domenica 6 settembre 2009

BANDIERA, PIL E BENESSERE , Il Tempo 6 settembre

Nel dibattito sulla bandiera in corso in questi ultimi giorni, è mancata la dimensione economica. Non che sia la più importante ma noi economisti ci impicciamo un po’ di tutto. E, quindi, anche dei nessi tra la bandiera , da un lato, e varie misure della crescita e del benessere, dall’altro. Voxi Heinrich S. Amavilah, che insegna economia tanto in una delle università dell’Arizona quanto a Monaco di Baviera, ha scelto da anni questo come suo campo di ricerca. I suoi studi non sono di facile reperimento in Italia (tranne che non si faccia ricorso alle biblioteche telematiche del Social Science Research Monitor o dell’Università di Monaco), ma chi vuole si può rivolgere direttamente a lui per posta elettronica, a nome mio, (amavilah@msn.com) e chiedergli un elenco dei principali titoli e la spedizione di qualcuno di essi in pdf.
Ai fini del dibatto in corso – non si tratta di una discussione da spiaggia – il più importante è il saggio National Flags, National Flag Colors, and the Well-Being of Countries" (“Bandiere nazionali, colori delle bandiere ed il benessere dei Paesi). Il lavoro analizza , con un’interessante strumentazione statistico-econometrica, l’importanza delle bandiere nazionali e di loro colori, da un canto, ed il benessere economico, dall’altro, in 93 Paesi nel 2007. In sintesi, l’esistenza di una bandiera nazionale in cui si riconosca la popolazione della Nazionale ha un effetto positivo significativo sul benessere di un Paese, pur se l’incidenza varia tra le varie aree del mondo. Le misure di benessere, invece, sono inelastiche rispetto ai colori della bandiera. In parole povere, la bandiera ha un valore economico (oltre a quelli politici e sociali che tutti conosciamo e riconosciamo), mentre i suoi colori, le sue strisce, le sue stelle, i suoi stemmi ne hanno molto meno (in base a quanto ne sappiamo oggi).
Per Amivilah, il benessere viene misurato, in prima approssimazione, in termini di pil pro-capite o di consumi pro-capite. Le analisi, specialmente dell’Università di Zurigo, sull’”economia della felicità” mostrano che il risultato non cambia se si utilizzano indici di felicità. Per i giovani – ci dice un lavoro recentissimo della Università di Stanford- la felicità è spesso vista come uno stato di eccitazione. Per gli anziani, invece, come uno di calma contemplativa. Tanto i giovani quanto gli anziani, però, avvertono maggiormente la felicità se la bandiera esiste ed è pure simbolo del patto tra generazioni nell’ambito della Nazione.
Non sono concetti del tutto nuovi in Italia. Pur non occupandosi direttamente della bandiera, nel Quaderno SEMEQ n. 13 del 2009, Anna Carabelli e Mario Cedrini (ambedue dell’Università del Piemonte Orientale) analizzano scritti poco conosciuti di John Maynard Keyned (quale il saggio sulle possibilità economiche dei nostri nipoti) e suoi inediti giovanili sull’etica della Nazione per giungere a conclusioni analoghe.
Riflettiamoci quando vediamo sventolare il Tricolore.

Nessun commento: