sabato 28 febbraio 2009

TUTTE LE RAGIONI DEL NUCLEARE, FFwebnagazine del 28 febbraio

L’intesa Italia-Francia in materia di cooperazione per lo sviluppo del nucleare a fini civile non può non risvegliare ricordi ad un economista che ha dedicato parte importante della propria vita professionale su temi attinenti alle fonti d’energia. Ho cominciato ad operare in questo campo quando ero giovane, al centro studi Cespetrol (negli Anni 60) sia in Banca Mondiale (negli Anni 70) sia più di recente in vari incarichi per la pubblica amministrazione italiana. Alla fine degli Anni 60, appena entrato in Banca Mondiale, nell’ambito dello studio sulla convenienza di utilizzare energia nucleare nei Paesi in via di sviluppo; l’analisi costi efficacia effettuata con la metodica dell’epoca diedi risultati piuttosto incerti ed il possibile supporto dell’istituzione a progetti elettronucleari venne in pratica abbandonato.
Negli Anni 80, all’allora Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica, a dover coordinare il lavoro di una commissione per decidere il ri-finanziamento di due progetti sperimentali, il Pec ed il Cirene. Non solo le stime dei costi erano aumentate di vari multipli (rispetto a quelle iniziali) ma la tecnologia era ormai obsoleta; i proponenti (all’epoca l’Enea) aveva come unico argomento quello di completare i progetti per cederli al Ministero degli Affari Esteri (Mae) che avrebbe potuto utilizzarli per l’addestramento di personale di Paesi in via di sviluppo a valere sui fondi della cooperazione. Ovviamente, non se fece nulla.
Interessante ed ancora attuale l’analisi per la riconversione della centrale termonucleare di Montalto di Castro anche come esempio di analisi costi benefici relativamente a investimenti o politiche in cui l’elemento rischio è di grande rilievo e la tecnica del “valore di rovesciamento” rappresenta un’utile scorciatoia operativa.
Alla fine degli Anni 80, i risultati di un referendum, tenuto dopo l’incidente all’impianto termonucleare a Chernobyl in Ucrina, venne interpretato come un esito chiarissimo di un’analisi costi benefici politica in materia di sviluppo dell’energia nucleare a fini produttivi: un forte e netto “no”. Le implicazioni erano semplici per impianti piccoli ed obsoleti (quali quello di Borgo Sabotino) – da dismettere – o per impianti in progettazione (quali il secondo lotto della centrale di Trino vercellese), ma complicate per impianti in costruzione (quale quello di Montalto di Castro) dove per di più era già stato effettuato un forte investimento che altrimenti non avrebbe avuto utilizzazione economica. Il Parlamento diede mandato al Ministro dell’Industria di studiare “la fattibilità tecnica e la utilità economica” della conversione dell’impianto (Ministero dell’Industria, 1988).
Un’apposita commissione (di cui facevano parte anche esperti di nome e livello internazionale- la presiedeva il Prof. Spaventa ora alla guida del Monte dei Paschi di Siena e ne faceva parte il Prof. Draghi oggi Governatore della Banca d’Italia) decise di fare ricorso all’analisi costi benefici per affrontare il problema. Era un’impostazione corretta in quanto si trattava di progetto “marginale” (nel senso che la sua realizzazione o meno non incideva sulla struttura di produzione del Paese) e si cercava una risposta dicotomica: accettazione o rigetto dell’operazione. La commissione, però, non affrontò mai quale analisi condurre, se dal punto di vista della collettività (a prezzi “economici” e nell’ambito di una funzione di benessere sociale anch’essa “economica”) o dal punto di vista dell’ente produttore (l’Enel) e dei consumatori. Ammesso che il referendum aveva dato una risposta all’analisi dei costi e dei benefici “politici”, si sarebbe dovuto optare per un’analisi finanziaria od economica oppure meglio ancora per ambedue. Sotto il profilo dell’analisi economica, poi, si sarebbe dovuto affrontare il problema del valore economico da dare al bene pubblico “sicurezza” (nel senso di “assenza di rischio”) ed al bene meritorio o sociale “innovazione”. Il primo, in particolare, nel caso di una centrale nucleare ha una caratteristica peculiare: la probabilità di un incidente è molto bassa, ma in caso di incidente i danni a cose e persone sono vastissimi. Sotto il profilo dell’analisi economica, la commissione avrebbe dovuto anche chiedersi quale numerario (e quale sistema di prezzi ombra) adottare. La commissione produsse un documento in cui si faceva, essenzialmente, un’analisi costi benefici dal punto di vista dell’ente produttore (l’Enel, che aveva comunque fornito i dati tecnici) e delle eventuali sovvenzioni dall’erario all’ente – quindi qualcosa di intermedio tra analisi “finanziaria” ed una ”fiscale”. L’assunto implicito di base era che la convenienza, o meno, all’ente produttore ed all’erario era rappresentativa anche della convenienza, o meno, alla società. Questo è assunto rudimentale e riduce la funzione di benessere sociale ad una esprimente gli obiettivi dell’Enel.
