sabato 26 gennaio 2008

BOITO SI RITROVA SCAPIGLIATO

Il “Teatro Massimo” di Palermo ha inaugurato la stagione con una rara e indubbiamente controversa (e dissacrante) messa in scena di “Mefistofele” di Arrigo Boito. Tra le opere ispirate dal “Faust” di Goethe è l’unica che si pone l’obiettivo di mettere in musica sia la prima sia la seconda parte degli oltre 12000 versi per dare corpo non tanto alla vicenda d’amore (tra Faust, ringiovanito grazie al patto con il diavolo Mefistofele, e l’innocente Margherita) ma alla ricerca del significato della vita, grazie al lavoro per il resto dell’umanità ed alla Fede: in circa quattro ore si spazia da un prologo in Cielo, alla Germania del Medio-Evo, all’orgia dei diavoli all’Infermo, alla Grecia classica per approdare alla catarsi finale. Si tratta di un lavoro debordante dove tutto è eccessivo (anche la strumentazione e la vocalità). L’allestimento di “Mefistofele” comporta difficoltà oggettive, a ragione dei frequenti cambiamenti di ambiente nello spazio e nel tempo, della esigenza di un doppio coro, di un corpo di ballo, di mimi, nonché di una scrittura impervia di una vasta orchestra.
Giancarlo Del Monaco trasferisce la vicenda in un’ipotetica Germania Anni 30 nella prima parte e in una Las Vegas inizio XXI secolo nella seconda, Il Cielo (prologo ed epilogo è un enorme imbuto). Nell’Inferno si svolgono invece orge con puntine sado-maso che rievocano la Berlino di 80 anni fà. Nella Las Vegas il bel Faust sconvolge, con la sua avvenenza maschile, un sereno mondo di rapporti saffici. Questa interpretazione da gran Luna Park è paradossalmente molto più vicina allo spirito di Arrigo Boito (protagonista della “scapigliatura” milanese) di quanto non siano quelle basate su ricostruzioni in cartapesta di Paradiso, Inferno, Medio-Evo e Grecia classica.
Stefano Ranzani offre una lettura scultorea e monumentale della complessa partitura, sveltendo, però, al tempo stesso, i tempi ed accentuandone gli aspetti ritmici e timbrici. Grande attesa per il debutto dei due protagonisti maschili in ruoli particolarmente difficili. A 60 anni, Ferruccio Furlanetto è un Mefistofele in frac , al tempo stesso imbonitore (come quello della commedia musicale “Cabaret”) e persuasore (non tanto occulto) del fascino del peccato; ad una efficace interpretazione scenica, aggiunge un fraseggio perfetto e una notevole agilità vocale. Giuseppe Filianoti (Faust) torna ai palcoscenici dopo una lunga malattia: ancora molto giovane,e con la forma fisica perfetta alla parte di seduttore, gli è si brunito il timbro ed ha perso un po’ di volume vocale, ma è un bari-tenore efficace ed attore nato. Dimitra Theodossiuo affronta il ruolo di Margherita nella prima parte e quello di Elena nella seconda. Vocalmente intesa nel ruolo della fanciulla che perde l’innocenza, le manca però le “physique du rôle”. Più convincente il quello peccaminoso della seconda parte.

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