giovedì 23 luglio 2009

IL MAXI-DUOPOLIO NON E’ POI COSI’ LONTANO Il Tempo 23 luglio

IL MAXI-DUOPOLIO NON E’ POI COSI’ LONTANO
Il riassetto della finanza internazionale per il mondo del “dopo-crisi” sta prendendo forma più rapidamente del previsto e prima ancora che al prossimo G20 in programma a Pittsburgh si facciano concreti passi avanti verso i nuovi global standard delineati poche settimane fa nel Lecce Framework (dal nome della città dove si è tenuta la riunione dei Ministri Economici e Finanziari dei maggiori Paesi industrializzati) ed al supervertice de L’Aquila.
Unicamente pochi addetti ai lavori si sono accorti del significato delle relazioni sull’andamento nel secondo trimestre 2009 presentate dalle maggiori finanziarie americane a metà luglio. Il quadro che ne risulta è che la Wall Street del “dopo-crisi” è dominata da due finanziarie: Goldman Sachs e JP Morgan, le sole i cui conti indicano utili non solamente elevati nel trimestre ma nel medio e lungo periodo. Occorre valutare con cura le trimestrali pubblicate il 17 luglio da Bank of America e Citigroup: sono molto positive, a ragione, però, non di determinanti strutturali, ma di alcuni movimenti valutari e sopratutto di operazioni una tantum (la vendita della China Costruction Company da parte della Bank of America e da un paio di colpi andati a buon segno dalla Smith-Barney, ora poco più di una divisione della Citigroup). Sono aspetti tecnici poco notati in Italia dalla stessa stampa specializzata, ma densi di significato politico.
Al di la dei dati di bilancio, il quadro che ne emerge è una Wall Street dominata da un maxi duopolio finanziario, a ragione del fallimento di Lehman Brothers, della ritirata di Morgan Stanley e della fine virtuale di Merrill Lynch e di altre finanziarie di peso sino a due anni fa. Lo sottolinea con acume il Premio Nobel Paul Krugman in un suo “blog” datato 19 luglio in cui sostiene che questa evoluzione “è buona” per Goldman Sachs e per JP Morgan ma “è cattiva” per gli Usa.
E per l’Europa e per l’Italia cosa vuol dire? Il duopolio finanziario nella maggiore piazza mondiale – dopo il drastico ridimensionamento di quella di Londra e le lacrime in cui versa quella di Tokio- sembra molto lontano. Ma ha effetti ed implicazioni molto vicini. I principali sono i seguenti: a) la teoria della politica economica “positiva” (ossia di come vengono prese le decisioni di politica economica) insegna i nuovi “global standard” avranno bisogno della benedizione del duopolio prima ancora che dei Governi; b) gli intrecci internazionali tra banche e finanziarie dimostrano (si leggano gli atti della sessione dedicata al tema all’ultimo congresso scientifico dell’American Economic Association) che il duopolio detta regole ai nostri istituti (è una determinante del “soffocamento” delle piccole e medie imprese a cui pochi giornalisti economici, pur prestandogli attenzione, dedicano inchieste); c) in barba alla pubblicistica su un’economia internazionale sempre più “multipolare”, il duopolio a Wall Street contiene il rischio che gli spazi si restringano. Per tutti.
L’Italia, da sola, può fare molto poco. A ragione del ruolo che ha nel G8-G20, ha, però, più degli altri Paesi il diritto-dovere di porre il problema. E d’indicare soluzioni.

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