Nel documento si raffrontava il completamento dell’impianto nucleare con una centrale a gas ed una policombustibile, quantizzando i costi relativi sia di investimento sia di esercizio, per ciascuna soluzione, nell’ipotesi di una produzione equivalente di energia. Sotto questo profilo, si seguiva una prassi standard di metdo e tecnica di analisi sin dagli Anni 60 per l’analisi di progetti di produzione di energia elettrica e di altri servizi di pubblica utilità (van der Tak 1966, Saunders, Warford e Wellenius, 1983, Commissariat au Plan 1986). Depurato da alcuni errori contabili (ad esempio, i costi per il contenzioso e gli interessi sul capitale vengono considerati costi “economici”), il confronto concludeva che l’alternativa nucleare era quella più “conveniente” sia per l’ente sia per l’erario, ossia la pubblica amministrazione ed ergo, nel documento della commissione, per la collettività (Ministero dell’Industria, 1988).
Un centro studi economici privato, invitato informalmente dal Ministro del Tesoro dell’epoca a verificare il lavoro della commissione, ne corresse gli errori contabili ed ordinò le alternative in base al Saggio interno di rendimento (Sir): 18,5% per il nucleare, 10% per il gas ed 11% per il policombustibile (Leon e Tenenbaum, 1988 a e b). Anche se il problema di fondo consisteva nel raffronto non di progetti differenti ma di alternative tecniche per raggiungere il medesimo obiettivo progettuale (ossia la produzione annua di una determinata quantità di energia elettrica), l’analisi avrebbe dovuto ordinare le alternative non in base al Sir ma in base al Valore attuale netto (Van) per ragioni note a chiunque abbia dimestichezza con la metodologia, e la teoria ad essa sottostastante . Inoltre né l’analisi della commissione né quella del centro studi affrontavano i quesiti di fondo: come valutare il bene pubblico “sicurezza” (assenza di rischio) ed il bene meritorio o sociale “innovazione”.
Questi errori vennero colti da Francesco Forte che, per avere rivestito ruoli pubblici e in politica economica e in particolare nel settore dell’energia, aveva peso nel dibattito; affidò la sintesi delle sue analisi al più diffuso quotidiano italiano (Forte, 1988) . Il suo lavoro affrontava correttamente la valutazione in quanto problema di minimizzazione dei costi complessivi e proponeva, per quantizzare il bene pubblico “sicurezza”, l’utilizzazione, ai fini dell’analisi, di stime di costi aggiuntivi (all’alternativa nucleare) quali derivati da un recente rapporto sulla sicurezza nucleare all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) al Governo italiano. Su questa base, concludeva che il policombustibile sarebbe stata l’alternativa tecnica che avrebbe minimizzato i costi totali all’ente ed all’erario e fornito , al tempo stesso, un livello di sicurezza adeguato alla collettiva. Le alternative venivano correttamente raffrontate sulla base del Van non del Sir ; il Sir veniva computato utilizzato il saggio (8%) allora utilizzato per la valutazione dei progetti d’investimento pubblico presentati al Fondo Investimenti ed Occupazione (Fio).
In un’analisi parallela, anch’essa pubblicato in forma riassuntiva (Pennisi, 1988), seguì la stessa strada di Forte con alcune caratteristiche aggiuntive. Sotto il profilo della stima dei benefici e dei costi economici, raffrontavo i costi per il bene pubblico “sicurezza” quali derivanti dal rapporto Aiea con le tecniche allora in vigore negli Usa (Spranger, 1987) e giungevo alla conclusione che le stime quantitative sarebbero state approssimativamente le stesse (per la due alternative, nucleare e policombustibile) in termini di costo pro-capite nell’area potenzialmente a rischio, pur molto basso. Tentai anche di affrontare il tema della quantizzazione del bene meritorio-sociale “innovazione”, concludendo che a tale voce si doveva dare un valore nullo in quanto la tecnologia termonucleare utilizzata per l’impianto di Montalto era già superata da quella adottata per impianti in costruzione in Svezia e Svizzera. La stima del Van veniva rielaborata utilizzando un saggio di attualizzazione al 5%, considerato meglio rappresentativo del saggio di interesse sui consumi (Pennisi, 1989; Vatter, 2008); in tal modo, si rendeva l’intera analisi compatibile con l’obiettivo di crescita dei consumi e soprattutto con un sistema di prezzi di riferimento che, nel vincolo dei dati e del tempo disponibile, aveva i consumi come numerario implicito. I risultati confermavano che il policombustibile appariva come l’alternativa tecnica preferibile se la “sicurezza” veniva stimata seguendo le procedure Aiea-Usa e considerando nullo il valore dell’innovazione. Al saggio di attualizzazione del 5%, il test di accettazione o rigetto avrebbe dato risultati rovesciati (ossia favorevoli all’alternativa nucleare) se non si fosse aggiunto il costo delle ulteriori misure di “sicurezza” e, come richiesto dall’ente produttore, si fosse invece inclusa una valorizzazione positiva per l’innovazione, considerando l’impianto come “presidio” per l’innovazione nel settore.
Quali implicazioni per le politiche energetiche del XXI secolo? Il metodo risulta valido anche oggi come strumento per valutare le scelte in materia di politiche e progetti, specialmente se arricchito con le nuove tecniche di analisi per affrontare irreversibilità e incertezza (Pennisi, Scandizzo 2003; Chirinko, Shaller 2008; Vatter, 2008). Dato il progresso tecnologico in materia di “sicurezza” è altamente probabile che oggi i risultati siano “rovesciati”, rispetto a 21 anni fa, a favore del nucleare.

