domenica 25 novembre 2007

D’ALEMA SFIDA LA FINANZA DEL MEDITERRANEO

Nelle loro colazioni al Circolo del Ministero Affari Esteri (Mae), molti diplomatici lamentano lo scarso peso, vero o presunto, dell’Italia sulla scena internazionale. Il loro Ministro Massimo D’Alema, consapevole che una politica mondialistica sarebbe futile per una potenza di medie dimensioni, sta concentrando la propria attenzione sul Vicino Oriente. Nella convinzione che nell’area l’Italia abbia la capacità di incidere ma anche per impedire che la regione diventi preda della Francia (il cui Presidente Nicolas Sarkozy è attivissimo). Tra i lavori che lo ha convinto a tale scelta, uno snello quaderno dell’Istituto Affari Internazionali “Il Golfo e l’Ue: rapporti economici e sicurezza”.
Sono i rapporti economici – la “triste scienza” non è mai stata il suo forte- quelli che sta approfondendo- in sana emulazione con Emma Bonino. In primo luogo, si chiede se la liberalizzazione delle Borse ha davvero sprigionato la crescita economica e finanziaria nella regione . Forniscono una risposta Samy Ben Naceur dell’Ihec di Cartagine, Samir Ghazouani dell’Università di Tunisi e Mohamed Omran dell’Istituto di Politica Economica del Fondo monetario arabo in un saggio disponibile su Internet: utilizzando dati sui mercati finanziari di 11 Paesi per il periodo 1979-2005 conclude che, nel breve periodo, gli effetti sulla crescita sono trascurabili (ed in certi casi pure negativi) ma nel lungo periodo promettenti. L’elemento essenziale è che le riforme del mercato interno devono precedere l’apertura delle Borse al resto del mondo. In un altro lavoro, i tre economisti esaminano i nessi tra politica monetaria e le Borse in 8 degli 11 Paesi (la determinante è la disponibilità di dati). Mentre in Bahrain, Oman, Giordania ed Arabia Saudita la politica monetaria (accomodante) pare avere avuto un impatto significativo sulle valorizzazioni dell’azionario, gli effetti sembrano nulli in Tunisia, Marocco ed Egitto. Variegata l’esperienza della Turchia. Il lavoro traccia anche conclusioni provvisorie.
Una spiegazione è offerta in uno studio dell’Università di Lipsia (il Working Paper n. 65, disponibile anche in inglese): molte banche centrali della regione sono debitrici e, quindi, aumentano la liquidità principalmente tramite operazioni sull’estero (ed in valuta estera) per impedire che esse incidano sull’andamento dei prezzi interni e sulla stabilità finanziaria del mercato domestico.
:
______________________________

Nessun commento: