sabato 25 aprile 2009

IL LIRICO DI CAGLIARI TRASLOCA IN RUSSIA Milano Finanza 25 aprile

Da almeno dieci anni, il Teatro Lirico di Cagliari inizia la stagione lirica per la “Festa di Sant’Efisio” (Santo per cui c’è molta devozione nell’isola) con un’opera o mai messa in scena in Italia o raramente rappresentata. “Semën Kotko” di Serghej Prokovief è stata vista un paio di serate alla Scala all’inizio degli Anni 70 nell’ambito di una tournée del Bolshoi. E’ “un lavoro maledetto”. Rientrato in Russia dopo 17 anni all’estero, Prokofiev la concepì alla fine degli Anni Trenta; venne e messa in scena a Mosca nel giugno 1940 (pochi mesi prima il “committente”, Vsevolod Meyerhold, era stato fatto passare per le armi, dopo un processo-farsa) all’unico fine di ingraziarsi il potere. Scelse uno dei romanzi più apprezzati da Stalin (Io, figlio del popolo lavoratore) di Valentin Kataiev. Negli ultimi mesi della prima guerra mondiale, il proletario soldato Kotko torna nel suo villaggio ucraino, dove i possidenti tramano contro “i rossi” (collaborando, più o meno apertamente, con i tedeschi). Kotkto è innamorato della bella Sophia lo ricambia. Il villaggio viene invaso da tedeschi (pur in ritirata) che fanno stragi di contadini; il padre della fidanzata del buon Kokto diventa un collaborazionista. Il ragazzo scappa in montagna per tornare, con i partigiani, proprio mentre Sophia sta per essere data in moglie (contro-voglia) ad un proprietario terriero. Sconfiggono tedeschi e collaborazionistie si lanciano in inni patriottici.
La partitura presenta elementi d’interesse: le tecniche vocali spaziano dal parlato con notazioni ritmiche a melodie tradizionale con tutta una vasta gamma di soluzioni intermedie. C’è un realismo alla Mussorgskiy nel modo in cui voci (ed orchestra) si sovrappongono. Tra protagonisti e caratteristi l’allestimento richiede circa 25 solisti. L’opera non venne apprezzata dai poteri costituiti; sparì dalla Russia sino agli Anni 70.
La produzione in scena a Cagliari sino al 4 maggio e successivamente a San Pietroburgo al Mariinskij (che la co-produce) utilizza un impianto unico (un’Ucraina devastata sino ad assomigliare ad una discarica) dove si svolgono le trentina di rapidi quadri. La regia di Yuri Alexandrov pone molto l’accento su recitazione ed effetti speciali (incendi, combattimenti). Buona la concertazione di Alexander Vedernikov. Impossibile elencare la lunga schiera di cantanti – tutti ottimi attori. Occorre , tuttavia, ricordare come la Russia sfoggi una gamma di voci di tenore e di basso da fare invidia. E’ il lato migliore di un “Semën Kotko” che sarebbe potuto restare nella soffitta dei lavori d’occasione. (non del tutto riusciti)

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