lunedì 4 agosto 2008

I TRE FANTASMI DELLA DIFFICILE CONGIUNTURA ECONOMICA, L'Occidentale 4 agosto

Non saranno vacanze serene quelle che stanno iniziando per Parlamento e Governo. Sulla congiuntura italiana si aggirano tre fantasmi: la stagnazione (con relativo tracollo dei consumi), l’inflazione (ad un tasso che il doppio di quello considerato della Bce come il tetto oltre il quale le autorità monetarie devono intervenire), la difficoltà a concordare le riforme (federalismo, giustizia) da discutere all’inizio dell’autunno.
I segni della stagnazione vengono, innanzi tutto, dal tracollo del gettito Iva (- 7%) registrato nell’ultimo mese, che si inserisce in un quadro niente affatto rassicurante: l’indice della produzione industriale ha segnato, all’ultima conta, una contrazione annua del 4,1%. Il primo agosto, poi, Assoedilizia ha avvertito che da oltre un anno si registrano segnali di cedimento dei valori immobiliari; trend riconosciuto dal rapporto dell’OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare) del Ministero delle Finanze. "È assolutamente necessario - ha affermato il Presidente dell’Associazione - che di questa tendenza prendano immediatamente atto gli Uffici dell’Agenzia del territorio in sede sia di determinazione delle nuove rendite catastali, sia di accertamento dei valori rettificati anche a seguito di interventi di recupero edilizio, sia nel processo generale di revisione c.d. zonale. Mentre le rendite attualmente vigenti sono sempre quelle che si applicavano due o tre anni fa (evidentemente ritenute congrue allora) quando il mercato era in ascesa”. Non siamo ancora - avverte il Direttore di Economics & Portafolio Strategy - ad una situazione simile a quella americana di vero e proprio tracollo nel mercato immobiliare (nel 2007 il prezzo medio di vendita delle case ha subito una riduzione del 10% e se ne prevede una ulteriore del 15% per il 2008 in corso) ma è già finito l’”effetto ricchezza” che i consumatori percepivano quando, a torto od a ragione, avvertivano che la valorizzazione immobiliare delle loro abitazioni cresceva rapidamente di giorno in giorno.
Si riducono, quindi, i consumi, temendo (per di più) l’avvicinarsi di tempi ancora peggiori. I tempi annunciati dal secondo fantasma: la paura del ritorno di un’inflazione a due cifre data l’evoluzione dei prezzi al consumo della benzina, degli oli minerali e soprattutto di generi alimentari come pane, pasta ed ortofrutticoli. Si sommano probabilmente realtà con effetti psicologici, meglio studiati dalla “neuroeconomia”. Ambedue contribuiscono a rendere più difficile cambiare marcia e mettersi su una corsia veloce. Tutto ciò incide negativamente sulle riforme; di norma è bene farle in periodi di vacche grasse in modo da disporre di risorse con cui “compensare” chi, nel breve periodo, deve sostenere un costo personale (anche solamente di perdere privilegi). Ad esempio, si potrà fare il federalismo fiscale senza misure per le Regioni del Sud? Si potrà fare una riforma della giustizia senza modernizzare la macchina giudiziaria? E via discorrendo. Dunque, i primi due fantasmi della congiuntura difficile attivano il terzo: nuovi ostacoli sulla via delle riforme.
Cosa può fare il Governo? In primo luogo ciò che non può fare: gli impegni europei del patto di stabilità ci vietano misure come il “tax rebate” (ristorno fiscale) attuato dall’Amministrazione Usa (anche se gli stessi dati forniti da Washington il primo agosto avvertono che gli effetti della misura sono stati modestissimi). Allora il governo può, in primo luogo, non creare aspettative di ripresa dietro l’angolo; si ritorcerebbero contro Palazzo Chigi, Via Venti Settembre e dintorni. La congiuntura si presenta a “L”, dopo la caduta, una lunga fase piatta.
In secondo luogo, deve tenere la barra dritta della legge di bilancio: il contenimento delle spese di parte corrente (ed una politica di bilancio in armonia con gli impegni europei) sono la sola strategia possibile per avere risorse da utilizzare, con l’investimento pubblico, dal lato dell’offerta.
In terzo luogo, può accelerare le riforme che costano meno e hanno più impatto su individui, famiglie ed imprese – quali le liberalizzazioni.

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