giovedì 15 novembre 2007

LA BOHÈME

Nell’ultimo capitolo delle “Scene di una vita da bohème” di Henry Murger, (il romanzo a cui si sono ispirati sia Leoncavallo sia Puccini) , è passato un anno dalla morte di Mimì. Tanto il poeta Rodolfo quanto il pittore Marcello (nonché il musicista Colline ed il filosofo Schaunard) hanno fatto fortuna nelle loro rispettive professioni. Si sono pure imborghesiti. Marcello ha appena passato una notte con Musette – “una triste notte….non era più lo stesso…niente affatto!”. “La gioventù – conclude, con una punta d’amarezza, il pittore – ha una stagione sola”. Nella produzione pucciniana, “Bohème” è un’opera unica, dal colore inconfondibile. Eclettica, tale da fondere mirabilmente il melodramma, il romanticismo tedesco, l’opéra lyrique francese e la romanza-canzone da salotto, è il più fulgido esempio italiano di “literaturoper”. Anche per questo motivo, è memore di Bizet, di Massenet e di Gounod più che della tradizione italiana.

L’Orchestra Sinfonica Romana (Osr), ormai al quinto anno di vita ed impostati internazionalmente anche grazie a tournée in Italia ed all’estero che la hanno portata ad esibirsi anche alla Filarmonica di Berlino, la ha proposta come rappresentazione inaugurale (4 repliche) della sua stagione 2007-2008. Una caratteristiche della Osf, una formazione promossa dalla Cassa di Risparmio di Roma, è di offrire musica a prezzi altamente competitivi: i biglietti interi costano appena €16- quelli ridotti (per studenti ed anziani) € 9. L’abbonamento all’intera stagione (due opere e 27 concerti) è di € 240 a prezzo pieno, € 120 per gli anziani, € 60 per gli studenti. I 1900 posti dell’auditorium di Via della Conciliazione, quindi, sono quasi sempre esauriti. Il programma alterna il grande repertorio romantico dell’Ottocento con assaggi del Novecento Storico (il direttore musicale La Vecchia è impegnato in una registrazione di opere italiane del Novecento Storico sparite dai cartelloni).

In un auditorium concepito per la udienze papali del Giubileo del 1950 e successivamente casa, per decenni, dell’Accademia di Santa Cecilia, non si dispone delle possibilità di un impianto scenico e di una regia analoga a quella (ormai celeberrima) di Franco Zeffirelli che dal 1963 è stata vista in tutti i maggiori teatri del mondo. Si sono abolite le prime file di poltrone per creare un golfo mistifico e si è costruito un palcoscenico embrionale in quella che di solito è la gradinata orchestrale. Le scene sono di tela dipinta, l’attrezzeria è ridotta al minimo. Condizioni, però, non molto differenti da quelle che caratterizzavano il Teatro Regio di Torino il primo febbraio 1896 quando l’opera debuttò, con un successo trionfale rapidamente estesosi in tutti i continenti.

La regia della giovanissima Cecilia La Vecchia e le scene di Salvatore Listo sono ispirati, rispettivamente, la prima al 45enne allestimento di Zeffirelli (che coglierne la magia dell’eclettismo e ne traduce il colore musicale in recitazione) e le seconde ai bozzetti di quelle originali di Alfred Hohenststein. La regia mostra una mano esperta nel guidare la recitazione e nel curare i dettaglio Naturalmente occorre fare di necessità virtù, limitando il ruolo delle masse sceniche – ma il coro guidato da Stefano Cucci è di grande pregio tanto nel secondo quadro quanto nella prima parte del terzo. Inoltre, nelle scene prevalgono tinte scure (quasi a presagire il triste finale sin dall’inizio).

Andando alla parte più squisitamente musicale, lo spettacolo è via via migliorato man mano che si passava da un quadro all’altro. Nel primo quadro, forse a ragione di un certo andirivieni in sala a causa di spettatori tardivi, l’orchestra, guidata da Francesco La Vecchia, ha reso meno delle aspettative e gli impasti tra golfo mistico e palcoscenico (improvvisato) hanno lasciato a desiderare (soprattutto rispetto ad altre esecuzioni dell’Osr). La situazione è migliorata nei quadri successivi ed il risultato successivo è stato più che buono soprattutto se si tiene conto che si era in un auditorium di 1900 posti adattato alla sinfonica ma non certo concepito per la lirica. L’orchestra – occorre sottolinearlo – non copre mai le voci.

Per quanto riguarda le voci, si è fatta la scelta di affiancare due cantanti molto affermati (Daniela Dessì e Fabio Armiliato) con interpreti giovani, all’inizio della carriera. Daniela Dessì è una Mimì di grandi capacità. Diamo un esempio: l’elegante facilità con cui in Mi chiamano Mimì passa dal rondò iniziale al disegno ternario più ampio della sezione centrale al recitativo sommesso di quella finale. Significativo anche come in Donde lieta uscì sa interessere l’arioso di reminiscenze tematiche del suo ruolo nel resto dell’opera. Il Rodolfo di Fabio Armiliato è, in parte, una scoperta in quanto ci siamo abituati ad ascoltarlo in ruoli spinti. Costruisce un Rodolfo dolce, quasi fragile sin dall’aria in tre paragrafi in cui si presenta (a Mimì ed agli spettatori), con l’inizio caratterizzato da tenera delicatezza, con il climax a piena voce nella parte centrale e la fase conclusiva che diventa, d’ora in avanti, il motivo d’amore dell’opera. Ambedue hanno ricevuto applausi a scena aperta e ripetute chiamate alla fine.

Tra gli altri, spiccano la Musetta di Anita Selvaggio, un soprano leggero delizioso nel piccolo valzer del secondo quadro e nella preghiera finale, e Alexandre Vassiliev la cui Vecchia Zimarra ha la richiesta lugubre tonalità minore. Un po’ rigido il Marcello di Carlo Morini. Adeguati gli altri.

Grande successo di un pubblico fidelizzato all’Osf.



LA BOHÈME.
Opera in quattro quadri di Luigi Illica e Giuseppe Giocosa
Da “Scènes de la Vie de Bohème” di Henri Murges

Mini…………………………………….Daniela Dessì
Rodolfo…………………………………Fabio Armiliato
Musetta…………………………………Anita Selvaggio
Marcello………………………………...Carlo Morini
Schaunard……………………………….Davide Malvestito
Colline……………………………………Alexandre Vassiliev
Benoit/Alcindoro………………………...Alessandro Calamia
Parpignol…………………………………Pierluigi Paulucci


Regia ……. Cecilia La Vecchia
Scene…………………………………….Salvatore Liistro

Orchestra sinfonica di Roma
Nuovo coro lirico-sinfonico romano diretto da Stefano Cucci
Direzione musicale. Francesco La Vecchia

Roma., 11 novembre 2007-11-13
Auditorium di Via della Conciliazione

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