lunedì 6 ottobre 2008

NUOVE REGOLE PER LA FINANZA, Il Tempo 6 ottobre

Domani 7 ottobre, a Washington, inizia l’assemblea annuale del Fondo Monetario (Fmi) e del Gruppo della Banca Mondiale (Bm) L’attenzione è puntata sulle istituzioni finanziarie internazionali create a Bretton Woods nel 1944 nella speranza che riescano a risolvere la crisi dei mercati finanziari internazionali scoppiata nella primavera 2007, ma già visibile – Il Tempo all’epoca lo scrisse- nell’autunno 2008.
Gli oltre 2000 delegati che atterrando a Washington dicono, anche alla stampa, di nutrirla, sanno che si tratta di una mera illusione. Da un lato, la crisi ha dimensione e spessore mai visti: la si pensava limitata agli Usa ed al mondo anglosassone; sono adesso nei guai alcune delle maggiori istituzioni finanziarie dell’Europa continentale ed anche di Hong Kong, della Russia e dell’India. Da un altro, Fmi e Bm non sono attrezzate come questa; la Bm ha alcune delle professionalità richieste (per svolgere limitati compiti di vigilanza); il Fmi (da sempre incaricato di supporto a breve termine a problemi macro-economici pure essi di breve periodo) non ne ha nessuna. Da un altro ancora, le istituzioni con sede a Washington e con compiti principalmente tecnici, non possono e non potranno mai sostituirsi ad un obbligo tipico dei Governi: proporre regole, farle approvare da chi di dovere e, soprattutto, una volta approvata, farle rispettare. Ciò non è né statalismo né interventismo, ma pragmatismo puro e semplice: i Governi hanno la funzione precipua di fissare e applicare regole. Se ci affidiamo al Fondo – si potrebbe dire con un gioco di parole- finiremo con l’andare anche noi a fondo, anche perché l’organizzazione è da anni in pessima saluta: con la sua maggiore attività (prestiti a breve termine a Governo) ha perso la sua principale fonte di ricavi (gli interessi sui prestiti) e deve ridurre il proprio organico almeno del 20%.
Le riunioni nella capitale Usa, però, possono essere utili per intrecciare un dibattito tra i Governi presenti (oltre 180, ma quelli che contano sono una ventina) sulle nuove regole per la finanza internazionale (specialmente in materia di derivati) e sui modi per applicarle; in questo quadro, si può anche trovare un ruolo tecnico alle istituzioni di Bretton Woods.
Purtroppo, ancora una volta, l’Europa non arriva all’appuntamento con un piano concreto od idee condivise quanto meno all’interno dell’area dell’euro. La Francia (che in questo semestre ha la Presidenza dell’Ue) si è impegnata in tale direzione al massimo livello. Non ner ha ricavato neanche il classico ragno dal buco. L’Italia ha supportato la Francia. Francia ed Italia sono, tuttavia, due Paesi con i conti pubblici non in buona saluta. La proposta francese avrebbe implicato una sospensione del “patto di stabilità” che altri non sono pronti a sottoscrivere. Lo saranno forse tra qualche mese quando la crisi sarà transitata dalla finanza all’economia reale. Ancora di più di quanto non l’abbia già fatto.

Nessun commento: