giovedì 12 febbraio 2009

LA FONDAZIONE ROMA INAUGURA LE CELEBRAZIONI PER II VENT’ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO, Il Velino 6 febbraio

Non so quanti italiani lo sapranno, dato che se non sono fortemente etichettate (specialmente da una parte politica) sulle notizie importanti vige spesso il silenzio stampa. Tuttavia, noi de “Il Velino” pensiamo che la notizia sia importante e vada diffusa: alla Philarmonie in quel di Von Karajan Platz di Berlino (forse la più autorevole sala di concerti nel mondo, certamente la più prestigiosa in Europa), le celebrazioni per la ricorrenza dei vent’anni dalla caduta del muro non sono state aperte da un’orchestra sinfonica tedesca, ma da una italiana. E dall’unica probabilmente interamente privata e che non riceve contributi da Pantalone. La Orchestra Sinfonica della Fondazione Roma è stata scelta, tra tante, per iniziare, la sera del quattro febbraio, un programma che si articola su tutto il 2009. Ha diretto Francesco La Vecchia un concerto ispirato all’amicizia tra Germania ed Italia (proprio mentre a pochi passi in un simposio tra politologi si discuteva perché le relazioni tra i due Paesi non sono da qualche anno strette ed affettuose come lo erano un tempo). Il concerto prevedeva, nella prima parte, oltre alla notissima sinfonia de “I Vespri Siciliani” di Verdi, tre lavori purtroppo dimenticati di Martucci (colore orientale, notturno, tarantella), compositore su cui si è voluto , per troppi anni, calare una fitta coltre d’oblio perché “non allineato”; nella seconda parte il poema sinfonico di Richard Strauss (di cui ricorrono i 60 anni dalla morte”: “Aus Italien”(Agli Italiani). Il vostro “chroniquer” era nella sala, circa 1800 posti, gremitissima, e può testimoniare dell’entusiasmo con cui è stato accolta la Os-Fr. . A grande richiesta di bis, l’Os-Fr ha anche eseguito l’”intermezzo” di “Cavalleria Rusticana” di Mascagni e la sinfonia del rossiniano “Guglielmo Tell” Interessante notare come i lavori di Martucci e Strauss siano quasi coetanei , in sostanza poemi sinfonici nello stile degli ultimi anni del XIX secolo; quelli di Verdi e Rossini sono – è noto- inni alla libertà particolarmente adatti alla ricorrenza.
Più che la cronaca della serata (stupefacente il silenzio di alcune assenze istituzionali ed alcuni assordanti silenzi ministeriali incaricati di promuovere la cultura italiana all’estero) ed una recensione (il concerto è stato ascoltato di recente nella sede istituzionale romana dell’Orchestra, l’auditorium di Via della Conciliazione) è importante ricordare che quando, sette anni fa, è iniziata l’avventura, dell’Orchestra, molti non la hanno presa sul serio. Pensare di fare nascere un’orchestra sinfonica puramente privata con un gruppo di giovani appena usciti dai conservatori, era considerato poco credibile e verosimilmente non realizzabile. Anche perché “i ragazzi” ed il loro animatore, il direttore d’orchestra Francesco La Vecchia non andavano con il cappello in mano da Stato, Regione, Provincia, Comune ma progettavano di farcela con il contributo di privati e con gli incassi. Inoltre, il progetto era di portare i giovani ad ascoltare la “musica colta” con una politica di bassi prezzi, coniugando il repertorio più popolare, del Settecento e dell’Ottocento con la sinfonica del Novecento , e con qualche spruzzo di quella contemporaneità.
E’ stato trovato un mecenate, la Fondazione Roma, che oggi, visti i risultati, stanzia quasi 5 milioni d’euro l’anno per l’intrapresa ( a titolo di raffronto il bilancio dell’Accademia di Santa Cecilia supera i 25 milioni d’euro l’anno, di cui due terzi pubblici). Dopo qualche stagione al Teatro Argentina ed al Teatro Sistina, sono riusciti a fare rimettere a nuovo l’auditorium di Via della Conciliazione (1200 posti).migliorato sia nell’aspetto sia nell’acustica. Da novembre a giugno, l’Orchestra vi suona le domeniche pomeriggio alle 17,30 ed i lunedì sera alle 20,30; la sala strabocca di giovani (ed anche d’anziani) a ragione in gran misura della politica di prezzi: per 30 concerti, l’abbonamento intero è € 280 (poco più di un posto in platea o palco per una sola serata alla Scala), ma per gli studenti è € 90 e per chi ha più di 65 anni € 160. Per i singoli concerti, il biglietto intero è € 18, quello ridotto (per studenti ed anziani) € 10. La vera portata innovativa è nei programmi che combinano, nello stesso concerto, Nono con Schubert, Stravinskij con Bruckner, Casella con Brahms, Ciacovskil con Malipiero, Liszt con Shostakovich, Mahler con Dukas suonati da una formazione stabile di 90 strumentisti di cui due terzi circa hanno meno di 30 anni d’età. Una ventata d’aria nuova che mancava nella capitale dell’Italia da quando è stata chiusa la formazione romana dell’orchestra sinfonica della Rai e che ha innescato competizione nel mercato della musica. I costi di produzione sono tenuti bassi da un organico amministrativo all’osso (una decina di dipendenti).
. L’autorevolezza si è imposta anche in Italia quando c’è stata una sempre più accentuata consacrazione internazionale. Da un canto direttori stranieri di livello (come Gunter Neuhold, Lior Shamdal, Amos Talmon) hanno spesso guidato i “ragazzi di via della Conciliazione”. Da un altro, orchestre straniere importanti come i Berliner Sinfoniker sono state ospiti dell’Orchestra. Da un altro ancora, l’orchestra è stata invitata ad esibirsi all’estero - a San Pietroburgo, a Bruxelles, a Madrid (in un concerto presso l’Auditorio Nacional de la Musica a Madrid alla presenza della Regina), in Brasile , ad Atene, e Londra (nella sede della Royal Philharmonic Orchestra), ed alla Großer Saal della Philharmonie a Berlino. Essere stata invitata ad aprire le celebrazioni per la ricorrenza della caduta del muro pone un’orchestra (anche in quanto due terzi degli orchestrali hanno meno di 30 anni) tra le grandi orchestre sinfoniche italiana (Santa Cecilia, i Filarmonici della Scala, l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino). .
E’ importante che se ne conoscano storia e successi in una fase in cui nel mondo della musica tutti protestano a ragione delle ristrettezze finanziarie che hanno imposto riduzioni del Fondo unico per lo spettacolo (Fus). C’è aria nuova. Chi non se accorge è perduto. Lo diceva, in un suo film, anche Tinto Bras, non proprio esperto d’orchestre ma spesso dotato di sana saggezza contadina.

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