lunedì 15 settembre 2008

TAN DUM E LA SUA "LIQUIDA" PASSIONE, Il Domenicale 13 settembre

Chi non ha potuto compiere un viaggio a Pechino ed ottenere le necessarie autorizzazioni per poter mostrare il proprio dissenso (nei confronti di molte prassi della Repubblica Popolare) in uno dei rari luoghi designati a questo scopo, corra a Rimini per potere essere presente ad una delle due rappresentazioni di “Water Passion, after Saint Mattew” (“La Passione sull’acqua, secondo San Matteo) di Tan Dun (19 e 21 settembre). Sono le prime esecuzioni mondiali in forma scenica di un lavoro che dal 2000, sta girando il mondo il lavoro (in versione da concerto). Occorre affrettarsi perché i posti nel Complesso Agostiniani di Rimini (dove viene messa in scena la Passione di Tan Dun) sono limitati.

Ma Tan Dun, vincitore di Oscar per la musica del film “La Tigre ed il Dragone” ed autore di opere liriche (di cui l’ultima “The First Emperor” ha debuttato con successo al Metropolitan di New York il 21 dicembre scorso con Placido Domingo protagonista) non è anche il compositore a cui le autorità di Pechino si sono rivolte per parte della musica della cerimonia iniziale delle Olimpiadi? E’ stato, da un lato, un gesto d’ostentazione di buonismo da parte della nomenklatura e, da un altro, l’irresistibile richiamo della Patria da parte di un cinese che dal 1985 vive negli Stati Uniti.

Ad accezione degli esperti di musica contemporanea, pochi sanno chi è Tan Dun; ne hanno una conoscenza superficiale basata sulle sue musiche da film (necessariamente accattivanti). Nasce in un piccolo villaggio dello Changsha nel 1957 e sin da bambino è attratto dallo “shimao”, il leader religioso (a cui è stata consentito operare sino alla “rivoluzione culturale”); come un chierichetto, lo aiuta nei riti e nelle cerimonie, apprendendo le regole ancestrali delle musica eseguita con pietre ed acqua. La sua religiosità lo fa finire in un campo di lavoro durante la “rivoluzione culturale”. Riesce ad andarsene per una circostanza del tutto fortuita; il naufragio, con perdita di vite umane, di una compagnia d’opera. Da bracciante in risaia, diventa mozzo. La compagnia ne apprezza le doti musicali. Lo invia a studiare al conservatorio di Pechino dove diventa allievo di Toru Takemtsu (uno dei maggiori docenti di composizione dell’epoca). Nel 1985 – grazie all’apertura della Cina al resto del mondo - arriva, con una borsa di studio, a Columbia University dove studia con Chuo Wen-chung, collaboratore di Edgard Varèse. A New York, Tan Dun scopre la sperimentazione e la live electronics con Philip Glass, John Cage, Meredith Monk, Stev Reich. Sviluppa uno stile proprio in cui fonde quanto appreso dalla “shimao” (la musica organica) con il classicismo occidentale che permeava il Conservatorio di Pechino , e lo sperimentalismo.
La “Water Passion” è uno dei frutti più completi di questa fusione di stili e di generi. Nasce da una commissione dell’accademia internazionale di Stuttgart per commemorare i 250 anni dalla nascita di Bach (Tan Dun ricorda che “Bach” in tedesco vuole dire piccolo fiume). Una riscrittura in chiave moderna della “Passione secondo Matteo” di Bach venne commissionata a quattro musicisti contemporanei (oltre a Tan Dun, a Sofia Gubaidulina, Osvaldo Golijov e Wolfgang Rhim). Quella di Tan Dun ha brillato per originalità e successo.

In primo luogo, l’organico non prevede un’orchestra vera e propria, ma un ensemble di percussionisti (che suonano su vasche, della forma di grandi insalatiere, d’acqua – 17 disposte a forma di croce), un violino, un violoncello, un coro, un soprano da coloratura ed un basso d’agilità. Non mancano, naturalmente, sintetizzatori elettronici per meglio collegare i percussionisti e le vasche d’acqua. In secondo luogo, la musica organica dell’acqua (di volta in volta accarezzata, sbattuta, sfiorata) accompagna i vari momenti del testo, dal battesimo (necessariamente nell’acqua) alla resurrezione (anche essa esaltata dalle acque). In terzo luogo, ai due solisti si richiede una vocalità virtuosistica: il soprano raggiunge tonalità altissime (toccate unicamente dalla musica barocca), il basso deve coniugare una vocalità occidentale con suoni mongoli. In quarto luogo, il violinista ed il violincellista devono piroettare alla Paganini. In quinto luogo, al coro si richiede di viaggiare da momenti che richiamano il canto gregoriano ad altri derivanti invece dal misticismo tibetano. E Bach? Emerge dalle acque, dai solisti, dal coro e dalla live eletronics tramite allusioni e citazioni.

Tan Dun afferma che la sua intenzione era quella di creare una Passione che fosse compresa dal pubblico di oggi ma restasse rigorosamente nei binari fissati da San Matteo. Ci è riuscito? Lo dirà la reazione alla prima esecuzione mondiale in forma scenica. Elisabeth Keusch, di “Classical Voice” di San Francisco, lo ha paragonato (dopo un’esecuzione in forma di concerto) a Andrew Lloyd Webber (l’autore di “Cats”) per l’immediatezza con cui sa trasmettere il messaggio.

E’ doveroso ricordare che la musica organica, specialmente sulle acque, non è esclusiva di Tan Dun. L’italiano Nicola Sani ha utilizzato l’acqua (e la “live electronics”) come protagonista di una sua composizione molto laica (“Elements”) di circa tre ore , eseguita nell’estate 2007 a Ponte Sisto a Roma ed affidata a due bei dischi.

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