domenica 27 aprile 2008

PER RISOLVERE IL PROBLEMA SICUREZZA SERVONO GLI ECONOMISTI AL VIMINALE, Libero 26 aprile

Le misure per la sicurezza saranno il primo tema all’ordine del giorno del nuovo Governo. E’ giusto che sia così: i dati, appena pubblicati dal Viminale, sull’andamento della criminalità nel 2007 nelle 14 città che hanno patti per la sicurezza con il Ministero dell’Interno evidenziano una vera e propria escalation di furti nelle case, aumenti dei furti con strappo, incremento degli stupri e crescita della microcriminalità non soltanto nei grandi centri urbani ma anche nelle province. Il documento mostra anche che le autorità riescono a cogliere più frequentemente i delitti in flagranza, come diminuiscono, in certi casi, i tempi dei processi e soprattutto come nel secondo semestre del 2007 i reati siano in calo (rispetto ai primi sei mesi dell’anno scorso). Tuttavia, l’effettiva applicazione delle sanzioni è ancora incerta e spesso aleatorie (anche a ragione dell’interpretazione generosa dei benefici di legge), i poliziotti di quartiere (su cui si è puntato nella XIV legislatura) sono stati accantonati dal Governo Prodi che ha accantonato fermato i voli di rimpatrio di clandestini colpevoli di reato, i campi rom sono diventati (specialmente negli ultimi due anni) una caratteristica di molte città, i neocomunitari rumeni superano gli albanesi tra i colpevoli di infrazioni, piccole e grandi, della legge.
Contribuire a risolvere questi nodi è materia solamente per giuristi, magistrati ed esperti di polizia? Non credo.
La teoria economica dello Stato implica un patto economico tra il Castello ed il Borgo: il secondo paga le tasse perché il primo produca e fornisca due beni pubblici essenziali (non divisibili e non oggetto di transazione di mercato): l’ordine interno e la giustizia. Se il Castello non li fornisce, il Borgo si rivolta, lo caccia e si prende altri castellani. E’ un po’ ciò che è successo al Governo Prodi. Altrimenti, il Borgo si organizza per proprio conto. Nei quattro lustri che ho lavorato in Banca Mondiale ed alla FAO ho sempre considerato i mercati africani tra i luoghi più sicuri perché i mercati si organizzavano per tenere alta la reputazione del proprio lavoro – la reputazione è un bene immateriale di cui si ha contezza anche nelle società più primitive. Un esempio controfattuale: al mercato di Triechville nei pressi di Abidjan (uno dei maggiori dell’Africa Occidentale) dovetti chiamare la polizia perché i mercati stavano quasi per linciare un ladruncolo che aveva sfilato il portafoglio dalle tasche di un mio collega. La polizia intervenne per salvare la vita al ladruncolo. Arrestandolo.
La strumentazione economica, soprattutto, è di grande utilità nell’individuare non soltanto le determinanti della criminalità (ed i costi che comporta per la società) ma anche i metodi per contenerla. In Italia, la Società Italiana degli Economisti alla fine degli Anni 80 organizzò un Congresso scientifico su questi temi (i saggi vennero raccolti in un libro edito da Il Mulino e curato da Stefano Zamagni ora alla guida dell’Authority sul non-profit); nel 2005, un congresso scientifico internazionale venne organizzato a Torino dalla Società Italiana di Diritto ed Economia che pubblica una ricca serie di Working Papers su queste tematiche. In numerose Università italiane si tengono corsi sugli aspetti economici della criminalità e sulle strategie di prevenzione. Non sappiamo quanto i risultati di questi lavori sono utilizzati dal Ministero dell’Interno per plasmare, sotto il profilo tecnico-professionale, le proposte di strategia da presentare agli organi politici. E’, senza dubbio, un segno d’attenzione il fatto che il prossimo numero di “Amministrazione Civile”, l’elegante periodico del dicastero, pubblichi, nel prossimo numero, una rassegna su una tematica affine: come la strumentazione economica può contribuire alla lotta al terrorismo.
In Francia, Gran Bretagna e soprattutto Stati Uniti i dicasteri responsabili per la sicurezza interna hanno, da lustri, economisti, a volte in ruoli tecnici, nei loro organici. Negli Usa, in particolare, alla saggistica si accompagna una diffusa saggistica divulgativa sugli strumenti economici per combattere la criminalità, ad uso sia dei cittadini e delle imprese sia soprattutto degli enti locali (Contee, Comuni). Uno dei testi di maggior successo è il volume di David Friedman “Law & Order: What Economics Has to do with Law and Why it Matters”. 344 pagine in stile divulgativo pubblicato dalla Princeton University Press nel 2001 e aggiornato più volte in edizioni economiche in brossura e papeback . Il libro è un baedeker che dopo avere illustrato i principi di base dell’economia del diritto affronta, in termini di teoria dei giochi ed opzioni reali, quali sono le misure più efficaci, sotto il profilo dei costi alla società, per combattere la criminalità. Le Università di Chicago e della California (specialmente Stanford e Santa Clara) sono i “pensatoi” di maggior rilievo; oltre a riviste scientifiche, vengono pubblicati periodi di alta divulgazione.
Di grande rilievo la letteratura sui nessi tra sicurezza e sviluppo (di interesse specialmente per le aree meno utilizzate). Il 13 marzo scorso il settimanale “The Economist” ha pubblicato una rassegna dei saggi più significativi apparsi negli ultimi anni e delle loro implicazioni operative: ci sono anche lavori di autori italiani (come Francesco Trebbi e Massimo Mastruzzi), i quali , però, lavorano all’estero, mentre Dio solo sa, quale contributo potrebbero apportare al Viminale.
Se il Ministro-che-verrà vuole incidere sul fenomeno, si cerchi una pattuglia di economisti per dargli una mano.

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