mercoledì 7 novembre 2007

COOPERARE E COMPETERE:NIENTE SOLDI A CHI PERDE

Circa la metà del pil transita attraverso la Pubblica Amministrazione (Pa)- il Grande Intermediario dell’Italia. Un recente rapporto dell’Eurispes sottolinea che senza ulteriori rapidi progressi nell’efficienza e nell’efficacia della Pa la crescita dell’Italia resterà rasoterra e si rischia addirittura “una deriva feudale”. Sulla stessa amara linea, le conclusioni dell’appuntamento internazionale annuale organizzato dall’Isae (Istituto di studi ed analisi economica, Isae) il 18 ottobre. Roma, a torto od a ragione, considerata come il cuore della Pa, ha il compito prioritario di trovare la soluzione delle soluzioni del sistema Italia.
Alcune idee interessanti sono filtrate nelle discussioni sulla finanziaria. Si basano sul binomio “cooperare e competere”, per decennial centro delle riflessioni dell’economista americano Oliver E. Williamson. Una riguarda la scuola. Un articolo del ddl – l’art. 50-– fa proprie le pp. 140-141 del “Quaderno Bianco” presentato alcune settimane fa da Prodi (ma successivamente, pare, dimenticato). Si lancia la sperimentazione di un modello organizzativo volto a innalzare la qualità e ad accrescere efficienza ed efficacia tramite progetti (definiti da tutti i soggetti interessati) per riqualificare le infrastrutture, la formazione delle classi , la qualificazione professionale dei docenti. Il punto più innovativo, della sperimentazione è la messa in atto di un sistema di incentivi per fare cooperare i soggetti interessati e mettere in competizione istituti e bacini scolastici: nelle aree in cui l’intervento avrà successo potrà realizzarsi un reinvestimento dei risparmi realizzati a favore dei servizi che si è scelto di potenziare (tempo pieno, accoglienza degli alunni stranieri, innalzamento dei livelli di apprendimento). Quindi, si inseriscono meccanismi per il miglioramento del coordinamento e della qualità, con riflessi positivi sulla mobilità sociale.
Una proposta analoga è stata lanciata per le fondazioni lirico sinfoniche. Viene da un ente in grandi difficoltà finanziarie – il Teatro Massimo di Palermo – sino al 2004; che grazie ad un severo piano di riassetto, ha chiuso il bilancio 2006 con un utile di 4,2 milioni di euro: impiegare per il riparto del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) un metodo analogo a quello utilizzato, con esiti lusinghieri, per i Fondi strutturali europei: incentivare le fondazioni virtuose (con bilanci consuntivi in attivo) con una “premialità”, ossia uno stanziamento addizionale che permetta loro di migliorare ulteriormente la qualità dell’offerta nella stagione successiva e disincentivare i bilanci in perdita, con una riduzione dello stanziamento. Di tale proposta, non c’è, purtroppo, nessuna traccia nella bozza di decreto che modifica i criteri per la ripartizione del Fus. Speriamo che il meccanismo cooperazione-competizione venga introdotto anche in questo settore.

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