giovedì 7 gennaio 2010

L’ANNO DELLE PRIVATIZZAZIONI ASIMMETRICHE, Il Velino 7 gennaio

L’ANNO DELLE PRIVATIZZAZIONI ASIMMETRICHE
Giuseppe Pennisi
Il 2009 appena terminato è stato caratterizzato nei Paesi Ocse non solamente da un freno alle privatizzazioni (a ragione della crisi economica internazionale) ma anche da una forte ascesa dell’intervento pubblico, mentre, nei Paesi in transizione dall’economia pianificata al mercato e nell’economie emergenti, il processo di denazionalizzazione è proseguito secondo il ritmo degli anni precedenti la crisi.
Il tradizionale rapporto annuale della Reason Foundation, uno dei principali osservatori internazionali sulle privatizzazioni con particolare accento ai Paesi Ocse afferma che “l’interesse nelle privatizzazioni rimane altissimo” (nonostante la crisi finanziaria ed economica) e che “oggi come non mai i Governi devono riesaminare con attenzione le loro priorità e concentrarsi sulle loro funzioni a loro essenziali utilizzando al meglio le capacità del settore privato in materia di gestione “. Il rapporto è incentrato, però, sulla partnership tra il settore e quello privato e sui processi di aumento della gestione privata in settori come gli istituti di prevenzione e pena e l’istruzione , specialmente negli Usa, anche se tratta pure di privatizzazioni in servizi pubblici quali i trasporti, l’acqua e lo smaltimento dei rifiuti (Reason Foundation, 2009). Non mancano certo episodi significativi di politiche di privatizzazione; il documento cita in particolare l’esempio della città di Chicago. In generale, però, è l’aumento dell’intervento pubblico a dominare la scena.
Tuttavia,- come già ricordato in questa rubrica- negli Usa , l’indebitamento della pubblica amministrazione federale è giunto, nel 2009, al 12% del Pil principalmente a ragione di salvataggio bancari ed industriali; lo stock complessivo di debito (pubblico e privato) supera il 300% del Pil,. Mentre , all’epoca della Grande Depressione degli Anni ’30, era giunto al 150% del Pil. Nell’Unione Europa e nell’unione monetaria in generale, l’espansione del debito, dell’indebitamento e dell’intervento pubblico causa rischi alla tenuta stessa della moneta unica. . I consuntivi 2009 indicano che lo stock di debito e l’indebitamento netto della pubblica amministrazione giunti al 135% ed al 13% del Pil per la Repubblica Ellenica, toccano il 96% ed il 14% per l’Irlanda, il 75% e l’11% per la Spagna e il 91% l’8% per il Portogallo. Previsioni ancora meno incoraggianti per l’anno in corso: nel 2010, tenendo conto dei “piani di rientro” già annunciati, la Commissione europea prevede un indebitamento netto della pubblica amministrazione al 15% del Pil per l’Irlanda, al 12% per la Grecia, al 10% per la Spagna ed ancorato all’8% per il Portogallo. In aggregato, lo stock debito pubblico per l’area dell’euro sfiora il 90%, principalmente, però, a ragione non delle intemperanze del “club Med” (Grecia, Portogallo, Spagna) e dell’Irlanda, ma della forte espansione dei disavanzi di bilancio di Germania e Francia sia per salvataggi bancari (ed industriali) sia per sostenere la domanda.
Rispetto a questo quadro per i Paesi Ocse , il processo di privatizzazione continua con relativo successo in particolare nei Paesi in transizione. Il Journal of Economic Literature ha appena pubblicato una rassegna analitica di circa 300 studi. Le privatizzazioni, adesso giunte alla “seconda generazione”, vengono esaminate in termini di efficienza, rendimenti and altri indicatori finanziari; i vari studi vengono anche distinti in base a specifiche metodologie econometriche al fine di valutarne la relativa affidabilità e focalizzare l’attenzione sui risultati più credibili. Viene anche tracciata una tassonomia tra effetti di breve e di medio – lungo periodo e sulla base delle pertinenti aree geografiche (Europa Centrale, Commonwealth degli Stati Indipendenti – ossia ex Unione Sovietica- e Cina). In generale , gli esiti finanziari ed economici sono positivi, specialmente se visti nel medio periodo e se la cessione avviene dallo Stato ad azionisti interni (spesso dubbi se avviene a stranieri). L’eccezione è la Cina dove i risultati sono molto diversificati; in generale positivi ma spesso insignificanti ed a volte negativi. Numerosi studi specifici possono essere consultati sulla biblioteca telematica Social Science Research Network; in appendice si presentano alcuni titoli che si suggeriscono per approfondimenti.
E’ in questo contesto più generale che si devono soppesare i rischi e le opportunità di privatizzazioni in Italia come parte della exist strategy dalla recessione che ha colpito durante il Paese nel 2008-2009. E’ questo un tema che pare distante dall’agenda politica che pare avere in cantiere unicamente la privatizzazione della Tirrenia . E’ tema che merita di essere rilanciato, unitamente a quello delle liberalizzazioni , anche e soprattutto per fare sì che gli esiti conseguiti a fine 2009 (l’approvazione della legge quadro sui servizi pubblici locali) non restano sulla carta ma diano l’avvio ad una stagione di fatti concreti.

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