Riferimenti


Commissariat au Plan (1986) Evaluer les politiques publiques , Parigi
Chrinko R., Shaller H. (2008) “The Irreversibility Premium” CESifo Working Paper n. 2265
Forte F. (1988) “La verità su Montalto di Castro” in “Corriere della Sera” 18 marzo
Leon P. e Tenenbaum M. (1988 a) “Montalto: conti per chiudere il cerchio” in “Politica ed economia” marzo
Leon e P. Tenenbaum M. (1988b) “Politica e numeri divisi dall’atomo” in “Il Sole-24 Ore” 30 marzo
Ministero dell’Industria (1988) “Relazione della Commissione Ministeriale sulla possibilità tecnica e sulla convenienza economica della conversione della centrale nucleare di Montalto di Castro” Roma
Pennisi G. (1988) “I conti di Moltalto” in “Mondoperaio” maggio
Pennisi G. (1989), “Economic Appraisal of Environment-related Project. Many Certainties and a Few Uncertainties” in “ Economia delle Scelte Pubbliche – Journal of Public Finance and Public Choice”
Pennisi G., Scandizzo P.L. (2003) “Valutare l’incertezza” Giappichelli 2003
Saunders R. , Wardorf J. E Wellenius B. (1983) “Telecomunication and economic development” The Johns Hopkins University Press, Baltimora
Spranger M. B. (1987) “De minimis rirsk concepts in the Us nuclear regulation commission: as low as reasonably achievable“ in “Project Appraisal” December
Van der Tak H. (1966) “The economic choice between hydroelectric power and thermal power development” The Johns Hopkins University Press, Baltimore
Vatter M. (2008) “Social Discounting with Diminishing Returns on Investment”, in “Economic Insight”

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