martedì 3 giugno 2008

I SIGNORI DELL’EURO FANNO I CONTI CON IL DOLLARO, Il Tempo 3 giugno

I Ministri economici e finanziari dell’area dell’euro nel primo pomeriggio, a Francoforte nella sede della Bce, hanno celebrano i dieci anni dalla nascita dell’euro, mentre la sera, a Lussemburgo, hanno avuto la consueta cena mensile per prendere il polso allo stato dell’economia dell’unione monetaria, della finanza pubblica e via discorrendo. La manifestazione a Francoforte ha natura simbolica. La riunione a Lussemburgo non è affatto un incontro di routine con occhiatacce ai Paesi i cui conti pubblici non sono in regola e pacche sulle spalle a quelli che si comportano da bravi ragazzi. E’ l’ultima in programma prima del G8 del 7-9 luglio a Hokkaido, nel Nord del Giappone dove si dovrebbe definire un accordo sui tassi di cambio analogo, per portata, a quello raggiunto tra i 5 “grandi” all’Hotel Plaza di New York il 22 settembre 1985; allora si giunse ad una strategia coordinata per deprezzare il dollaro Usa rispetto al marco tedesco ed allo yen giapponese. E rimettere così ordine nell’economia mondiale.
E’ un argomento che tocca direttamente le tasche di tutti noi. Un apprezzamento del dollaro (rispetto all’euro) vuol dire maggiori opportunità d’esportazione per l’Europa, ed in particolare per l’Italia. Può indurre i Paesi produttori di petrolio ad una strategia differente da quella degli ultimi 12 mesi (basata sulla tesaurizzazione dell’oro nero sotto terra). Soprattutto, può curare gli squilibri dell’economia internazionale all’origine dell’instabilità finanziaria che danneggia famiglie ed imprese. Un lavoro del servizio studi del Fondo Monetario (IMF working paper n. 07/111) tratteggia un percorso (di cui l’eventuale accordo di Hokkaido sarebbe l’architrave) per giungere ad un nuovo equilibrio evitando traumi pesanti. In parallelo, un’analisi ancora a diffusione limitata dal servizio studi della Banca centrale europea (ECB Working Paper No. 884 ) traccia le prospettive di un’area monetaria atlantica (non necessariamente una moneta unica). Inoltre, un lavoro che rispecchia il pensiero della Banca centrale giapponese apparso di recente sulla “Pacific Economic Review” delinea la strada per giungere ad accordi di cambio tra le monete analoghe asiatiche analoghi a quelli che caratterizzarono lo Sme in Europa negli Anni 80 e 90.
Ancora più interessanti, sono alcune misure precise di questi ultimi giorni poco notate sulla stampa. Il 27 maggio, le banche centrali dell’Indonesia, della Corea del Sud, delle Filippine e di Formosa hanno effettuato interventi ingenti sui mercati per sostenere le loro valute (a rischio di deprezzamento a ragione della forte inflazione interna). Il 28 maggio, un documento del Tesoro Usa ha rivelato che i Paesi del Golfo Persico e l’Arabia Saudita starebbero per sganciarsi dal cambio fisso con il dollaro Usa.
C’è, quindi, molto che bolle in pentola. Non solo studi, ma azioni concrete che sembrano preludere ad un cambiamento importante. Ed in cui il nostro Paese vuole essere protagonista.

Nessun commento: