martedì 8 settembre 2009

IL PECCATO DEGLI ECONOMISTI Il Tempo 8 settembre

Un gruppo di economisti italiani ha scritto (e pubblicizzato) una lettera al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, per rispondere alle critiche del ministro di non avere anticipato la crisi finanziaria ed economica. Anche se gran parte degli economisti non hanno avvertito che uno tsumani era nell’aria, molti (pure italiani) lo hanno fatto; non sono stati ascoltati dai media ma i loro portafogli non hanno subito perdite ed in certi casi sono cresciuti. Coloro che hanno sentito odor di grossa crisi , e sono corsi ai ripari, lo hanno fatto . Il gruppetto di economisti italiani che , venendo l’avvicinarsi della bufera, non ci ha rimesso le penne (ed in certi casi ha pure guadagnato) ha commesso un errore, e sta continuando a commetterlo.. Lo fa notare, con acume, Harold James che insegna storia economica a Princeton ed il cui ultimo libro sta per arrivare nelle librerie (ovviamente di lingua inglese). L’errore consiste nel tracciare un parallelo con la Grande Depressione originata negli Usa nel 1929. In effetti, la crisi attuale è molto più simile a quella delle banche tedesche ed austriache, che, del tutto indipendentemente dagli avvenimenti americani, nel 1931 dovettero fare i conti con un alto grado d’incertezza relativo al valore delle loro attività (riserve, depositi, circolante, ecc.). La risposta della politica fu non solo quella di iniettare liquidità e di dar vita ad una “bad bank” per liquidare le attività più dubbie ma di creare strumenti analoghi ai “Tremonti bonds” di oggidì. Sotto il profilo tecnico, le misure furono molto complicate (e richiesero una base analitica giuridica e finanziaria non solamente economica). E’ forse il caso che numerosi economisti (nostrani e non solo) prendano in mano non solo il lavoro di James ma anche molti scritti dell’epoca (sono quasi tutti in tedesco) al fine di potere dare consigli davvero utili.

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