sabato 28 marzo 2009

IL RE NUDO, Musica Aprile

LOMBARDI Il Re Nudo Elio, D. Formaggia, P. Coni, N. Irshewood, A. Panunzio, S. Franceschetto, A. Svab, S. Visentin, S. Testa, M. Calcaterra, M. Boni, A. Trevisan, M. Settimo, Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma direttore Enrique Mazzola, regia Dmitrij Bertman, scene e costumi Lena Lukjanova, movimenti mimici di Edvald Smirnov Libretto di Sandro Cappelletto da una commedia di Evgenij Schwartz.
Roma, Teatro Nazionale 20 marzo 2009

Su commissione della fondazione del Teatro dell’Opera di Roma (in co-produzione con l’Opera di Bremen dove sarà in scena tra qualche mese - ma si parla già di possibili repliche a Bolzano ed a Mosca), il “divertimento in due atti” di Luca Lombardi e Sandro Cappelletto è tratto di un lavoro satirico di Evgenij Schwartz, ispirato a sua volta da tre fiabe di Hans Christian Anderson. Da un lato, prende in giro l’arroganza ceca del potere (e del Palazzo); dall’altro, la stupidità del “popolo bue” che segue potere (e Palazzo) sino a quando l’innocenza di un bambino apre loro gli occhi. I lavori per la scena di Lombardi sono molto rappresentati all’estero, specialmente in Germania. L’intenzione è chiaramente quella di fare uscire l’opera contemporanea dai circoli per pochi “addetti ai lavori” e portarla al grande pubblico senza giungere, da un lato, alla “rock opera-musical” o, dall’altro, a espressioni neo-veriste nazional-popolari tipo “La Zingara Guerriera” di Luigi Nicoli e Paolo Limiti (dopo il debutto al milanese Dal Verme in scena , in aprile, a Novara). Infatti, anche se il libretto è veloce e divertente e la partitura piena di ritmo (ed il personaggio principale tagliato su misura su un cantante di grande notorietà nella musica leggera solo da alcuni anni approdato in quella “colta”, Elio dell’ensemble “Elio e le storie tese”), la scrittura musicale e vocale è diretta ad un pubblico che ben conosce la storia del teatro in musica: densa di citazioni, è colma di ironia nei confronti dell’’”opera seria” (c’è anche un’aria di coloratura), del “belcanto”, del melodramma ottocentesco , del verismo. Ci sono echi dell’operetta viennese (il valzer) e della musica afro-cubana, giungendo pure ad una garbata presa in giro dei Platters. Spigliato e spesso con toni da chansonnier (come “Le Balcon” di Eötvös), la messa in scena viene valorizzata dalla regia , scene , costumi e movimenti mimici della “squadra” (Bertman, Lukjanova, Smirnov) che ha fatto diventare il teatro Helikon di Mosca una delle fucine di innovazione e di idee geniali a basso costo di produzione della scena lirica mondiale. Essenziale e funzionale l’impianto scenico unico (in stile Anni 70) ed i costumi (pure essi in stile Repubblica delle Banane quale nei film di 30 anni fa) . Di gran livello la recitazione. Nel cast spiccano, oltre ad Elio, Sonia Visentin e Danilo Formaggia. Paolo Coni ha un piccolo ruolo da “cammeo”. La “prima mondiale” ha avuto un buon successo. Si vedrà nelle repliche se l’intenzione di fondo viene apprezzata da un pubblico differente da quello degli appassionati di teatro in musica che non mancano una novità .
Giuseppe Pennisi

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