domenica 4 novembre 2007

QUELLA TRAVIATA E’ HARD CORE

Tre sono gli elementi significativi del nuovo allestimento di “Traviata” di Giuseppe Verdi in scena, con grande successo di pubblico, sino all 11 dicembre al Teatro Reale di Stoccolma (e di cui gia si programmano numerose repliche la prossima stagione) : la regia di Kasper Bech Holten, la direzione musicale di Pier Giorgio Morandi e l` interpretazione di Jonas Degerfeldt nel ruolo di Alfredo Germont. Mentre Morandi e`conosciuto in Italia, Bech Holten e Degerfeldt nopn hanno mai lavotrato nei nostri teatri lirici.
Bech Holten e ` un enfant produge scandinavo che a meno di 34 anni ha collezionato oltre 40 regie liriche e drammatiche che hanno avuto una notevole eco in Europa del Nord, in Gran Bretagna e negli Usa. La sua “Traviata” si svolge in una grande citta ´ europea o americana ai giorni nostri: sin dalla ouverture proiezioni elettroniche mostrano grattacieli. L´ambiente dove si svolge la festa del primo atto e ´un “gentlemen´s club” di lusso dove si fornica e si sniffa. Violetta si prostituisce (la sua amica Flora e´la tenutaria), Alfredo e´il cliente di campagna che si innamora di lei. Nella seconda scena, non siamo in campagna ma in un albego (stanza 709) ipertecnologico in cui troneggia un immenso letto disfatto. La terza scena e´ una vera e propria orgia con simulazioni esplicite di una vasta gamma di posizioni erotiche. Violetta non muore nella propria casa ma per strada (tra gioielleria ed un negozio di pelletteria di lusso) dove si e´ormai ridotta; Alfredo, alla sua morte per overdose (oltre che per tisi) si allontana scappando per non essere trovato sul luogo. A confronto dell ´ edizione presentata a Parma poche settimane fa´ (chiamata “porno-traviata” nel titolo della recensione di un quotdiano di Milano) e´ una Traviata hard-core. Efficacissima, pero´, sia nel rendere lo spirito dissacrante con cui Verdi, nel 1853, concepi´l´opera sia nell´attirare pubblico giovane al Teatro Reale di Stoccolma (ed a far si ´che altri teatri, pure Usa, pensino di importarla dalla Svezia nel 2008).
In linea con tale regia, Pier Giorgio Morandi da ´un colore cupo all´orchestra, sin dalle prime battute, sottolineando inoltre quelle anticipazioni del Novecento che si avvertono in certi momenti della partitura.
Jonas Degerfeldt ha un timbro chiaro, una dizione italiana perfettta, un legato languido ed una forte capacita ´ interpretativa: nella seconda scena (primo quadro del secondo atto nelle versioni tradizionali) riesce a cantare la “cabelatta” mentre si veste. In linea con la regia, e´ un Alfredo differente dalle letture piu ´frequenti: si innamora della “donna di vita” con il trasporto del provinciale che dal bordello vorrebbe andare all ´altare, ma gli resta un fondo cinico, che evidenzia nel finale.
Accanto a lui, Maria Fontosh , pur applauditissima dal pubblico svedese, e´ una Violetta che deve ancora maturare. E´ attraente – quanto lo e´ Jonas Degerfeldt, ma giovane e minuta sembra piu´una Baby Doll che una prostituta di lussa con anni di esperienza. E´un soprano lirico costretto a spingere eccessivamente per salire a tonalita´ alte e in serie difficolta´ con quelle gravi. Inoltre, il suo vibrato ha fin troppi trilli.
Giorgio Germont e´ Anders Larsson troppo giovane per essere padre di Alfredo; comunque un buon baritono pur se monocorde nel registro di centro. Buono il vasto numero di caratteristi, specialmente Il Gaston di Urlik Quale, a cui la regia chiede di mimare le pose più ardite .

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