota è quella di Thomas di metà Ottocento, riascoltata non molto tempo fa anche in Italia. Forse, la versione che meglio cattura la tragedia di Shakespeare, con musiche di Shostakovich (un vero e proprio poema sinfonico), è il film di Grigori Kozintev del 1964, una cui versione restaurata è stata presentata un paio di anni fa a Parma. Le atmosfere nebbiose di Shostakovich e Kozintev sono più affini a Shakespeare del ricco barocco di Fen Xuiaogang. Tuttavia, la partitura eclettica di Tan Dun è affascinante.

(Hans Sachs) 9 mar 2010 10:33

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