lunedì 24 agosto 2009

Opera, a Torre del Lago la super “Tosca” firmata Lucio Dalla Il Velino 24 agosto

CLT -

Opera, a Torre del Lago la super “Tosca” firmata Lucio Dalla
Roma, 24 ago (Velino) - L’esperimento in corso al Festival Puccini di Torre del Lago (Lucca) merita attenzione in quanto è un tentativo serio di portare nuovo pubblico a un teatro in musica che sia nel contempo spettacolare e di livello dal punto di vista artistico. Un po’ ciò che avvenne in Francia intorno il 1830 quando, esauritasi la fase dell’opéra lyrique, nella “grande boutique” (così veniva chiamato il teatro parigino dell’opera, dotato di attrezzature, per l’epoca, modernissime) subentrò il grand-opéra” di Meyerbeer, Halévy, Auber. Oppure quanto si tentò in Italia mentre il melodramma verdiano volgeva al tramonto e Ponchielli, Lauro Rossi e altri tentarono una forma di grand-opéra padano. A Torre del Lago, si mettono a confronto un nuovo allestimento di “Tosca” (con regia firmata da Beppe De Tomasi) e una revisione integrale riscritta e composta da Lucio Dalla in cui dell’opera pucciniana resta unicamente la trama, anch’essa rivisitata con l’aggiunta di una veggente che predice alla protagonista il proprio futuro. La “Tosca” firmata da De Tomasi (con Fabrizio Maria Carminati alla guida dell’orchestra) ha un impianto tradizionale e ha riscosso notevole successo, particolarmente grazie alla protagonista Amarilli Nizza. Quella di Lucio Dalla ha avuto un anteprima a Ferragosto, debutta giovedì 27 agosto e ha in programma una lunga tournée (Verona a settembre, Bologna a ottobre, Milano a novembre, Roma il prossimo febbraio) con trasferte già previste in Corea e in Giappone e probabilmente in vari paesi europei. Il produttore è David Zard, lo stesso di “Notre Dame de Paris”. Nel golfo mistico, però, ci sarà l’Orchestra del Festival Puccini. Ci si affida a cantanti-attori che sappiano anche ballare ed effettuare prove acrobatiche.

Rispetto alla versione vista a Roma alcuni anni fa, lo spettacolo allestito in anteprima (solamente di alcune scene) a piazza Mazzini a Viareggio a Ferragosto, si presenta rinnovato negli effetti scenografici: un’opera colossale con impianti di riproduzione sonora ultramoderna e proiezioni multimediali spettacolari. Le molteplici cifre musicali e visive che inverano la “Tosca” di Lucio Dalla disorientano inizialmente il pubblico. All’insegna di una ricercata ridondanza di effetti sensoriali, scorrono e inondano come uno straripante torrente mediatico offrendo scene montate e patinate in guisa di sofisticato videoclip. Al sogno premonitore di Tosca (Rosalia Misseri), dove la preveggente Sidonia (Iskra Menarini) esprime l’oracolo sinistro (“Amore disperato”, leitmotiv dell’opera), segue subito la lotta, sostenuta con estrema dinamicità tra il pubblico, in cui si scontrano coreograficamente giacobini e papalini e si salva un disorientato Angelotti (Antonio Carluccio); all’apparizione di Cavaradossi (Graziano Galatone) intento a dipingere nella stilizzata chiesa di Sant’Andrea della Valle, si oppone l’entrata in stile “Matrix” del perfido Scarpia (Vittorio Matteucci).

Mentre la “Tosca” di Puccini si basa su una drammaturgia molto semplificata, e molto efficace (Illica e Giocosa ridussero da cinque a tre anni la pièce di Sardou eliminando personaggi minori e intrecci secondari), quella di Dalla è articolata in un quasi ossessivo mutare di situazioni e atmosfere. Alla melodia struggente rispondono i ritmi concitati inneggianti la libertà, ai duetti d’amore (“Luce dei miei occhi”) la satira clericale al ritmo del can can (“Dio, Dio, Dio”), ai brani pop tipicamente dalliani i passaggi da colonna sonora cinematografica e da romanza. La lotta manichea tra bene e male, tra indipendenza e ossessione, tra amore e morte sembra non esaurirsi mai, corroborata da un corredo insistito di video proiezioni e monitor a creare immagini caleidoscopiche e suoni in riproduzione dolby surround.

Avrà successo? È un lavoro che finanziariamente deve reggersi sulle proprie gambe. Quindi, nel caso non attirasse abbastanza pubblico, non ammortizzasse le spese d’investimento nella lunga tournée e non portasse un utile netto agli investitori, sarà un’esperienza di breve durata. Sarà il mercato, insomma, a giudicare. Ci sono già stati esperimenti analoghi, anche italiani. Ad esempio, la mastodontica “Divina Commerdia, l’opera” di Marco Frisina non ha entusiasmato i critici musicali ma ha reso bene al botteghino, mentre “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante si annovera fra i fenomeni internazionali e ha pure permesso all’autore di conseguire il titolo di grande ufficiale della Repubblica italiana.

(Hans Sachs) 24 ago 2009 12:06

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