giovedì 3 settembre 2009

CLT - Kafka nella terra di Fellini Il Velino 4 settembre

Roma, 3 set (Velino) - Si può portare il Franz Kafka delle brume di Praga nella terra solare di Federico Fellini? Con le sue proprie parole messe in musica da un ungherese, nato più di ottanta anni fa, giunto tardi alla composizione (grazie all’amicizia con Pierre Boulez), residente nei pressi di Bordeaux ed a cui viene conferito dalla Biennale di Venezia (sezione musica) il Leon d’Oro alla Carriera? György Kurtàg, un autore raffinatissimo, ma parco di cui solo pochi lavori si trovano in cd negli stessi principali negozi di dischi. È la sfida che si è posto Denis Krief. E che probabilmente nessun altro poteva porsi. Krief è multiculturale come Kurtàg; romano (in quanto risiede nella capitale da lustri), tunisino di nascita ma nelle vene con un sangue l’elemento austro-ungarico filtrato attraverso Trieste si mischia dolcemente con quello arabo-mediterraneo; acclamato in Germania, Francia e Giappone perché specializzato in produzioni eleganti ma a basso costo e per la stessa ragione evitato da teatri (italiani) che preferiscono allestimenti pacchiani ma dispendiosi per la gioia di agenzie, figli, amanti e clientes vari.

Kafka Fragmente è il boccone più squisito della 60esima Sagra Malatestiana che si dipana a Rimini dal 10 agosto a fine novembre e - come visto nel VELINO del 27 agosto - porta nella città romagnola cinque concerti (di complessi internazionali) dedicati a Bach, sette concerti sinfonici (Royal Philarmonic Orchestra, Duetsches Symponie Orchestre, Filarmonica di San Pieteroburgo, Swedish Radio Symphony Orchestra, Orchestre National du Capitol) con grandi bacchette internazionali, un’opera contemporanea, e ben 15 appuntamenti in cui il barocco viene giustapposto al contemporaneo (per i dettagli www.sagramalatestiana.it). Per Kafka Fragmente è l’inizio di un lungo cammino. Speriamo che si possa presso vedere a Roma: Sindaco, Assessore alla Cultura, management di Musica per Roma o di RomaEuropa Festival oppure dell’Accademia di Santa Cecilia perché (di questi tempi) vi fate scappare una chicca iper-low cost e vi lamentate dei “tagli” allo spettacolo dal vivo? Attenzione: rischia di andare in tournée in Germania ed altrove e lasciarvi a piagnucolare.

Ma cosa è Kafka Fragmente? È un’opera compiuta che richiede, per essere messa in scena, solo un soprano (Sara Allegretta a Rimini) ed una violinista (Jeanne-Marie Conquer). Dura 50 minuti ed è strutturata in otto “scene” e quattro parti. Le “scene”, attenzione, non richiedono fondali e cartapesta: Kurtàg afferma che il luogo adatto per rappresentarla è una qualsiasi strada- “un’opera da strada”. Krief ha scelto un cantiere aperto nel semi-distrutto complesso degli agostiniani, corredato da proiezioni di incisioni di Kubin e di immagini di film dei tempi di Kafka e di Kurtàg. Le quattro parti (ciascuna frase viene dai diari e da lavori giovanili di Kafka) esprimono i timori ed i tremori del giovane di fronte alla “folla cittadina”. È immediato il riferimento a “Amerika” (nelle versioni italiane) che, come suggerisce Marco Federico Solari in suo saggio fresco di stampa, sarebbe meglio intitolare “Il disperso” quale nell’originale.

È un punto importante perché quattro anni fa, il ciclo di “opera da camera” a bassissimo costo iniziò con Diario di uno scomparso di Leoš Janàcek. Mentre in Janàcek, lo “scomparso” resta tale, senza approdo, la quarta parte di Kafka Fragmente mostra un filo di speranza: “ci abbagliava una notte di luna”. La stessa luna a cui guarda Fellini nei suoi ultimi film. La partitura, raffinatissima, è aggiornata alle più recenti acquisizioni dell’avanguardia ma abbraccia l’ascoltatore come se si trattasse di canti e suoni a lui noti da sempre. Esecuzione esemplare di un lavoro non facile e che merita di essere più e meglio conosciuto.

(Hans Sachs) 3 set 2009 16:14

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