lunedì 18 febbraio 2008

NEI 12 PUNTI DELLA VELTRONIECONOMICS NON C’E’ POSTO PER ALITALIA

Una lettura attenta dei 12 punti del programma del Partito Democratico (PD) alla Fiera di Roma mostra che la Veltronieconomcs si ispira più a Erica Jong che a Barak Obama. Ha, infatti, paura di volare. Le stesse stampelle femministe previste nel programma (quali quelle del punto 5 sul lavoro delle donne) si riallacciano al femminismo Usa degli Anni 70 ed 80, per l’appunto quello di Erica Jong non alle neo-feminist economics della seconda metà degli Anni 90 e dell’inizio del XXI; ove lo avesse fatto avrebbe contemplato l’equiparazione dell’età previdenziale per le donne (ove non la possibilità di estendere la vita attiva, dato che lo donne vivono mediamente 8 anni più degli uomini, compensandola con congedi più lunghi in età in cui crescono i figli).
Altro punto in cui, anche letteralmente, traspare la paura di volare della Veltronieconomics è l’ambiguità in materia di privatizzazioni e di liberalizzazioni. Nessuno dei 12 punti è dedicato specificatamente al tema anche se molti hanno un’aria di ciò che in inglese viene chiamato “liberalish” – ossia “liberal”, non liberale, ma non troppo. Ove si privatizzasse tutto il privatizzabile (lo si ascolti bene presso il Partito della Libertà – PdL) , lo stock di debito pubblico scenderebbe, secondo i miei calcoli, dal 105% all’80-85% del pil , contribuendo alla riduzione della spesa per il servizio del debito, ammortamento ed interessi, ma non necessariamente alla spesa primaria per il funzionamento della macchina pubblica, alle spese sociale e via discorrendo (punto 3 della Veltronieconomics). Per essere efficaci – è noto – le privatizzazioni devono fare parte di un programma di liberalizzazioni (di cui non c’è traccia nella Veltroeconomics). Oggidì, poi, la madre di tutte le privatizzazioni è quella dell’Alitalia. In merito alla quale non c’è neanche un vago accenno. Nonostante che si entri in dettagli sulle nuove università (punto 8), sulla banda larga (punto 12), sulle case in affitto (punto 6) e simili.
Perché? Nel loft e dintorni non si sa che pesci pigliare. Da un lato, si vuole corteggiare il voto del Nord (che naturalmente chiede salvaguardie per Malpensa). Da un altro, non si vuole smentire l’operato del Governo Prodi e meno che meno, nell’eventualità di una vittoria elettorale, trovarsi a gestire il probabile fallimento di Alitalia. Da un altro ancora vige la proprietà transitiva (di cui WV, ossia Walter Veltroni, era maestro, al Tasso, negli anni delle scuole secondarie inferiori): gli amici dei miei avversari sono miei avversari – è noto che il “patron” di Air One Carlo Totò sia amico di Romano Prodi e che, nonostante gli abbracci di facciata, WV consideri il professore bolognese un pesante fardello. Quindi, meglio seguire la massima di Maurice Chevalier in un capolavoro di René Clair (WV si intende di storia del cinema): Le Silence est d’Or . il silenzio è d’oro.
Tuttavia, mentre gli altri punti del programma possono restare nel vago – e tentare di raccogliere consensi a destra ed a manca, proprio grazie alla paura di volare alto- su Alitalia WV dovrà abbastanza presto dire la sua – finendo per scontentare qualcuno. Infatti, non soltanto il 14 marzo si chiude la trattativa tra la compagnia di bandiera italiana e AirFrance-Klm, ma soprattutto l’ultimo CdA che alla Magliana la cassa è davvero striminzita. Se non si trova un acquirente che ricapitalizzi, arriva il liquidatore mettendo a repentaglio almeno 20.000 posti di lavoro a Roma e dintorni – un regalo avvelenato al candidato della sinistra a Sindaco della Capitale nonché argomento che potrebbe fare ribaltare i risultati delle elezioni senatoriali in Lazio.

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