martedì 6 ottobre 2009

I FONDI SOVRANI E LA RIPRESA, Formiche ottobre

In che modo ed in che misura i “fondi sovrani” possono contribuire alla ripresa? Anche se il tema dei “fondi sovrani” – fondi creati da Paesi con forti attivi delle bilance dei pagamenti e ragguardevoli riserve – e della loro capacità finanziaria (stimata in 3-4000 miliardi di dollari) viene affrontato di frequente nella pubblicistica economica pure italiana, poca attenzione è stata rivolta al ruolo specifico che la loro azione può avere nel sostenere una ripresa economica ancora traballante. La scorsa estate, poi, ci sono state due evoluzioni interessanti che meritano di essere esaminate.
La prima riguarda i fondi medesimi, specialmente quelli di Paesi petroliferi o di Paesi emergenti in particolare (non il Norway Global Pension Fund, ben 360 miliardi di dollari, che ha finalità previdenziali specifiche ed investe con grande maestria specialmente in fondi pensione di tutto il mondo). Si tratta di accordi, sempre più frequenti, tra fondi sovrani per poter fruire di maggiori competenze tecnico-finanziarie (lo ha ammesso il Presidente del Fondo Kazaco Samruk-Kazyna) e avere, quindi, maggiori capacità di analisi e di scelta d’investimenti in un’ottica di medio e lungo periodo, non legati ai risultati trimestrali. Il Fondo di Abu Dhabi, ad esempio, ha concluso un’intesa di questa natura con quello della Malesia ed un’altra con il piccolo fondo sovrano francese per alta tecnologia; l’India e l’Oman hanno dato vita ad un fondo sovrano congiunto; i fondi sovrani di Corea e Malesia hanno stretto un accordo con il fondo australiano d’investimenti QIC; i fondi di Cina, Singapore e Kuwait hanno operato d’intesa per supportare Backrock nell’acquisizione di Barclays Global Investiment.
L’altra riguarda il sempre più chiaro orientamento dei fondi sovrani verso il manifatturiero in via di riassetto. In Italia, sono noti i rapporti, ormai di alcuni decenni, tra la FIAT e la Libia (prima direttamente con il Governo, poi con il fondo sovrano creato a Tripoli). E’ meno noto il ruolo che il fondo sovrano di Abu Dhabi prima e quello del Quasar poi hanno nella riorganizzazione dell’industria metalmeccanica tedesca. Il fondo di Abu Dhabi , con il 9,1% del capitale, è diventato l’azionista di riferimento della Daimler; al termine della fusione tra la Volkswagen e la Porche, il fondo del Qatar deterrà tra il 17% ed il 20% della nuova struttura aziendale. Il fondo del Qatar – attenzione – ha una vasta gamma d’investimenti in Francia: da Suez Environment al principale concorso ippico (le Prix de l’Arc de Triomphe), dai grandi alberghi all’alta tecnologia (nonché ad una fetta importante di Bot francesi sul mercato). Potrebbe diventare uno strumento per un’ancora più stretta collaborazione industriale tra le due rive del Reno.
Gli accordi tra fondi sovrani e la tipologia di investimenti a cui si indirizzano sempre di più fanno sì che assomiglino più al “private equity” , essiccatosi all’inizio della crisi finanziaria (tra l’estate 2007 e l’inverno 2008) che agli “hedge fund”. Non solo è aumentata la trasparenza , e l’adesione sostanziale (non solo formale) ai cosiddetti “principi di Santiago”, dal nome della città dove nell’Ottobre 2008 venne concordato un insieme di regole mirate a maggiore chiarezza nelle operazioni dei fondi, ma soprattutto gli investimenti tendono a guardare sempre più al medio (ed anche lungo periodo) , piuttosto che ad indicatori finanziari a breve termine.
Per queste ragioni, penso che possano dare un contributo significativo alla ripresa, specialmente in Europa e soprattutto se scommettono su settori e comparti che necessitano liquidità per attuare programmi di riassetto strutturale (la metalmeccanica e l’edilizia sono i primi a venire in mente).
I timori che i fondi sovrani vengano gestiti con finalità politiche clientelari sono, in gran misura, non fondati. Lo afferma in modo persuasivo Sven Behrendt in un lavoro appena pubblicato nel “Policy Outlook” del Carnegie Middle East Center a Beirut. Richard Epstein dell’Università di Chicago e Amada Rose della Vanderbilt argomentano che aggravare i fondi sovrani con regolamentazione eccessiva può solamente causare danni ai Paesi che la mettono in atto: inducono i fondi ad investire altrove, con una perdita secca di opportunità.
Per saperne di più
S. Beherndt"Gulf Arab SWFs: Managing Wealth in Turbulent Times" . Policy Outlook, Beirut: Carnegie Middle East Center, 2009
S. Bernstein, J. Lerner, A. Shoar "The Investment Strategies of Sovereign Wealth Funds" Harvard Business School Finance Working Paper No. 09-112 , FEEM Working Paper No. 25.2009
R. Epstein, A. Rose "The Regulation of Sovereign Wealth Funds: The Virtues of Going Slow"
U of Chicago Law & Economics, Olin Working Paper No. 469
M. Zang, F. He China's Sovereign Wealth Fund: Weakness and Challenges" China & World Economy, Vol. 17, Issue 1, pp. 101-116, January-February 2009

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