domenica 3 febbraio 2008

A GIUGNO L’ITALIA DOVRA’ RISCRIVERE LA FINANZIARIA

L’eventuale, ma improbabile, accordo su una legge elettorale che consenta di governare effettivamente il Paese è indubbiamente importante. Tuttavia, come già sottolineato su Il Tempo , l’argomento non è il più pressante per tutti quegli italiani che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese (oltre il 7% delle famiglie dei lavoratori è sotto la fascia della povertà, secondo Bankitalia).
Dato che, dopo l’esperienza prodiana (280 priorità!! Ossia nessuna: Leporello diceva a Don Giovanni che avere 300 donne era come non averne neanche una), chiunque andrà Palazzo Chigi dovrà concentrarsi su temi economici essenziali (e sul riordinamento dell’ordinamento giudiziario in quanto la politicizzazione dell’azione giudiziaria e la durata dei processi ostacolano il funzionamento dell’economia):
a) Conti pubblici. Non ascoltiamo le sirene su nuovi “tesoretti” (ultima coda dei provvedimenti della XIV legislatura e della crescita mondiale del 2005-7). I numeri sono chiari: con un aumento del pil dello 0,8% - stime Fmi - rispetto all’1,5% sulla cui base è stata fatta la finanziaria, nel giugno 2008 (all’”assestamento di bilancio”) si dovrà fare un aggiustamento (per il resto dell’anno) di 10-12 miliardi- quindi, una nuova finanziaria. Soltanto un Governo con un forte mandato popolare può formularlo e pilotarlo in Parlamento.
b) Imprese- I Paesi neo-comunitari stanno attuando politiche fiscale aggressive basate su bassa imposizione e “flat tax” (aliquota unica). Se non ci mettiamo al passo, affondiamo oppure saremo costretti a produrre (e creare occupazione) all’estero per vendere in Italia. Per evitare di fare annegare il sistema produttivo, occorre abrogare la contro-riforma della previdenza varata in dicembre e la sprecopoli messa in atto negli ultimi 20 mesi.
c) Redditi e consumi delle famiglie. Purtroppo chi, come chi scrive, aveva lanciato preoccupazioni sul deterioramento dei tenori di vita delle fasce medio-basse a ragione del modo in cui si andava verso l’euro, ha visto confermati i propri timori. Non si può tornare indietro. L’unica strada percorribile è la riduzione della spesa pubblica di parte corrente per mettere alleggerimenti tributari e contributivi. Ciò implica sacrifici per i dipendenti pubblici (in attesa di aumenti salariali): una tregua salariale può avere come contropartita un maggior ruolo nella definizione delle strategie, più ampia responsabilizzazione e abolizione dello spoil system.
d) La svolta demografica. L’invecchiamento è la principale determinante di una stagnazione della produttività che minaccia di diventare contrazione. Aumentano le coppie senza figli o con un solo figlio, diminuiscono quelle con più di un figlio. Le misure per i redditi ed i consumi della famiglia in c) possono dare un contributo. Senza programmi espliciti per incoraggiare la natalità, non si potrà arrestare il declino dell’Italia.

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