martedì 8 settembre 2009

Goetterdaemmerung Aix Musica Settembre

WAGNER Götterdämmerung B. Heppner; G. Grochowski; M. Petrenko; D. Duising; K. Dalayman; E. Vetter; A.S. von Hotter; M. Radner; L. Paasikivi; M. Keys; S.Fox; Eva Vogel; A. Jahns. Orchestra Berliner Philarmoniker Direttore Sir Simon Rattle Coro the Rundfunkchor Berlin diretto da Simon Hashley Regia, scene e proiezioni : Stéphane Braunschweig Costumi: Thibault Vancraenenbroek Aix-en-Provence. Grand Théâtre de Provence-(6 luglio 2009).
Con Götterdämmerung , co-prodotto con il Festival di Salisburgo (dove si vedrà a Pasqua 2010), si completa un’interpretazione del wagneriano Ring che rappresenta una vera e propria pietra miliare per intelligenza e modernità di lettura e per qualità di esecuzione musicale. Orphée aux Enfers, coprodotto con un circuito teatrale francese (Tolone, Digione) ed affidato dell’Académie Européenne de Musique è poco più di una spettacolo gradevole – un’occasione, per molti aspetti mancata, poiché (specialmente nell’edizione 1858, quella presentata a Aix) Orphée è non solo una satira mordente del Secondo Impero ma anche un capolavoro dotato di una scrittura musicale e vocale davvero smagliante.
La carica innovativa del Ring di Aix- Salisburgo , particolarmente evidente in Götterdämmerung, è nel dare una lettura psicologica, quasi intimista, dell’enorme saga wagneriana. La scena è composta di tre pareti grigie e una scalinata. L’attrezzeria è fatta di tre sedie, una poltrona in pelle, due letti (essenziali per lo scambio di donne) e alcuni tronchi astratti d’albero. Le proiezioni ci offrono la profondità delle acque del Reno e l’incendio con straripamento finale. Le luci fanno il resto tramite un abile gioco di colori. Un lavoro magistrale di recitazione rende un quadro così spoglio, quasi minimalista, la cornice per l’intrigo di tradimenti e amori che portano alla fine non solo degli Dei ma anche di un’intera classe dirigente terrena tale da tenere l’attenzione tesa per circa sei ore. Altra caratteristica è l’impiego di una formazione sinfonica che, di rado, entra nel comparto del teatro in musica: i Berliner Philarmoniker, guidati da Sir Simon Rattle. Il Ring , e in particolare Götterdämmerung diventano una smisurata sinfonia sull’umanità alla ricerca di un nuovo e migliore futuro. Una meraviglia di colore, di sfumature, di virtuosismo: dal suono chiaro e leggero, quasi etereo, si scivola, dolcemente, alle tonalità nere, tragiche. Di pari statura le voci. A 55 anni Ben Heppner (Sigfrido) non ha perduto nulla né del suo timbro chiaro e trasparente, né della sua musicalità: ha un fraseggio superbo e un legato struggente. Mikhail Petrenko è un Hagen cupo e profondo. Gerd Grochowski è un Gunter torbdo. Gutrune (Emma Vetter), una giovane promessa da non perdere d’occhio. Anne Sophie Von Hotter una Waltraute di grande presenza scenica e vocale. Katerina Dalayman è Brunilde: trova il giusto equilibrio tra l’orgoglio superbo (quasi alterigia) della valchiria (che fu) e l’umanità della donna tradita ma ancora innamorata e che sa immolarsi per se e per gli altri. Ha una voce imponente. Le norme (Maria Radner, Lilli Paasikivi, Mirando Kyes) non sono le solite vecchie avvizzite, ma donne di tre età: una giovane che interpreta anche una delle figlie del Reno, una di mezza età e una verso l’invecchiamento. Seducenti le figlie del Reno (Eva Vogel e Anna Siminska, oltre a Maria Radner).
Pur se portato ai giorni nostri (le scene ed i costumi rispecchiano gli Anni 60), non c’è carica di novità in Orphée aux Enfers. Di buon livello , comunque, la Camerata Salzburg, ma la regia e le gags sono quanto di più convenzionale si possa immaginare. I giovani interpreti , bravi ma ancora un po’ acerbi nelle voci, hanno chiare difficoltà a danzare, specialmente lo scatenato “Can Can” conclusivo. Un difetto sta nell’avere rappresentato lo spettacolo in un teatro troppo grande (l’Archevêché) mentre sarebbe stato più adatto il più piccolo Jeu de Paume Un altro che è difficile affidare a giovani ruoli di adulti molto “vissuti” (come Giove e Giunone). Alcuni giovani infine sono molto promettenti: penso in particolare a Pauline Courtin (Euridice), Emmanuelle de Negri (Cupido), Mathias Vidal (Plutone), Jerôme Bill (John Styx). E quel che conta lo spettacolo pare piacere al pubblico.
Giuseppe Pennisi

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