venerdì 16 ottobre 2009

LA CULTURA ULTRAS, LEGGI SUL TIFO E GUERRA RITUALIZZATA Il Domenicale, 17 ottobre

Giuseppe Pennisi
E’ sempre stata unicamente dannosa la “cultura ultra”? E’ questa la domanda che ci si pone dopo avere letto l’ultimo libro di Maurizio Stefanini, giornalista e saggista. “Il tifo- sostiene e documenta” - è un potente momento di socialità che ricrea antichi rituali di solidarietà altrimenti in gran persi nel passaggio alla moderna società urbana di massa. Non a caso, dalle antiche Grecia e Roma all’Inghilterra del XVIII e XIX secolo tifo e democrazia nascono assieme, proprio perché anche la democrazia è a sua volta “ una guerra ritualizzata”. La guerra tra tifosi sugli spalti può addirittura scatenare una guerra guerreggiata vera: dall’America Centrale del 1969 alla ex-Jugoslavia degli anni ’90. Nel 49 dopo Cristo lo stadio di Pompei fu squalificato dopo gli scontri tra i tifosi locali e quelli nocerini; nel 390 Teodosio fece uccidere 15.000 persone per domare una rivolta di tifosi di Tessalonica; nel 532 le due fazioni di Ultras si unirono in una rivolta che incendiò Costantinopoli per 10 giorni provocando 35.000 morti; nel 1314 re Edoardo I d’Inghilterra bandì il foot-ball per la violenza che provocava. “Parteggiano per una divisa, e se in piena corsa il colore dell’uno passasse anche all’altro, anche il tifo e il favore muterebbero”, scriveva Plinio il Vecchio sugli Ultras della sua epoca. E secondo quando denunciava cent’anni fa il fondatore dei Boy Scout Robert Baden Powell, una delle cause della caduta dell’Impero Romano fu che “gli uomini persero il senso di responsabilità verso sé stessi e verso i loro figliuoli e divennero una nazione di fannulloni. Cominciarono a frequentare i circhi, ad assistere alle rappresentazioni di gladiatori pagati, press’a poco come noi ora affolliamo gli stadi per vedere dei giocatori di calcio stipendiati”. Nel 1885 è registrato il primo episodio di violenza collegato al calcio moderno; uno Juventus-Genoa del 1905 porta alle prime intemperanze italiane; il confronto tra Bologna e Genoa del 1925 porta al primo clamoroso coinvolgimento del potere politico; e risale al 1963 il primo morto italiano in seguito a una partita di calcio. Ci vorranno altri 16 anni per il secondo caduto: il tifoso laziale Vincenzo Paparelli, assurdamente colpito da un razzo mentre mangia un panino alla frittata. E poi un’escalation di violenze e di vittime: non solo in Italia, d’altronde. Il tifo organizzato, creato negli anni ’60 dalla Grande Inter di Helenio Herrera a partire da modelli latino-americani, ha dato infatti origine quasi subito a un’ala indipendente dai club stessi per cui parteggia che assume l’etichetta di Ultras, e che si contamina con le suggestioni della violenza politica di quegli anni. Il lavoro di Maurizio Stefanini obbliga a riflettere su uno degli argomenti che sembra tra i più scontati e banali ma che interessa da qualche tempo gli econometrici , come dimostra il libro (di alcuni anni fa) di Rocco Francesco Scandizzo “"L'economia del calcio come Sport spettacolo e il mercato internazionale delle Star" . Ed a maggior ragione gli scenziati sociali che intravedono un nemico culturale degli ultras : la televisione. Poiché li priva di ciò che più li attrae: il sacrificio umano.

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