sabato 19 aprile 2008

ADDIO “GRANDI INTESE”, PER FORTUNA, Il Domenicale 19 aprile

L’esito delle elezioni è chiarissimo: gli italiani hanno scelto con forte determinazione e responsabilità. Hanno respinto ogni ipotesi di “grande coalizione” o di “grandi intese”, pur profilata non solamente da chi è oggi all’opposizione (nell’aspettativa di un eventuale “pareggio”) ed anche da molti commentatori televisivi stranieri alla lettura dei primi risultati degli exit polls. Un autorevole columnist americano ha ricordato che il 13 aprile si era formata una “grande coalizione” in Kenya quasi auspicando un esito analogo in Italia: a Nairobi. Però, vi si è giunti dopo elezioni contestate, città a ferro e fuoco, tentativi di mediazione dall’Unione Africana e dalle Nazioni Unite – insomma quando il Paese era sull’orlo di una vera e propria guerra civile. Situazione ben lungi da quella nostrana.
Un godibile saggio di Maurizio Stefanini in 190 pagine ci racconta, ad appena 14 euro, tutto-quello-che-si-deve-sapere su tali forme di governo formate in tutti gli angoli e gli anfratti dei cinque continenti negli ultimi 150 anni (ma non mancano cenni all’antichità). Il lavoro mette in luce come le “grandi coalizioni” sono, tranne poche eccezioni, il risultato di condizioni di effettiva emergenza; una volta superata o vengono sciolte o si trasformano in meri accocchi di potere. Stefanini distingue tra “costituzioni consociative” (ossia che postulano l’inciucio sin dalla Carta fondamentale), “governi di guerra” (in cui ci si deve mettere insieme per forza contro il nemico comune), “governi di liberazioni” e “governi costituenti” e “coabitazioni per necessità” (tipiche in sistemi politici presidenziali o semi-presidenziali ma rare in quelli parlamentari). Non è una vera e propria tassonomia sul tipo di quelle paludate dei manuali di Giovanni Sartori. E’ una distinzione, tuttavia, c eloquente e che indica come, tranne rarissime eccezioni, qualche forma d’emergenza comporta, con la “grande coalizione”, la sospensione di quella contrapposizione tra posizioni differenti che è il sale della democrazia. Una di queste eccezioni è la Krosse Koalition ora nella Repubblica Federale: la sua ragione d’essere è rimuovere nodi strutturali ed istituzionali accumulatisi nei decenni. Ancora non è chiaro quali saranno gli esiti.
Il saggio di Stefanini non riguarda gli esiti economici delle “grandi coalizioni”. Anni fa, Alberto Alesina dell’Università di Harvard ne tracciò una rassegna: utili per superare emergenze economiche di brevissimo periodo, le loro implicazioni sull’economia e sulla finanza pubblica nel medio e lungo periodo sono di rado positive. In Italia abbiamo avuto, per necessità, una “grande coalizione” nell’immediato dopoguerra- quando si scriveva la Costituzione e si cercava di mettere il Paese di nuovo in marcia. Ha funzionato perché al momento giusto Alcide De Gaspari ha mostrato la porta ai comunisti. Un’altra esperienza (più prossima però ad una “grande intesa” che ad una “coalizione”) è stata l’ “unità nazionale” alla fine degli Anni 70: ha lasciato in eredità ai nostri figli un sistema sanitario a programmazione “a cascata” (già allora vetusto nel resto del mondo) ed un sistema previdenziale che li indebiterà per decenni. Adesso una “grande coalizione” sarebbe stata la ricetta per la paralisi il Paese. Mentre il resto del mondo corre. In breve, se le conosci, eviti sia le “grandi coalizioni” e sia le “grandi intese”. Chi ha avuto il suffragio degli elettori deve assumersi da solo la responsabilità di governare e di rimettere il Paese al passo.
Ciò non vuol dire non cercare intese specifiche e limitate con un’opposizione che si comporti in modo responsabile su alcuni temi (politica per la famiglia, riduzione della pressioni fiscale, nuovo sistema elettorale, federalismo e auspicabilmente riforma della Costituzione).

Maurizio Stefanini Grandi Coalizioni – Quando Funzionano, Quando No Prefazione di Giulio Andreotti Introduzione di Lodovico Festa Boroli Editore 2008 190 € 14

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